“BALLARÒ†E “DIMARTEDÃŒâ€, NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE
NOIA DA PREMIO OSCAR (GIANNINI) SU RAITRE
Ore 21:25 su Rai3, Ballarò ha già consumato una ventina di minuti e l’orologio sembra barare, perchè sono una ventina di minuti che stordiscono: un sermoncino di Massimo Giannini, che conduce senza condurre la (prevedibile) tensione; uno strappo di Roberto Benigni; uno stacco di pubblicità ; una (quasi) seconda apparizione di Benigni; un servizio non inedito da Bacoli (serie “l’Italia migliore”); un’inquadratura di Romano Prodi e una copertina di Alessandro Poggi su Cernobbio.
Il momento più vivace l’ha provocato l’inconsapevole Giannini, che ondeggiava mentre sfumava la sigla arrangiata da Ivano Fossati.
Giannini ha gli occhiali tra le dita, non li indossa. Non ci sono le poltrone, che tornano con Prodi.
Ha una scrivania, sta davanti e non dietro: a volte abbassa la testa, non regge la pressione di un obiettivo puntato, enuncia un paio di principi professionali, un po’ di luoghi comuni, ringrazia Floris e l’azienda Rai e stringe per non scatenare un esodo di pubblico.
Compreso che il pezzo satirico non è il solito inseguimento di Poggi dal lago di Como, va in onda l’intervista a Benigni. E sono le 21:25, appunto: in questa ventina di minuti è capitato tutto o nulla, occorre riflettere senza offrire risposte precipitose.
Il premio Oscar sta seduto, rinuncia a una comicità fisica, le piante (e le foglie) che circondano Giannini e Benigni creano un’atmosfera istituzionale: così il giornalista tratta lo spiritello toscano come un ministro, un commissario di Bruxelles, un opinionista di Ballarò.
Benigni ripete un paio di battute che funzionano, Giannini ne esalta la riuscita con una rumorosa risata.
Il fu Johnny Stecchino fa l’ecumenico, un papa all’Angelus, ci manca soltanto che auguri buona cena e buona notte.
A Benigni scappa un graffio sugli 80 euro, l’unico denaro rimasto in busta paga.
A Giannini non sembra interessare la satira, gli domanda di Mario Draghi, di Unione europea. Forse la scaletta era stretta per infilarci un commento sui vincoli di bilancio.
Al rientro in studio, c’è Romano Prodi, che trasmette simpatia, perchè sorride molto più di Giannini.
L’orologio ha smesso di girare, i minuti saranno quaranta o cinquanta: non importa, non ci sono sussulti.
Un’ora se n’è andata, e Ballarò riprende forma, la sua tradizionale forma: il salotto (d’onore), i Renato Brunetta, i Maurizio Landini, i Graziano Delrio.
Il pezzo di una parte e la parte di un pezzo.
I preliminari non hanno funzionato, poi non c’è voglia di continuare.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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