“FACEVO LE BUSTE PER I POLITICI FINO A 10MILA EURO ALLA VOLTAâ€
PRIME AMMISSIONI DELLA CONTABILE DELLA COOP AL CENTRO DELLA MAXIRETATA: ”LE LASCIAVO IN CASSAFORTE, SEGNATE CON LA B. POI CI PENSAVA IL CAPO BUZZI”
“Preparavo le buste con il denaro, come mi ordinavano, che poi venivano custodite in cassaforte. Ognuna veniva segnata con una B.”.
La B. di Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative e il braccio “sinistro” di Massimo Carminati.
Ad ammettere l’esistenza di un “libro nero” con una contabilità delle mazzette che la mafia capitale elargiva a politici e pubblici ufficiali è Nadia Cerrito, classe ’65, romana, due figlie e un marito operaio, arrestata anche lei nella retata che qualche giorno fa si è abbattuta sul presunto sodalizio criminale della capitale.
Dopo un primo giorno di interrogatori dove tutti — a eccezione di Franco Panzironi, ex ad di Ama — si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ieri con Nadia Cerrito si è rotto il silenzio.
La donna è accusata di essere la “segretaria personale di Salvatore Buzzi che custodisce la contabilità occulta della attività corruttiva dell’associazione”.
Si tratta di un libro mastro che, come scritto nell’ordinanza, “contiene una vera partita doppia del dare e avere illecito, dei destinatari delle tangenti; contiene l’indicazione dei soggetti cui vengono veicolati i profitti”.
Davanti al Gip Flavia Costantini e al pm Luca Tescaroli — titolare dell’inchiesta con i sostituti Paolo Ielo e Giuseppe Cascini — Nadia Cerruti ha ammesso di “aver gestito la contabilità in nero negli ultimi tre anni”.
Inoltre, come gli comandava Buzzi, “ogni mese preparavo le buste paga dei dipendenti delle cooperative”.
Infatti la donna era consigliere e vicepresidente dal 2010 del Cda di Formula Sociale Coop Sociale Integrata Srl , ma anche dal 2006 al 2010 consigliere della 29 giugno servizi Società , entrambe cooperative riconducibili al gruppo Buzzi.
Ma non preparava solo le buste paga per i dipendenti. Perchè “sotto indicazione di Buzzi” riempiva anche le “buste con altro denaro di importi” che potevano arrivare fino a 10mila euro.
Su ogni busta c’era una “B.” con il relativo l’importo e venivano tutte custodite in una cassaforte.
Poi, secondo quanto ricostruito dalla donna, le consegnava a Buzzi, lo stesso che in una conversazione del 20 aprile 2014 si vanta di “pagare tutti.
Anche due cene con il sindaco (Gianni Alemanno, ndr), 75 mila euro ti sembrano pochi? (…) Finanzio giornali, faccio pubblicità , finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti.”
Dalla cassaforte il denaro passava a pubblici ufficiali e non solo.
Nell’ordinanza che ha portato agli arresti 37 persone, tra gli amministratori a libro paga viene menzionato Franco Panzironi, ex ad di Ama, la municipalizzata romana per l’ambiente, anche lui agli arresti.
Avrebbe incassato 15 mila euro al mese, come emerge in una conversazione del 2 maggio 2013 dello stesso Buzzi: “L’ho messo a 15 mila euro al mese”.
Ma non è l’unico che riceveva denaro secondo le accuse della Procura di Roma, tutte da riscontrare.
L’ordinanza cita anche Luca Odevaine, già vice capo di gabinetto con Walter Veltroni e capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti, al quale Buzzi “dava cinquemila euro al mese, a Mario Schina (ex dirigente del comune, ndr) dava millecinquecento euro al mese”.
Poi c’è anche Franco “Figurelli, che veniva retribuito con 1.000 euro mensili, oltre a 10.000 euro pagati per poter incontrare il Presidente Coratti, (Mirko, presidente del consiglio comunale capitolino, dimissionario a seguito dell’inchiesta, ndr)”.
Altri invece avrebbero ricevuto buste “una tantum”.
“In questo senso — scrivono i pm — assume rilievo la figura di Patanè, consigliere regionale pd. In relazione a tale figura istituzionale, Buzzi a più riprese afferma di aver ricevuto imponenti richieste di denaro” e in un altro passaggio, i magistrati aggiungono che Buzzi “aveva già provveduto alla dazione di 10.000”.
Poi ci sono i soldi alle fondazioni. “Significativo, in questo senso — è scritto nell’ordinanza — è il pagamento alla Nuova Italia (fondazione di cui Panzironi è socio e Alemanno presidente, ndr) del 6.12.12, per un valore di 30.000 euro, proveniente da società di Buzzi”.
Anche la disposizione delle erogazioni a favore della fondazione presieduta dall’ex sindaco di Roma e indagato, viene attribuite a Cerrito che “dispone materialmente le erogazioni a favore della Fondazione Nuova Italia”.
La donna si difende spiegando che faceva solo il suo lavoro di ragioniera, anche perchè non poteva negare l’esistenza delle buste, più volte citate nelle conversazioni intercettate.
Come quella del 29 gennaio, quando “Paolo Di Ninno (ritenuto il commercialista di fiducia di Buzzi, ndr), alla presenza della Cerrito, faceva un resoconto al Buzzi ed al Carminati della contabilità , ufficiale e parallela, delle cooperative dagli stessi gestite, interloquendo con il Carminati, circa il modo per fargli pervenire un flusso economico”.
Intanto Cerrito, tramite l’avvocato Bruno Andreozzi, ha fatto richiesta di andare ai domiciliari, ma il gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Ieri è stato sentito anche Claudio Turella, funzionario del Comune di Roma, responsabile del Verde pubblico, arrestato con l’accusa di aver aiutato l’organizzazione “facendo pressioni sugli organi della giunta comunale o anche a proposito della determinazione dell’ammontare del corrispettivo per la manutenzione delle piste ciclabili”.
A casa di Turella durante le perquisizioni sono stati trovati 570 mila euro in contanti. Ma interrogato il funzionario ha detto di non sapere di avere quel denaro in casa, senza convincere i pm.
Oggi nuovi interrogatori, dopo questa prima ed importante ammissione che rafforza l’inchiesta.
Valeria Pacelli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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