Ottobre 15th, 2019 Riccardo Fucile
LAMORGESE CONCEDE IL PORTO SICURO, RISPETTANDO LE NORME INTERNAZIONALI (QUELLE CHE NON PIACCIONO AI SEQUESTRATORI DI PERSONE)
La Ocean Viking ha finalmente ricevuto il via libera per attraccare al porto di Taranto e far sbarcare le 176 persone a bordo.
Le operazioni di salvataggio hanno avuto inizio la sera del 12 ottobre: la Ocean Viking aveva ricevuto una mail di allerta inviata da Alarm Phone: un’imbarcazione in difficoltà stava andando alla deriva vicino alla piattaforma pertrolifera Al Jurf, che ha concesso alla nave il permesso di entrare nella zona ristretta di 3 miglia nautiche che si estende intorno alla struttura. Le squadre hanno proceduto al recupero di 74 persone, tutti uomini, compresi dei minori non accompagnati.
A mezzanotte e mezza circa la Ocean Viking riceve poi la comunicazione di un’altra imbarcazione in difficoltà e una posizione però approssimativa. La nave segue le istruzioni ma dopo oltre 9 ore di ricerca non trova l’imbarcazione.
Nella mattinata di ieri, poi, la Ocean Viking è avvisata di un altro gommone in difficoltà : alle 13:50 le squadre completano il salvataggio di 102 persone, tra cui 4 donne incinte e 9 ragazzi sotto i 16 anni.
L’Ocean Viking secondo il diritto marittimo ha chiesto al Jrcc libico un luogo sicuro (Place of Safety) per sbarcare le 176 persone salvate. Poichè le autorità libiche hanno indicato Tripoli come porto di sbarco abbiamo gentilmente rifiutato in quanto, secondo il diritto e le convenzioni internazionali, nessun luogo in Libia può essere considerato attualmente un luogo sicuro”.
“Mentre la Ocean Viking si sta dirigendo a nord e gli Rcc con maggiore capacità di assistenza sono stati informati, esortiamo vivamente gli Stati membri dell’UE e le autorità competenti ad assegnarci prontamente un luogo sicuro dove le 176 persone salvate possano essere sbarcate in sicurezza. Questi, uomini, donne, bambini hanno attraversato un viaggio terribile e spaventoso in mare; il ponte di poppa della Ocean Viking è una soluzione di emergenza, ma il salvataggio potrà considerarsi concluso solo una volta che queste persone raggiungeranno una costa in cui potranno ricevere cure”, dice Frederic Penard, direttore delle operazioni di Sos Mediterranee.
“Da quando la Ocean Viking ha iniziato le operazioni è la quarta volta che siamo in attesa che ci venga assegnato un luogo sicuro per lo sbarco delle persone salvate. Finora i governi della Ue non sono riusciti a istituire un meccanismo prevedibile di sbarco in conformità con il diritto marittimo. Gli accordi ad hoc non possono essere la soluzione. Invitiamo i governi a porre fine a questa situazione inaccettabile”, conclude la nota di Sos Mediterranee.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2019 Riccardo Fucile
L’UFFICIO LEGALE DELLA ASL NON HA APERTO UNA PRATICA RISARCITORIA E ADESSO IL FASCICOLO E’ PRESCRITTO: QUESTA E’ LA LEGALITA’ IN ITALIA
Una vergogna, che altro dire? “Vivo ogni giorno un profondo senso di ingiustizia. Paradossalmente il mio
aggressore è in carcere tutelato dallo Stato e io sono sola, io combatto ogni giorno”.
A parlare è Serafina Strano, il medico che nel 2017 venne violentata da un paziente durante il suo turno alla Guardia medica di Trecastagni (Catania).
Sono passati due anni da quelle tre ore in cui la dottoressa rimase in balia del suo violentatore e oggi, dopo le udienze, i processi, le lotte per ottenere una maggiore sicurezza per i medici, Serafina si trova ad affrontare una nuova battaglia.
L’assicurazione ha respinto la richiesta di indennizzo per la violenza subita. “In relazione al sinistro le comunichiamo che non possiamo effettuare alcun pagamento poichè il diritto all’indennizzo risulta prescritto” scrive il liquidatore.
“Si tratta di una polizza per infortuni stipulata dall’Asp di Catania per ogni medico della Guardia medica – racconta – La pratica era stata aperta d’ufficio dall’Azienda subito dopo la mia violenza ma da allora nessuno si è preoccupato di darmi notizie. Dall’ufficio legale non hanno fatto nulla e ora mi dicono che la documentazione avrei dovuto inviarla io…”
“Sono stata io a chiedere chiarimenti, mentre dall’ufficio legale dell’azienda continuavano a dirmi che era tutto a posto – aggiunge la dottoressa – Adesso basta. Voglio conto e ragione di questa storia e di quanto è successo”.
La dottoressa Strano è pronta a fare causa all’Asp di Catania. “Fino adesso ho aspettato – dice – ma dopo quanto è successo con l’assicurazione forse non lo farò più. Sono stata invitata a riunioni, a conferenze stampa, a far parte di un Comitato. Ho ricevuto fiumi di parole di solidarietà e vicinanza, ma nei fatti?”.
La sensazione di lottare da sola è quella che pesa di più. “Io non sto approfittando di nulla – ripete – Non dovevo arrivare a fare tutte queste cose da sola. Sono tornata in servizio in un posto dove mi hanno ricollocata e dove sostanzialmente faccio la tappabuchi malpagata. L’Asp mi ha sempre fatto la guerra, la storia dell’indennizzo è solo l’ultima in ordine di tempo”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2019 Riccardo Fucile
CON L’UEFA LEONI E CON LE ARMI…
Il ministro dello Sport italiano Vincenzo Spadafora gliele ha cantate forti e chiare a quei birboni della UEFA: “In qualità di Ministro per lo Sport del Governo italiano, le chiedo di valutare se non sia inopportuno mantenere, ad Istanbul, la finale della Uefa Champions League in programma per il prossimo 30 maggio”, ha scritto in una lettera al presidente dell’Uefa Alexander Ceferin.
Una durissima presa di posizione, di quelle che all’UEFA staranno facendo tremare l’elastico delle mutandine.
Peccato che alla singolare decisione di fare la voce grossa per un evento nel quale l’esecutivo Conte non ha alcuna voce in capitolo non corrisponda poi altrettanta durezza quando si tratta di fare le cose in Italia.
Ieri infatti, a margine del Consiglio Esteri, il ministro Luigi Di Maio ha annunciato il blocco con il trucco alla vendita delle armi in Turchia: dopo aver auspicato come se non ci fosse un domani insieme al ministro della Difesa Guerini e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte l’embargo totale alla vendita di armi, la montagna ha partorito il toposorcio dello stop ai contratti futuri salvaguardando quelli in essere. Questo perchè l’Italia voleva in primo luogo ottenere un embargo totale che non avrebbe messo in pericolo gli interessi delle aziende italiane (se viene bloccato l’intero export, nessuno in Europa ci guadagna era il ragionamento — sbagliato, perchè nel mondo ci sono altre aziende concorrenti) e in secondo luogo tutelare i contratti in essere. Non avendo ottenuto il primo obiettivo nel Consiglio Esteri, ha ripiegato sul secondo.
E, bisogna dirlo forte e chiaro, lo ha fatto perchè le aziende che vendono armi alla Turchia sono di fatto delle controllate dello Stato.
Secondo la Rete Italiana per il Disarmo le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 ATAK (61 gli esemplari venduti nel 2010) prodotti dalla TAI, la Turkish Aerospace Industry. Si tratta di elicotteri da combattimento che sono di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Agusta-Westland, una società che fino al 2015 era controllata da Finmeccanica e che dal 2017 è entrata a far parte della divisione elicotteri di Leonardo.
Il maggiore azionista di Leonardo è il Ministero dell’Economia e delle Finanze al cui interno oltre ad Agusta-Westland sono confluite anche altre società specializzate nella produzione di armamenti come Alenia Aermacchi e la storica OTO Melara.
Insomma, con la UEFA leoni e con le armi…
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 15th, 2019 Riccardo Fucile
SONO PARTECIPATE DI STATO, IL GOVERNO PREFERISCE GLI AFFARI ALL’EMBARGO
L’offensiva lanciata dalla Turchia contro le milizie curde in Siria ha sollevato la questione della fornitura
di armi ad Ankara.
L’esercito turco è il secondo esercito della NATO per numero di uomini e secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) nel 2018 ha speso 19 miliardi di dollari in armamenti (pari al 2,5% del PIL). Una parte di quelle forniture militari proviene dal nostro Paese.
L’Italia lo scorso anno ha concesso 70 autorizzazioni di esportazione in Turchia per un totale di circa 360 milioni di euro. E mentre altri paesi come Germania, Norvegia e Finlandia hanno già fermato l’esportazione di armi verso la Turchia l’Italia non ha ancora preso una decisione.
E se non lo ha fatto è per una ragione ben precisa: perchè le aziende che vendono armi alla Turchia sono di fatto delle controllate dello Stato.
Ma quali sono le aziende italiane che vendono armi alla Turchia?
Secondo la Rete Italiana per il Disarmo le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 ATAK (61 gli esemplari venduti nel 2010) prodotti dalla TAI, la Turkish Aerospace Industry.
Si tratta di elicotteri da combattimento che sono di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Agusta-Westland, una società che fino al 2015 era controllata da Finmeccanica e che dal 2017 è entrata a far parte della divisione elicotteri di Leonardo. Il maggiore azionista di Leonardo è il Ministero dell’Economia e delle Finanze al cui interno oltre ad Agusta-Westland sono confluite anche altre società specializzate nella produzione di armamenti come Alenia Aermacchi e la storica OTO Melara.
Gli affari di Leonardo in Turchia
Alenia Aermacchi, sempre secondo i dati della Rete Disarmo, ha venduto alla Marina turca gli ATR72-600 TMUA (acronimo per Turkish Maritime Utility Aircraft). Si tratta di aerei multiruolo per il pattugliamento che nella versione turca è chiamato Meltem III. Il primo esemplare di TMUA è stato consegnato nel 2013.
La Marina Turca — si legge sul sito di Alenia Aermacchi «ha ordinato un totale di otto esemplari di ATR72, due in versione TMUA e sei in versione da pattugliamento marittimo e per la lotta antisommergibile, denominati ATR72-600 TMPA (Turkish Maritime Patrol Aircraft)». Alenia prevedeva di consegnare il primo TMPA nel febbraio del 2017 e di completare la fornitura entro il 2018.
Leonardo, che nel 2017 era il nono player a livello globale per la vendita di armamenti dopo i colossi americani, il consorzio Airbus e la francese Thales, in Turchia avrebbe dovuto vendere 30 F-35, il caccia multiruolo di quinta generazione che ha fatto tanto discutere il M5S.
La commessa però si è interrotta quando nel luglio scorso Ankara ha deciso di acquistare il sistema di difesa antiaerea di fabbricazione russa S-400.
Una decisione che ha spinto gli Stati Uniti a far uscire la Turchia dal programma F-35 (era previsto l’acquisto di almeno 70 velivoli) interrompendo l’addestramento dei piloti turchi. La ragione è che integrando il sistema S-400 all’interno del sistema di difesa NATO i russi avrebbero potuto essere in grado di “leggere” i tracciati radar del F-35 che è dotato di tecnologia stealth. Sempre Leonardo partecipa ad una commessa militare che prevede la fornitura di 30 elicotteri T129 da parte di Turkish Aerospace al Pakistan.
Leonardo, che ha un ufficio ad Ankara, cita il T129 come uno dei principali esempi di partnership commerciale con la TAI.
Altri sono lo sviluppo di sistemi integrati di sorveglianza marittima. la fornitura di radar alle forze aeree e la fornitura di trenta cannoni navali Otobreda 76/62 trentacinque Otobreda 40/70 alla guardia costiera e alla marina militare turca. Anche l’italiana Beretta ha rapporti con la Turchia.
La controllata Stoeger produce ad Istanbul fucili e pistole, nel 2005 ha ottenuto la licenza alla produzione di armi dal Ministero della Difesa mentre nel 2002 la Beretta ha vinto una commessa per la fornitura di 40.000 pistole modello 92 alla Polizia turca.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2019 Riccardo Fucile
I CURDI CONTRATTACCANO E RIPRENDONO RAS AL AYN
Morti e violenze senza sosta: l’esercito turco continua a bombardare alcuni villaggi per cominciare a stringere d’assedio Kobane
Dalle prime ore dell’alba colpi hanno raggiunto i centri di Savekt, Bobyan, Kohor Korrya, Shakfat a ovest della città di Kobani.
I curdo-siriani delle SdF sostengono di aver reagito. Le autorità del Rojava hanno detto anche che i jihadisti delle formazioni filo-curde hanno tentato di infiltrarsi da Jarablus attraverso il fiume Eufrate fino alla sponda orientale del fiume, ma l’Sdf ha respinto il tentativo e fallito
Nelle aree di Manbji ci sono stati scontri tra i mercenari del sedicente Esercito nazionale siriano pagato da Ankara e I curdi appoggiati dalle forse di Assad.
Due civili sono stati uccisi e tredici dono i feriti. Anche i bambini.
La presenza di militari dell’esercito di Assad giunti in soccorso dei curdo-siriani dopo l’accordo con Damasco potrebbe cambiare il quadro della situazione.
L’alleanza curdo-araba delle Forze democratiche della Siria (Sdf) ha ripreso il controllo di Ras al-Ayn. Lo hanno riportato gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo quanto riferisce la tv satellitare al-Arabiya. Il ministro turco della Difesa, Hulusi Akar, aveva confermato che Ras al-Ayn era sotto il controllo di Ankara.
La Turchia ha aggiornato il bilancio dell’ ‘Operazione fonte di pace’ avviata lo scorso 9 ottobre nel nord della Siria. Secondo il ministero della Difesa di Ankara, sono 595 i “terroristi neutralizzati” dall’inizio dell’offensiva. Si tratta, stando al ministero, di miliziani curdi del “Pkk/Pyd-Ypg”. I militari turchi usano il termine “neutralizzati” per indicare i miliziani uccisi o catturati.
(da agenzie)
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