‘NDRANGHETA A VENTIMIGLIA, DALLA PRIMA CORAGGIOSA DENUNCIA DELLA CASA DELLA LEGALITA’ ALLO SCIOGLIMENTO DELLA GIUNTA COMUNALE AD OPERA DEL GOVERNO
CHRISTIAN ABBONDANZA: “ALCUNE FAMIGLIE DELLA ‘NDRANGHETA CONDIZIONAVANO DA TEMPO LA POLITICA: APPALTI, PROCEDURE, SOCIETA’ RICONDUCIBILI ALLE COSCHE”… LA MAFIA CONTROLLA IL 10% DEL PIL LIGURE
«La criminalità organizzata nella nostra regione controlla il 10% del prodotto interno lordo. Ovverosia, una cifra di circa 5 miliardi di euro».
Cifre pesanti quelle che Enrico Revello, segretario della Camera del Lavoro di Imperia, snocciola a Radio19, contenute nel primo “Rapporto sulla mafia in Liguria», a cura della Fondazione Caponnetto, che sarà presentato lunedì a Bordighera.
Solo un caso che la presentazione (fissata da tempo) cada a poche ore dalla decisione del Governo di sciogliere il Comune di Ventimiglia per infiltrazioni mafiose.
«Chi dice che non si era accorto di nulla, e parlo di amministratori e imprenditori, dice una bugia», accusa Revello, che lamenta come la pervasività del fenomeno criminale abbia portato ad un allargamento geometrico, di anno in anno, delle “zone grigie” (o nere) dell’economia locale, soprattutto nel ramo edile, da sempre “cavallo di Troia” di mafia e ‘ndrangheta.
«La presenza oppressiva di aziende di movimento terra “importate” in Liguria dalle mafie del Sud è il segno evidente di un tentativo di controllo totale dell’economia da parte delle associazioni criminali», aggiunge Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità di Genova.
Abbondanza già nel 2010 aveva richiesto alla magistratura di avviare controlli sulle infiltrazioni mafiose nel ponente, ricevendo, per tutta risposta, una denuncia per diffamazione da parte di quella stessa giunta comunale ventimigliese che ora è stata sciolta d’imperio per mafia.
L’esposto del presidente Christian Abbondanza è stato determinante per le indagini e per arrivare allo scioglimento della giunta per condizionamenti della criminalità organizzata.
Abbondanza, non ha mai esitato a dire e scrivere che a Ventimiglia «alcune famiglie della ‘ndrangheta hanno la loro camera di controllo, oltre ad avere pesanti capacità di condizionamento anche nella politica».
La decisione di oggi del Consiglio dei Ministri le ha dato ragione, ve lo aspettavate?
Noi come Casa della Legalità ce lo aspettavamo da quel 13 agosto del 2010, data in cui facemmo l’esposto e chiedemmo di mandare la commissione di accesso e di procedere allo scioglimento e al commissariamento del Comune.
Com’è possibile questo “condizionamento”?
È possibile perchè a Ventimiglia uno dei funzionari dell’ufficio commercio e licenze, Giuseppe Barillaro è figlio di Fortunato Barillaro, già arrestato per mafia nell’ambito dell’operazione “Maglio”.
È possibile perchè questa amministrazione è stata eletta con i voti di Vincenzo Moio, vicesindaco di Ventimiglia con Scullino per due anni e che sarebbe stato accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Genova di essere affiliato alla ‘ndrangheta.
Senza contare poi una serie di procedure e pratiche che avrebbero agevolato gli interessi degli esponenti delle cosche. Ci riferiamo quindi agli appalti frazionati dalla municipalizzata Civitas ad alcune società che sarebbero riconducibili alle stesse cosche, oppure le pressioni di alcuni affiliati alla locale di Ventimiglia (cellula strutturata di ‘ndrangheta) per far sì che il comune approvasse il progetto del porto per poi assegnare i lavori di movimento terra, scavo e costruzione alle ditte indicate dagli stessi uomini della criminalità organizzata. Insomma, gli elementi per arrivare a questa conclusione c’erano tutti.
Il sindaco Scullino però si è sempre detto estraneo a queste dinamiche
Partiamo subito da un aspetto che credo sia fondamentale: se un amministratore non si accorge di quello che sta accadendo nel suo comune con le cosche sempre più presenti, già dovrebbe andare a casa perchè diventa un pericolo pubblico.
Se poi invece l’amministratore è compiacente spetterà ai giudici stabilirlo e perseguirlo.
Detto questo, Scullino tentò strenuamente di evitare l’arrivo della commissione di accesso, si dimise quando ne venne annunciato l’arrivo, così da tenere lontana quella stessa commissione, salvo poi ritirare le dimissioni dopo la scoperta che la normativa permetteva al ministro di ottenere gli atti già in possesso delle autorità che avevano confermato quello che noi avevamo denunciato nel 2010.
Lo stesso sindaco disse «noi siamo un libro aperto» per la commissione
Si, salvo poi precisare che durante la notte del giorno prima l’insediamento della commissione dei ladri erano entrati nell’archivio del comune e mancavano alcune pagine utili.
Poi la commissione ebbe ritardi, ma alla fine inoltrò la richiesta di scioglimento al prefetto che oggi il ministro Cancellieri ha confermato.
In meno di un anno sono stati sciolti due comuni in provincia di Imperia
E il problema non è solo Imperia ma tutta la Liguria. I comuni sciolti per mafia oggi sono Bordighera, Ventimiglia e Imperia, ma ci sono altre realtà rilevanti come Diano Marina, dove il sindaco leghista Chiappori ha nominato alla guida della municipalizzata Gm Domenico Surace, soggetto già “attenzionato”.
Se ci spostiamo nel Savonese ci sono anche altre situazioni da esaminare come Andora, Alassio, Loano, la stessa Savona dove l’ex capogruppo del Pd è stato arrestato per corruzione insieme a Pietro Fotia della cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti.
Poi a Genova abbiamo realtà come Arenzano, Cogoleto o mi viene in mente Lavagna. Insomma, un panorama abbastanza inquietante, di condizionamenti e infiltrazioni sia con il centrodestra, sia con il centrosinistra.
Si parla però ancora di “tentativi di infiltrazioni”
Purtroppo è vero. Io parlerei a questo punto però di colonizzazione avvenuta da parte delle mafie, in particolare della ‘ndrangheta.
Per trovare i primi rapporti tra mafia e politica in Liguria andiamo alla fine degli anni ’80, inizi ’90, mentre ancora prima vengono i rapporti mafia-impresa. La cosa veramente drammatica è che la politica continua a non rispondere, così come il mondo dell’impresa.
E se politica e impresa non chiudono le porte alle mafie queste non si fanno problemi a fare “il loro mestiere”.
I rapporti mafia e impresa purtroppo sono sempre molto stretti in alcuni settori per la capacità dell’organizzazione criminale di fornire servizi a basso costo. In più penso un’altra cosa: che senza Cancellieri oggi non saremmo qui a parlare di questo scioglimento.
Pensa che un ministro ‘politico’ non avrebbe proceduto allo scioglimento?
Non credo. Credo che un ministro politico avrebbe atteso lo scioglimento naturale previsto per questa primavera, mantenendo i ritmi lenti con cui ha lavorato la commissione.
Questo da parte di Cancellieri è stato un segnale importante a cui la politica dovrebbe reagire, ma non credo lo farà e tutti andranno avanti a fare cene e campagne elettorali con uomini contigui alle cosche solo perchè portano voti e consenso.
Perchè per esempio Maroni, giusto per fare un nome di un ministro dell’Interno politico, non avrebbe dato il via allo scioglimento?
Si pensi solo ai casi del comune di Fondi o di Desio, dove i comuni non sono stati sciolti, ma sono arrivate prima le dimissioni delle giunte rispettive proprio per evitare lo scioglimento per mafia e potersi ripresentare alle successive elezioni.
Oppure mi viene in mente l’istituzione di una sede della DIA in quel di Bologna.
Ci è voluto un tecnico per capire che una sede operativa DIA a Bologna fosse indispensabile vista la penetrazione delle mafie in quel territorio?
Per fortuna Cancellieri non avendo condizionamenti politici o sponsor ha proceduto anche a questa apertura. Una iniezione di fiducia nelle istituzioni.
E adesso Lei cosa chiede al sindaco, ormai ex, Scullino?
Dico che intanto, a seguito dello scioglimento del comune, non può ricandidarsi.
( Parte tratta da “linkiesta.it”)
Leave a Reply