“PRIMARIE DEL PDL? SONO IMPOSSIBILI: FINCHE’ C’E’ LUI NESSUN PROCESSO DEMOCRATICO E’ POSSIBILE NEL PDLâ€
PIERO IGNAZI, DIRETTORE DELLA RIVISTA POLITICA DELLE EDIZIONI IL MULINO, DOCENTE DI SCIENZE POLITICHE, SFARINA FOSCHE PREVISIONI SULL’IDEA DELLE PRIMARIE NEL PDL, SDOGANATA DAL PREMIER
Professor Ignazi, ci crede?
No.
Neanche un po’?
È il classico annuncio a effetto, l’ennesimo ossicino da dare in pasto ai media. Tra una settimana, o un anno, ci sentiremo dire che abbiamo frainteso, capito male…
Tra un anno?
Credo che Berlusconi e Bossi tireranno avanti fino al 2013. Hanno entrambi la necessità assoluta di sostenersi a vicenda, e lo faranno.
Ma il vento del cambiamento, le amministrative, i referendum?
Gli intelligenti di sinistra hanno sempre fatto questo errore: dare per morto Berlusconi a ogni difficoltà . Anche se stavolta il guaio è serio, non vedo in atto una smobilitazione del sistema.
Diversi dirigenti Pdl chiedono un congresso di rilancio.
L’idea delle primarie sarà un paravento, ma parla di un ricambio al vertice: è la prima volta.
Fino a quando Berlusconi resterà un personaggio pubblico, il Pdl non potrà modificare la rotta. Anche con un altro premier al posto suo, cambierebbe poco o nulla.
Niente declino del patriarca?
L’unico ricambio potrebbe arrivare se lui se ne andasse davvero. Ma alle Bahamas, lontano, fuori di scena. Mi pare un’ipotesi non data, al momento.
Supponiamo invece che il premier voglia sorprenderla, e se ne vada.
Tutto un altro scenario. Ci sono già facce e storie pronte a realizzare una destra moderata.
Casini? Fini? Tremonti?
Casini sicuramente, e alcuni personaggi vicini al governo che potrebbero fondersi in un nuovo progetto. Anche se il problema con Fini resta: dopo la frattura violenta di un anno fa, è difficile ricomporre un terreno comune.
Il vaso incollato non è il massimo per contenere una nuova forza.
Vedremo. Non c’è fretta.
Bersani si dice pronto a governare.
Un cambiamento esiste, ma è prematuro pensare a novità imminenti. Bisogna soprattutto capire se il Pd sia in grado di attrarre a sè forze convergenti, ad ampliare il consenso su un progetto di governo del Paese.
Lei insegna politica comparata all’Università di Bologna. In quasi tutta Europa è la destra a governare: che parallelo tra quelle esperienze e l’Italia?
Nessuno. Il nostro è un modello eccentrico, basato sul carisma economico e mediatico di un uomo solo. Un nucleo privo di pluralità e/o referenti autorevoli, oltretutto sorretto da un partito xenofobo (la Lega, ndr). Non esiste nulla del genere in Europa. Nè altrove.
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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