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RESTANO TRE SOMARI E TRE BRIGANTI: LA LISTA DEI 20 SALVA GOVERNO NON ESISTE PIU’, TUTTI SI DISSOCIANO

Settembre 14th, 2010 admin

IL “GRUPPO DI RESPONSABILITA’” DI APPOGGIO AL GOVERNO, ANNUNCIATO IERI DA NUCARA, FINISCE NEL RIDICOLO IN 24 ORE: I 5 UDC SI SMARCANO, L’MPA PURE, L’SVP SMENTISCE, PERSINO I DINIANI NON HANNO ANCORA DECISO….ALTRO CHE TEATRINO DELLA POLITICA , SIAMO ALLA FARSA

“I numeri ci sono” aveva assicurato Francesco Nucara ieri sera tra fuochi artificiali e suono di vuvuzelas.
Il leader Pri aveva garantito l’appoggio al governo Berlusconi, annunciando la costituzione di un “gruppo di responsabilità nazionale”: venti deputati senza macchie e senza paura, in grado di far ottenere la maggioranza dei voti in Parlamento anche senza l’appoggio dei finiani, garantendo dunque al premier la possibilità di andare avanti.
Nessun nome ufficiale, però: sui presunti appartenenti a questa “lista salva-governo” sono circolate parecchie indiscrezioni.
E il giorno dopo, alcuni parlamentari ci tengono a chiarire la propria posizione. «Con me nessuno dei parlamentari dell’Udc che esprimono dissenso dalla linea politica tenuta a Chianciano da Casini - afferma il segretario regionale dell’Udc Sicilia, Saverio Romano - ha mai pensato di aderire al Gruppo Nucara. Ogni attribuzione di intenzioni, di esodo dall’Udc è puramente arbitraria oltre che maliziosa: essendo impegnati in un confronto interno, attendiamo di verificare se è garantito lo spazio di discussione».
“L’Mpa non farà parte di nessun ‘gruppo di responsabilità nazionale’ alla Camera - dichiara poi Aurelio Misiti, deputato del Movimento per le autonomie - e voterà la fiducia ai 5 punti programmatici del Pdl solo a patto che ci sia un cambio di rotta sul Sud e la sicurezza”.
“Vedo che oggi sulla stampa ci confondono con chi è pronto ad appoggiare il governo a prescindere - aggiunge. - Non è così, noi sosterremo la maggioranza solo se saranno adottati provvedimenti concreti per rilanciare il Meridione e assicurare la sicurezza nel Sud. In ogni caso, non siamo disposti a fare nessun gruppo, stiamo bene dove siamo».
Anche Siegfried Brugger si tira fuori: «Tagliamo subito la testa al toro: alla Camera come al Senato la Svp non cambia linea, resta fuori dai blocchi e non entrerà in maggioranza» dice il presidente dei deputati Svp, anche a nome della collega senatrice Helga Thaler:
“Continueremo a votare i provvedimenti che riterremo condivisibili e a non votare quelli che non riterremo condivisibili. Ogni altra speculazione - conclude - è fuori luogo”.
Poco più tardi, arriva Daniela Melchiorre a smentire quello che definisce “l’arruolamento” dei tre Lib-Dem (gli altri sono il coordinatore del partito Italo Tanoni e il deputato pregiudicato Maurizio Grassano) nel nuovo gruppo del centrodestra.
“Noi siamo un piccolo partito - sostiene la presidente dei Liberal-democratici - ma abbiamo una nostra struttura e siamo abituati a prendere le decisioni in modo collegiale. Questo non è avvenuto e non abbiamo nemmeno riunito la direzione. Lo faremo nei prossimi giorni per esaminare la situazione. Allo stato attuale posso assicurare che nessun esponente della maggioranza ci ha contattati e che le voci su un nostro ‘arruolamento’ sono destituite di ogni fondamento”.
A questo punto mostra la corda quella che avrebbe dovuto essere una sorta di lista “salva governo” alla Camera per mettere al riparo il premier dopo i contrasti con i finiani e la formazione del gruppo Futuro e Libertà.
Resterebbero i sette che già votavano per il governo da tempo, ovvero i cinque di Noi Sud capitatanati da Scotti, Nucara e Pionati.
E resta l’ennesima figura da somari di una coalizione che sembra più impegnata a sparare palle mediatiche che a governare come gli ha chiesto gli italiani.

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PESCHERECCIO MITRAGLIATO DAI LIBICI: LE BUGIE DI FRATTINI E MARONI HANNO LE GAMBE CORTE

Settembre 14th, 2010 admin

PER FRATTINI, I LIBICI HANNO SPARATO IN ARIA: PECCATO CHE 50 FORI DEI PROIETTILI DIMOSTRINO CHE HANNO SPARATO AD ALTEZZA D’UOMO…PER MARONI “ERANO STATI PRESI PER CLANDESTINI”: SMENTITO SUBITO DAL COMANDANTE…PERCHE’ GLI ITALIANI A BORDO DELLA NAVE LIBICA NON HANNO REAGITO

La vicenda del peschereccio di Mazara del Vallo che, mentre navigava in acque internazionali senza esercitare neanche la pesca, è stato mitragliato dalla motovedetta libica che il nostro Paese aveve pure regalato alla Libia e con a bordo un ufficiale della Guardia di Finanza, sta assumento aspetti grotteschi.
A bordo dell’unità libica era infatti presente un ufficiale italiano in funzione di osservatore, untitamente a personale tecnico italiano che assiste i libici nel pilotaggio.
Il comando è sempre affidato a un ufficiale libico.
Gli italiani presenti a bordo non hanno potuto reagire né proteggere i nostri connazionali imbarcati sul peschereccio Ariete perchè sono stati costretti dai libici a scendere sottocoperta.
L’ufficiale da lì si è messo in contatto con  con il Comando generale, chiedendo istruzioni.
Gli è stato semplicemnete risposto di non partecipare all’azione, non di opporsi a mitragliare i nostri connazionali.
Nella serata di ieri, il ministro Frattini ha fatto il primo scivolone, sostenendo che i libici avrebbero sparato in aria a scopo intimidatorio: grave che un ministro dichiari il falso, visto che esistono le prove fotografiche che i libici hanno sparato ad altezza d’uomo svariate raffiche di mitra.
O forse Frattini deve mentire per non suscitare lamentele da parte dei potenziali assassini del governo di Gheddafi?
Stamane arriva Maroni e spara la sua: gli italiani erano stati presi per clandestini, per quello i libici hanno sparato.
Doppia gaffe: da un lato si giustificherebbe che, qualora fosse stato un barcone di profughi, sarebbe stato legittimo sparare agli uomini a bordo.
Dall’altro viene subito smentito dal comandante dell’Ariete.
“Ma quale incidente, Maroni dica quello che vuole. Ma non possono averci scambiato con una barca di clandestini o con altro. Io ho parlato con il comandante della nave libica in Vhs e gli  ho detto con chiarezza che eravamo italiani e che stavamo lavorando”.
Gaspare Marrone, comandante del motopesca “Ariete” crivellato dai colpi della mitragliatrice del guardiacoste italo-libico, non ci sta alla teoria dell’incidente che il ministro Maroni ha sostenuto a Canale 5.
“Ora è chiaro, su quella nave c’erano nostri militari della Guardia di finanza - commenta Marrone - quando io ho mi sono rivolto a quell’uomo che parlava perfettamente la nostra lingua, gli ho chiesto se fossero italiani. Mi ha detto che era un guardiacoste libico, se mi avesse detto che era italiano avrei subito fermato le macchine”.
Anziché chiarire quanto successo, ora le dichiarazioni del titolare del Viminale sembrano complicare l’intera faccenda: perché, se la motovedetta libica era perfettamente a conoscenza - come sostiene Marone - di trovarsi di fronte a pescatori italiani, ha aperto il fuoco?
E perché i sei militari italiani non lo hanno impedito ai loro “colleghi” libici che fanno parte dell’equipaggio misto?
Quelle motovedette, in base al Trattato dell’Amicizia, devono contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, non impedire ai pescatori italiani la pesca nelle acque internazionali del golfo della Sirte che i libici ritengono di loro proprietà.
“Era impossibile scambiarci per altri - incalza il comandante dell’Ariete - la nostra è una barca di 36 metri attrezzata con macchinari da pesca modernissimi, impossibile fare confusione. Loro invece hanno sparato ad altezza uomo. Se avessero voluto intimidirci, sparavano in aria, in acqua. Invece la mia barca ha 50 fori da una paratia all’altra. Ma che comportamento è questo? E Maroni lo chiama un incidente? Dica quello che vuole, ma le cose non stanno così, quelli sparavano per ammazzarci, ad altezza uomo. E sapevano che eravano pescatori”.
In poche ore due ministri della nostra sgangherata Repubblica hanno sostenuto il falso, quiesta è l’unica certezza.
Per difendere i killer e il loro mandante.
In un paese civile oggi entrambi, di fronte alle prove documentali, avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni, perchè non si possono accreditare versioni fasulle dei fatti.
Doppi ministri, doppia vergogna per un governo di servi.

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LEGITTIMO PROSTITUIRSI IN POLITICA? ANNUNCIATI 20 DEPUTATI IN ARRIVO A TARIFFA SCONTATA

Settembre 14th, 2010 admin

DALLA TEORIA ALLA PRATICA, MA ARRIVERANNO DAVVERO GLI ASCARI A FAVORE DEL GOVERNO O E’ SOLO UN BLUFF? …. LE INDISCREZIONI E I SUSSURRI, MA QUALCOSA NON TORNA…. ETICA A PARTE, NON RISOLVERANNO IL PROBLEMA

Ieri il dotto filosofo del Pdl Giorgio Stracquadanio ha in pratica affermato che in politica il fatto di prostituirsi per raggiungere uno scopo non è censurabile, in quanto ognuno usa ciò che il buon Dio gli ha messo a disposizione: chi la bellezza, chi il corpo, chi l’intelligenza.
Le parole dell’ex portaborse di Tiziana Majolo ci hanno lasciato comunque un dubbio di fondo: come sia alllora lui riuscito a fare carriera, non disponendo di alcuna di queste qualità.
Forse avrà dimenticato l’uso della lingua per il lecchinaggio tra le caratteristiche necessarie, ma pazienza.
Nel pomeriggio di ieri, dalla teoria si passa alla pratica e il repubblicano Nucara va a rapporto dal premier.
Il giorno prima aveva sostenuto che un “gruppo di responsabilità” di 20 deputati non era una strada percorribile, avendo ricevuto più no che sì. Ricordiamo che il giorno prima Fini aveva invitato il premier a mettere ai voti il suo intervento, previsto per fine mese, per verificare i numeri.
In pratica i finiani sono determinanti oppure no?
Su questo verte la polemica in corso.
Pdl e Lega arrivano infatti a 296 voti, la maggioranza è di 316, ne mancano quindi 20.
In realtà già da mesi il governo conta su almeno altri 7 voti (5 del gruppo di Scotti che ha lasciato da tempo l’Mpa di Lombardo, più Nucara (Pri) e Pionati.
A questi si danno per aggiunti i 3 diniani e arriviamo a 10.
Poi ci sarebbero forse 5 ex Udc siciliani, acquistati in chiusura di mercato.
Ne mancherebbero in ogni caso altri 5, visto che Lombardo non aderisce e così pure gli altoatesini.
Se anche si arrivasse in ogni caso a 316, senza i finani, vorrebbe dire che tutti costoro dovrebbero stare per 12 ore al giorno attaccati con la colla alla poltrona, niente più ministri e sottosegretari a zonzo, niente più missioni vere o presunte. Altrimenti il governo va sotto.
Normalmente gli assenti della maggioranza navigano sulle sessanta unità, fate voi.
E allora cosa ci potrebbe essere sotto questo improvviso annuncio?
Alcuni giornali, come “la Stampa”, parlano apertamente di possibile bluff: il premier non vuole far vedere che dipende dai finiani e vorrebbe andare al voto a fine settembre per poter dire che ha una ampia maggioranza.
Un segnale sospetto?
Se i 20 esistessero davvero, stamane avrebbero già costituito il  gruppo. Invece si parla di farlo “o prima o dopo il discorso del premier”, ma che strano…
Che sia solo un tentativo di condizionamento del parlamento è evidente a molti.
Per ora, nella migliore delle ipotesi, il governo conta su 15 deputati, di cui 7 già votavano per il governo e 3 si astenevano.
Tuttoil resto è da verificare .
In compenso già si sa la contropartita tecnica: 2 posti da viceministro e 2 da sottosegretari, più i privilegi economici che dà un gruppo parlamentare.
Nel frattempo sta per aderire a Fare Futuro il pidiellino Santo Versace.

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CAMPANE A MORTO PER LE RONDE MARONIANE: DOPO UN ANNO UNA SOLA IN TUTTA ITALIA

Settembre 14th, 2010 admin

DOPO TANTI ANNUNCI, UN ALTRO FLOP DI MARONI: NE ESISTE UNA ATTIVA SOLO A VARAZZE (SV), APPENA ALTRE TRE RICHIESTE DA VALUTARE… COSTRETTI A DOVER RISPETTARE PALETTI PRECISI E TAGLIATI I 100 MILIONI DI FINANZIAMENTO, GLI ASPIRANTI RAMBO SONO SPARITI COME NEVE AL SOLE

Prima del decreto attuativo, firmato l’8 agosto 2009, le ronde attive erano circa 70 in tutta Italia (di cui 17 in Lombardia e 10 in Veneto).
La Lega aveva spinto per aumentarle e istituzionalizzarle nell’intero Paese, affinché divenissero un fiore all’occhiello della tanto promessa e mai realizzata “tolleranza zero” leghista, nonché un veicolo pubblicitario per il partito.
Ma il decreto aveva perso due caratteristiche strada facendo, per la pressione dell’opinione pubblica: la possibilità di iscrizione per chi è attivista politico e il fondo di 100 milioni di euro (uno scandalo - dissero i sindacati di polizia- quando le questure non hanno i soldi per la manutenzione delle volanti) da destinare ai rondisti come rimborso spese.
A distanza di un anno il risultato è il seguente: in tutta la penisola esiste solo una ronda autorizzata, in quel di Varazze, formata da otto ex carabinieri ora in congedo.
Esistono ancora da valutare le richiesta di altre tre associazioni di volontari a Treviso, MIlano e Bolzano.
Fine della trasmissione.
Finite le ronde “fai da te” della propaganda e la speranza di incassare quattrini, l’istituzione di appositi albi presso le prefetture e i rigidi criteri per gli aspiranti volontari hanno improvvisamente cancellato la disponibilità di tanti aspiranti Rambo di mettersi al servizio della comunità.
Meglio così, anche perchè la sicurezza deve garantirla lo Stato, non i privati cittadini.
Alla fine la montagna ha partorito il topolino e il Ministero, così prodigo solitamente di comunicati stampa per decantare le operazioni delle forze dell’ordine e appropriarsene, stavolta si è ben guardato dal comunicare i dati delle ronde, sperando che non si sapesse della figura barbina maroniana.
L’associazione dei funzionari prefettizi rimarca che erano stati fissati parametri utili a garantire la sicurezza dei cittadini, per evitare che le ronde venissero strumentalizzate a fini politici.
A quel punto della sicurezza non è più fregato nulla a nessuno: finchè era strumento di propaganda andava bene, se diventava una cose seria, meglio stare a casa e andare a dormire.
Cosa che non fanno invece i City Angel e le tante altre associazioni di volontariato che danno una mano ai bisognosi.
Loro in strada non cercano un nemico ma solo esseri umani da aiutare.
Non sono “osservatori volontari della sicurezza”, svolgono un’attività sociale, quella di cui  avrebbe davvero bisogno il nostro Paese.

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LA LEGA E’ ANCORA FEDERALISTA?

Settembre 14th, 2010 admin

UN INTERVENTO DI LUCA RIDOLFI SU “LA STAMPA” DIMOSTRA COME ALLA LEGA DEL FEDERALISMO INTERESSI BEN POCO: MEGLIO IL POTERE AMMINISTRATIVO… BOSSI LO SPACCIA PER COSA FATTA, MA I DECRETI ATTUATIVI SONO PRIVI DI CONTENUTI, SOLO UNA SCATOLA VUOTA…UN PARTITO COME GLI ALTRI

Pubblichiamo un interessante intervento di Luca Ridolfi, editorialista de “la Stampa” di Torino, docente di sociologia all’Università di Torino, in merito all’interesse reale della Lega al federalismo.

E’ un po’ che me lo chiedo: la Lega è davvero interessata al federalismo?
I primi dubbi li ebbi un paio di anni fa, quando venne varata la legge sui servizi pubblici locali.
Da un partito che vuole eliminare gli sprechi e le inefficienze nella pubblica amministrazione mi aspettavo scelte assai più radicali in materia di concorrenza, e invece la Lega frenò, lasciando passare una legge piuttosto timida.
Un parlamentare lombardo della Lega mi spiegò poi perché: è vero che facendo gare aperte si possono ottenere tariffe più basse per i cittadini, ma il rischio era che gli appalti li prendessero aziende straniere, con tanti saluti alle ditte e dittarelle locali. Per questo la Lega scelse di frenare.
Poi, quando si cominciò a parlare di manovra e di sacrifici, e qualcuno propose di abolire le «Province inutili» (uno degli impegni del centrodestra in campagna elettorale), fu di nuovo la Lega a frenare.
Se la proposta fosse passata, sarebbero state soppresse anche alcune Province del Nord, con tanti saluti alle poltrone di un buon numero di amministratori leghisti.
Di qui lo stop: il provvedimento venne stralciato e messo in un binario morto.
Un altro dubbio mi venne la primavera scorsa, quando la sacrosanta protesta dei sindaci del Nord contro i vincoli del patto di stabilità ebbe ad incontrare la sorda ostilità dei dirigenti nazionali del Carroccio.
Ma il dubbio più grande lo ebbi in occasione della recente manovra estiva, fondamentalmente basata su tagli «lineari» (eguali per tutti) a Regioni, Province e Comuni.
Da un partito federalista mi sarei aspettato una dura battaglia per distribuire i tagli in modo da premiare i territori virtuosi e punire quelli spreconi, se non altro perché per un’amministrazione che ha già tagliato è molto più difficile continuare a farlo.
Invece, nonostante qualche timido tentativo del governatore del Piemonte Roberto Cota, la Lega si defilò, lasciando passare un maxi-emendamento che permetterà ancora una volta di rimandare un intervento incisivo e selettivo sugli sprechi.
Negli ultimi giorni però i miei dubbi e le mie perplessità stanno diventando delle quasi-certezze.
C’è una crisi di governo, l’eventualità di andare alle urne già in autunno è molto concreta.
Contrariamente a quanto affermano diversi esponenti della Lega, il federalismo non è affatto al sicuro.
Non tanto perché diversi decreti delegati devono ancora essere emanati, ma perché anche i decreti delegati sono impostati senza numeri, sono scatole vuote che indicano alcuni meccanismi e soggetti che dovranno attuare il federalismo, ma lasciano del tutto aperti i due punti centrali: quanto dovranno risparmiare le varie amministrazioni, quanta evasione fiscale andrà recuperata in ogni territorio. Detto brutalmente, i decreti delegati sono a loro volta più somiglianti a ulteriori leggi-delega che a norme dotate di un contenuto macroeconomico preciso e vincolante.
E dal momento che la base tecnico-statistica per attuare il federalismo fiscale non esiste ancora (né potrebbe essere diversamente, perché una classe politica irresponsabile ha passato quindici anni a discutere di principi, e quasi nulla ha fatto per renderli concretamente attuabili), ci vorranno ancora almeno un paio di anni per far partire il federalismo e per cominciare a capire come esso verrà effettivamente attuato.
Ebbene, in questa situazione la Lega non si preoccupa di attuare il federalismo, ma di tornare al voto al più presto.
E racconta ai suoi ingenui elettori che il federalismo è al sicuro, è «in cassaforte», perché nelle prossime settimane verranno approvati gli ultimi decreti delegati.
Non è così.
I decreti delegati, anche se riuscisse il miracolo di approvarli tutti prima dello scioglimento delle Camere, saranno inevitabilmente semi-vuoti, nel senso che toccherà ai prossimi esecutivi riempirli di contenuti, sempre ammesso che i prossimi governi vogliano insistere su una riforma già abortita tre volte. Continua »

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