“HO ESAGERATOâ€: LE SCUSE DI GILETTI, IL POPULISTA DELLE DOMENICHE IN TV
I TRIBUNI CATODICI CHE ATTACCANO SOLO I POLITICI IN PENSIONE
Ci mancava solo l’arruffapopolo della domenica, per completare il catalogo dei tribuni catodici.
Adesso l’abbiamo trovato: è Massimo Giletti, il bel tenebroso dei giorni di festa, protagonista di una metamorfosi da antologia.
Solo l’altro ieri conduceva «Beato tra le donne», annunciava «Il lotto alle otto» e ci augurava «Buon Natale con Frate Indovino ».
Ma adesso è un altro uomo, un altro conduttore. È Il tribuno della plebe che duella a suon di insulti con Mario Capanna e getta a terra il libro dell’ospite.
Dopo avergli scandito che quel libro, «sa cosa le dico, lo leggerò in un certo posto!».
Giletti non è un volto nuovo – rimbalza da una rete all’altra da più di vent’anni – ma fino a qualche tempo fa apparteneva alla nutrita categoria dei personaggi che riescono ad attraversare il video senza lasciare traccia.
Poi, improvvisamente, la trasformazione. Che avviene la domenica pomeriggio su RaiUno, in un programma da lui stesso inventato: “L’arena”. È qui, che dopo aver provato a rastrellare audience con il delitto di Avetrana e il video porno di Belen Rodriguez, lui ha scoperto la sua vera vocazione: diventare un teletribuno.
E così ha rubato a Beppe Grillo la lista dei privilegi della Kasta e s’è lanciato in una coraggiosa operazione di sfondamento di porte aperte, solleticando all’ora del caffè la già sensibilissima indignazione dell’italiano medio: contro i falsi invalidi, contro i comunali assenteisti, contro i forestali del Sud.
E contro i politici.
Ma non quelli in carica (meglio evitare: sono troppo potenti). Quelli in pensione.
È proprio nel nome di questa coraggiosa battaglia, che domenica il bel tenebroso Giletti ha sfidato l’ex capopopolo sessantottino Mario Capanna, chiamandolo a spiegare perchè non vuole rinunciare nemmeno in parte al vitalizio di 5000 euro che riceve dallo Stato come ex parlamentare. E quando Capanna – difendendo la sua impopolarissima condizione – lo ha accusato di far “rincoglionire” i telespettatori, Giletti ha indossato la toga del tribuno del popolo.
L’ha accusato di essere un ladro («Voi rubate i soldi a chi è onesto»).
Ha chiamato in causa i minatori («che sono pieni di silicosi mentre voi portate a casa cinquemila euro»).
E ci ha rivelato – credendoci – che lui lavora «per la gente come Isabella, che si alzava alle quattro per andare a lavorare ed è morta d’infarto».
Cosa non si farebbe, al giorno d’oggi, per un punto di share.
Sebastiano Messina
(da “La Repubblica”)
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