“L’ECONOMIST NON COMPLOTTA CONTRO L’ITALIA: IN DIECI ANNI SIETE CRESCIUTI COME HAITIâ€
PARLA JOHN PRIDEAUX, AUTORE DEL SERVIZIO CRITICO SU BERLUSCONI….E STRANAMENTE LE COPIE DEL SETTIMANALE SONO STATE BLOCCATE PER ORE A FIUMICINO
Laurea a Cambridge, ex-corrispondente da India e Brasile, ora responsabile delle pagine internet dell’Economist, il 32enne John Prideaux è l’autore del rapporto speciale sull’Italia del settimanale britannico che ha fatto scalpore per i pesanti giudizi su Berlusconi, «la sua era è stata un disastro» e per il titolo di copertina, «L’uomo che ha fottuto un intero paese».
Ma lui ribadisce l’obiettività sua e del suo giornale, la cui distribuzione ieri a Roma è stata bloccata — sarà una coincidenza? — da un’ispezione dei container all’aeroporto di Fiumicino, secondo quanto riporta Wanted in Rome, giornale della comunità anglosassone nella capitale italiana.
Perchè un rapporto sull’Italia proprio adesso?
Qualcuno nel governo Berlusconi pensa a un complotto tra media italiani d’opposizione e l’Economist, per dare un’altra botta al centro-destra all’indomani della sconfitta nelle amministrative.
Dal 2005 non avevamo dedicato all’Italia uno dei nostri rapporti dedicati a un singolo paese. Ne facciamo in continuazione, su tutti i più importanti paesi del mondo. Il 150esimo anniversario dell’unificazione italiana era una buona occasione per un punto sul vostro paese. La decisione è stata presa circa un anno fa, sicchè il fatto che sia uscito dopo la sconfitta elettorale di Berlusconi è una coincidenza.
Fonti del governo italiano vi accusano di superficialità . Quanto tempo e risorse avete impegnato in questa inchiesta?
Ho trascorso un mese in Italia a fare ricerche e poi a scriverla, con l’aiuto del nostro staff di ricercatori.
Come risponde all’accusa più grave che vi lanciano Berlusconi e i suoi sostenitori lanciano, cioè di pregiudizio contro di lui e contro l’Italia?
Ogni volta che critichiamo un governo o un politico da qualche parte nel mondo ci accusano di avere un pregiudizio negativo. La verità è che non faremmo un buon servizio ai nostri lettori, o all’Italia, se facessimo finta che in Italia va tutto bene. Lasciamo da parte tutta la questione del bunga-bunga e dei processi: la gestione economica di Berlusconi è stata un disastro. In base al reddito pro-capite, l’economia italiana è più piccola nel 2010 che nel 2000. Solo due nazioni al mondo hanno fatto peggio nell’ultimo decennio: Haiti e Zimbabwe. Un dato di fatto che non si può nascondere.
Qualche elemento del governo Berlusconi si è scandalizzato per il titolo che avete fatto: «L’uomo che ha fottuto un intero paese». Una parola troppo forte?
Ci piace fare copertine forti, che richiamano l’attenzione del lettore e talvolta lo fanno sorridere, sostenute da un rigoroso reportage fattuale. In questo caso abbiamo giocato con vari possibili doppi sensi per il titolo, ma il doppio significato di “screw” in inglese (fottere e rovinare, ndr.) era troppo divertente per rinunciarvi.
Il suo rapporto si conclude sostenendo che l’ipotesi più probabile è che in Italia tutto continui più o meno come ora, anche dopo Berlusconi, mentre l’editoriale che lo accompagna sembra più ottimista sulla possibilità di un rinnovamento che faccia ripartire il paese. Chi ha ragione?
Ci sono differenze di opinione al riguardo anche dentro all’Economist. Ma tutti concordiamo su quanto segue: l’Italia ha bisogno di una nuova politica per ricominciare a crescere; quando finirà l’era Berlusconi ci sarà un’occasione di cambiamento; basterebbe qualche piccola riforma per far migliorare radicalmente le cose».
(da “La Repubblica”)
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