“RISCHIAMO DI FARE LA FINE DI RENZIâ€: NELLA LEGA SI FA STRADA IL TIMORE CHE IL VENTO STA GIRANDO E CHE GLI ITALIANI VOGLIONO SOLUZIONI ALLA CRISI ECONOMICA
LA RETORICA ANTI-IMMIGRATI NON PAGA PIU’ E LA FINANZIARIA LACRIME E SANGUE PORRA’ FINE ALLE PROMESSE NON MANTENUTE… CHI STACCHERA’ PRIMA LA SPINA TRA LEGA E M5S?
Dopo l’ennesimo scontro in Consiglio dei ministri coi grillini, la Bongiorno si è girata verso un collega leghista e gli ha detto: «Ma che ci stiamo a fare ancora qui?». Non era una domanda, semmai la presa d’atto della crisi.
«Crisi» è parola bandita nel partito di Salvini, e non c’è dubbio che fino a maggio il Carroccio vivrà nella finzione imposta dal capo, siccome riconoscere già oggi formalmente il fallimento dell’alleanza giallo-verde potrebbe provocare danni nelle urne.
Ma dopo le Europee verrà il momento delle scelte, perchè il ministro dell’Interno si troverà dinnanzi a un bivio: dovrà decidere se proseguire nell’esperienza di governo o porle fine.
La tesi che circola nella Lega, e cioè che saranno i grillini a pronunciare quel vocabolo dopo la preventivata disfatta elettorale, è infondata quanto la possibilità che Salvini si metta alla guida di un governo senza esser passato prima dal voto: «Mai andrei a palazzo Chigi con una maggioranza di scappati di casa».
E allora dovrà scegliere. Se optasse di tenere in vita Conte si capirebbe subito: visti i numeri esigui della maggioranza al Senato, aprirebbe alle iscrizioni dei forzisti che si dice siano in attesa di salire sul suo carro.
Quello sarebbe il segnale di continuità della legislatura. Il punto è che Salvini dovrebbe poi intestarsi la Finanziaria, e Giorgetti ha provveduto a metterlo in guardia dalle tesi di chi nel governo dice che l’ostacolo si potrebbe aggirare «galleggiando», rimandando cioè i nodi economici all’anno seguente. «La legge di Stabilità sarà un peso gigantesco», gli ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza, come a dubitare che l’esecutivo possa reggerlo
Si vedrà se Salvini sarà disposto a rischiare la leadership sui conti pubblici.
Di sicuro ieri, tolta la maschera che indossa quotidianamente a favore di telecamere, non sembrava così propenso dopo «il tentativo confuso e velleitario di Di Maio» di commissariargli il Viminale, dopo che «Conte ha compiuto un atto violento contro il ministro Fontana e si è messo a fare il fenomeno in Consiglio dei ministri».
Anche perchè, fuori da palazzo Chigi, «il fenomeno» mostra la sua debolezza e la debolezza del suo governo: sconfessato da Macron sulla Tav, isolato sulla Cina dall’asse franco-tedesco, inviso ormai alla Casa Bianca per i dossier sugli F35 e sul Venezuela, messo all’angolo persino sulla Libia.
«Haftar – racconta il vice presidente del Copasir, Urso – è ormai alle porte di Tripoli. Questo significa che anche lì ormai non contiamo più niente. La verità è che la situazione economica ed internazionale in Italia sta precipitando più velocemente di quanto fosse stato calcolato».
Quindi, «che ci stiamo a fare ancora qui?».
La risposta la daranno le Europee, perchè se il capo della Lega imboccasse la strada del voto anticipato non vorrebbe incrociare sui propri passi Berlusconi.
Ecco cosa lo fa esitare, dato che non intende riconsegnarsi a uno schema del passato. Perciò cerca una via alternativa. Ma più il tempo passa più la sua immagine vincente potrebbe venire logorata. Salvini è troppo esposto, e sa – glielo illustrano le analisi demoscopiche – che in cima ai pensieri degli italiani la preoccupazione per le condizioni dell’economia ha sostituito l’emergenza immigrazione.
La recessione è kriptonite, e non basta annunciare la flat tax per allontanare nell’opinione pubblica il sospetto (fondato) che si tratti solo di un annuncio elettorale.
È facile far di conto e repentinamente cambiare opinione.
Il governatore della Lombardia Fontana ogni giorno partecipa ai convegni degli imprenditori nella sua regione, e – come ha confidato a un collega – «dico che potrebbero ritrovarsi con un governo Pd-Cinquestelle per cercare di tenerli buoni».
Ma per quanto ancora? Fino alle Europee, a patto che la crisi economica non inizi ad avvertirsi troppo nelle tasche dei cittadini.
A fine maggio però Salvini dovrà scegliere o il bivio potrebbe trasformarsi in un vicolo cieco. Lo riconosce un ministro della Lega: «Rischiamo di fare la fine di Renzi».
(da “Il Corriere della Sera”)
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