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POMEZIA, LA CONSIGLIERA PD PRESA A SPALLATE E MINACCIATA DAL CAPOGRUPPO DELLA LEGA NELL’AULA CONSIGLIARE: “VIOLENZA INACCETTABILE”

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

“MI HA MINACCIATA E COLPITA PIU’ VOLTE”… LA SINDACA DI CENTRODESTRA NON SOSPENDE NEANCHE LA SEDUTA

«Mi si è parato davanti, mi prendeva a spallate, spingendomi e ripeteva a denti stretti: non ti azzardare mai più». Rosaria Del Buono, consigliera pd di Pomezia è appena tornata dal pronto soccorso, la sua voce è lievemente incrinata mentre racconta l’aggressione che ha appena subìto dal collega Fabrizio Salvitti, capogruppo della Lega del comune vicino la Capitale.
Al suo fianco si è immediatamente schierato il Partito Democratico che sui sociale ha denunciato la vicenda. «Il colmo è che stavamo discutendo una nostra mozione sull’istituzione del ‘muro della gentilezza’, dove portare abiti per lasciarli a disposizione dei clochard e delle persone fragili. – riassume con difficoltà quei minuti in aula Del Buono – La maggioranza si opponeva e io li ho accusati di non avere compassione degli ultimi. Poi sono uscita un attimo dall’aula e rientrando, sulla porta, davanti ai vigili, mi sono trovata davanti al viso Salvitti».
«Violenza assurda, sono sconvolta»
Il capogruppo della Lega di Pomezia, comune guidato dal centrodestra e dalla sindaca Veronica Felici, si è avvicinato alla Del Buono per poi colpirla più volte con la spalla. «Mi sussurrava a denti stretti che non mi dovevo azzardare mai più, mi prendeva a spallate, io ero senza parole. – racconta ancora la consigliera Pd – Gli ho ripetuto più volte di non toccarmi, ma non smetteva, finché si è allontanato. Sono tornata al mio banco, ma ero sotto choc. Tutti hanno visto cosa fosse successo ma la maggioranza ha deciso di andare avanti con il consiglio. Sono dovuta uscire, mi sentivo male. Non riesco a credere che si possa arrivare a tale violenza invece di discutere i problemi»
La solidarietà di colleghi e partito
Un gesto che ha colpito molti che hanno assistito alla scena, che stanno esprimendo solidarietà alla consigliera: «Una scena di violenza, mai vista prima, avvenuta a pochi passi dalla prima cittadina Veronica Felici che non ha avuto la dignità di intervenire. – la nota condivisa dai dem di Pomezia – La consigliera Del Buono, agitata e provata dall’episodio, si trova ora presso un punto di primo soccorso. Il Partito Democratico, a nome di tutti i propri dirigenti e consiglieri comunali, esprime sostegno a Rosaria e dura condanna contro la maggioranza di centrodestra a Pomezia che governa la città con metodi
inaccettabili per un vero confronto democratico».
«Fatto gravissimo dentro un’istituzione»
«L’aggressione di una consigliera comunale del Pd da parte del capogruppo della Lega, avvenuta oggi a Pomezia durante un consiglio comunale, è un fatto gravissimo. Non si può portare la violenza dentro le istituzioni. Piena solidarietà alla consigliera Del Buono.» Lo scrive sui social network la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità del Partito Democratico.
L’aggressione sarebbe avvenuta oggi durante una seduta del Consiglio Comunale della cittadina alle porte di Roma. L’accaduto è stato stigmatizzato anche dalla consigliera regionale del Pd, Emanuela Droghei: «Quanto avvenuto a Pomezia, durante lo svolgimento consiglio comunale, è grave, ma non stupisce: purtroppo questa destra sa solo aggredire. Un abbraccio alla consigliera Pd Rosaria Del Buono, Che ha semplicemente sostenuto un normale dibattito politico. Ancora più grave che nonostante l’accaduto, il consiglio comunale sia ripreso per volontà dei consiglieri del centrodestra che evidentemente considerano tutto normale. Del resto non è la prima volta che si registrano atteggiamenti intimidatori verso rappresentanti della minoranza. Sono molto preoccupata per questi fatti perché non si può avere paura di fare i consiglieri comunali. E sono molto preoccupata del silenzio della Sindaca. Chi tace è sempre complice»

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QUANDO ALESSANDRO GIULI MOLLA L’IDEALISMO FASCISTA E DIVENTA LEGHISTA: “IL SOLE DELLE ALPI È IL SIGILLO CHE ‘LEGA’ L’ITALIA DEI POPOLI SOVRANI E PER DECRETO DIVINO LA SALVERÀ DALLA SCONFITTA E DALL’ESTINZIONE”

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

NEL 2018 IL PROGRAMMA CULTURALE DEL CARROCCIO FU PARTORITO DALLA FERVIDA MENTE DEL MINISTRO BASETTONI, ECCOLO

Nella storia di una nazione giunge un momento in cui l’anima del popolo si ridesta, si rivolta e dice BASTA. Da quel momento i nemici della nazione hanno le ore contate
Quest’anima non conosce la lingua del politicamente corretto, le mediazioni astratte degli intellettuali, i compromessi della bassa politica: è una forza immateriale composta dalle vicende eroiche e dalle ossa calcinate degli avi antichi che, reimmesse sotto forma molecolare nella fisica della natura, veicolano legami famigliari, identità gentilizie, tradizioni popolari, inclinazioni collettive, virtù personali.
L’insieme di tali caratteri costituisce nel tempo un invisibile campo di forze, molteplici centri di energia (monumenti, liturgie, feste, abitudini condivise, idiosincrasie spontanee), vortici d’influenze latenti che si addensano nel sottofondo biologico, ambientale e spirituale di una data stirpe.
Da questo serbatoio, nell’equilibrio delle differenze riconducibili alle varie etnie sedimentate dai millenni, nasce e si manifesta la cultura profonda di una nazione, espressione di un’intelligenza superiore che tutto riconduce a Unità: il Genio della Patria, custode alla terra dei Padri.
Il Genio, come dice il nome stesso, è la forza archetipica generatrice delle forme, il fuoco che feconda la terra, il seme che propaga le generazioni. Una presenza superiore e silenziosa che nei periodi di pace si produce in forme artistiche, poetiche, musicali; e che nei periodi drammatici della storia patria deve necessariamente manifestarsi come il limite invalicabile oltre il quale i nemici della Patria non possono avanzare, perché un manipolo di uomini sbarra il passo ai barbari e trasforma la calamità naturale nell’occasione per il riscatto.
Come un reagente chimico che galvanizza una sostanza di base altrimenti inerte, il pericolo innesca l’evocazione e l’accorrere del Genio patrio: un capo politico o spirituale, un movimento di massa, una corrente religiosa, un esercito in armi, non sono che l’aspetto contingente mediante il quale tale Genio si manifesta. Di regola la sua presenza è segnalata dalla scelta più o meno consapevole di un simbolo: lo stendardo di una forza metafisica che trascende lo spazio e il tempo.
Uno di questi simboli è il così detto Sole delle Alpi, di cui la Rosa Camuna è una variante stellare, il Fiore a sei raggi che richiama alla memoria la nobiltà delle genti boreali. Lo si ritrova nell’Europa centrale, sugli scudi dei guerrieri italici villanoviani, sulle maschere dei Sardi, sui cippi funerarii degli Umbri, sulle statue-stele degli antichi Dauni sul Gargano, sui pavimenti romani di Piazza Armerina in Sicilia.
E’ il sigillo che “lega” l’Italia dei popoli sovrani e che, per decreto divino, la salverà dalla sconfitta e dall’estinzione. Ogni proposta, ogni prospettiva culturale e di governo che non voglia ridursi a chiacchiera infeconda, deve muovere da tali
(da Dagoreport)

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URSO QUERELA “DOMANI” E CONTESTA L’ARTICOLO SUI FONDI ASSEGNATI ALLA SOCIETÀ “ONE MORE PICTURES”, FONDATA DA MANUELA CACCIAMANI, (VICINA AD ARIANNA MELONI): “L’ITER PER L’ASSEGNAZIONE DEL BANDO RISALE AL 5 LUGLIO 2022, CIOÈ QUANDO ERA IN CARICA IL PRECEDENTE GOVERNO”

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

LA REPLICA DI “DOMANI”: “LA RICOSTRUZIONE OMETTE CHE L’ULTIMA FIRMA SUL PROVVEDIMENTO È STATA LA SUA. POI LA SOCIETÀ DI CACCIAMANI HA RICEVUTO RISORSE ATTRAVERSO ALTRI BANDI PUBBLICATI DEL MIMIT, SOTTO LA GUIDA DI URSO

Adolfo Urso annuncia la querela contro Domani. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy contesta l’articolo sui fondi assegnati alla società One more pictures, fondata da Manuela Cacciamani, attuale amministratrice delegata di Cinecittà, concentrandosi su un unico bando. Dice che l’iter è del precedente governo, quindi è stato l’allora ministro Giancarlo Giorgetti a provvedere alla conclusione.
«La determina di approvazione della graduatoria relativa al bando del ministero dello Sviluppo economico sul 5G in cui si ammette al finanziamento la citata società, firmata dall’allora direttore generale, risale infatti al 5 luglio 2022, cioè quando era in carica il precedente governo e il partito Fratelli d’Italia era all’opposizione», ha scritto, in una nota, Urso in cui annuncia di aver dato mandato ai legale per le azioni del caso.
La ricostruzione, però, omette che l’ultima firma sul provvedimento è stata la sua.
La somma finale (un milione di euro per il raggruppamento di imprese che aveva One more pictures come capofila) è stata erogata grazie alla determina del 28 giugno 2023, come si legge dal documento pubblicato nella sezione trasparenza del sito del Mimit e che indica la «rimodulazione della quota di finanziamento dei progetti di tipo A ammessi al finanziamento». Nei progetti di tipo A rientrava anche quello proposto dalla One more pictures per lo spettacolo Jackal meta show.
Ma al netto della singola vicenda, la società di Cacciamani (che appena ha ceduto le quote della sua società al compagno e socio, Gennaro Coppola) ha ricevuto risorse attraverso altri bandi pubblicati del Mimit, sotto la guida di Urso.
Aspetto su cui il ministro ha sorvolato soffermandosi su un unico caso. Tra questi c’era il bando sulla «tecnologia 5G, progetti di sperimentazione e ricerca», vinto dalla proposta che vedeva l’Università di Padova come capofila e che è stato portato avanti insieme a vari attori.
Da questo bando (da 11 milioni di euro totali), ossia con le risorse del Mimit, è scaturita la collaborazione tra la fondazione Maxxi e la One more pictures per garantire il tour virtuale all’interno del museo e che ha portato nelle casse della società di Cacciamani 290mila euro.
(da EditorialeDomani)

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C’È ANCHE UN SINDACO DI CECCANO DI FRATELLI D’ITALIA, ROBERTO CALIGIORE, TRA GLI ARRESTATI NELL’INCHIESTA SUGLI APPALTI PILOTATI FINANZIATI CON I FONDI UE: È ACCUSATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE FINALIZZATA ALLA CORRUZIONE

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

NEL MIRINO CI SONO BANDI PER 5 MILIONI DI EURO, AFFIDATI CON PROCEDURA NEGOZIATA E SENZA PUBBLICARE IL BANDO… INDAGATO ANCHE IL PRESIDENTE DELAL PROVINCIA DI CASERTA, GIORGIO MAGLIOCCA (FORZA ITALIA)

Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore (Fratelli d’Italia) si trova agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta denominata The Good Lobby coordinata dall’ufficio di Roma della Procura Europea.
A firmare il provvedimento è stata la giudice delle indagini preliminari di Frosinone Ida Logoluso. L’indagine riguarda un giro di appalti finanziati dal Pnrr e che si sospetta siano stati pilotati. Con il sindaco sono indagati due geometri comunali, tre ingegneri, due architetti, due commercialisti, un avvocato, due imprenditori.
Per tre dei professionisti coinvolti è stato disposto il divieto di esercitare la professione, per altri due professionisti ed una cooperativa è stato emesso il divieto di partecipare a bandi.
Caligiore, 55 anni originario di Siracusa, è luogotenente pilota dei carabinieri in servizio al Reparto Volo di Pratica di Mare, impegnato nel sociale e nelle associazioni di volontariato ed è al suo secondo mandato come sindaco di Ceccano .
Il primo era cominciato nel 2015 ma si era concluso dopo quattro anni con la sfiducia firmata da tre esponenti della sua maggioranza civica di centrodestra insieme all’opposizione di centrosinistra unita.
Alle successive elezioni nel 2020 era stato rieletto al primo turno e subito dopo aveva aderito a Fratelli d’Italia. Pluridecorato, ha partecipato a diverse missioni di peace keeping ed è laureato in ‘Scienze delle Pubbliche Amministrazioni’
I carabinieri del Comando Provinciale di Caserta – Reparto Territoriale di Aversa – stanno effettuando da questa mattina delle perquisizioni presso la sede della Provincia di Caserta in area Saint Gobain, in particolare negli uffici del presidente Giorgio Magliocca, che è indagato, e dei settori edilizia e viabilità, nell’ambito di un’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere su un sistema di appalti in cambio di tangenti.
Oltre alle 13 misure cautelari nei confronti di appartenenti ad una presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per l’aggiudicazione di appalti finanziati col Pnrr e per l’accoglienza dei migranti che ha portato agli arresti, tra gli altri, del sindaco di Ceccano, il Gip del tribunale di Frosinone ha disposto il sequestro di circa 500mila euro agli indagati.
Dall’indagine, condotta dalla squadra mobile di Frosinone e coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia, è emerso come soggetti esterni all’amministrazione comunale sono riusciti a pilotare importanti appalti, con la complicità del sindaco e di altri settori comunali nei quali venivano gestiti i fondi. In questo modo l’associazione, dicono gli inquirenti e gli investigatori, avrebbe gestito illecitamente una serie di concessioni pubbliche e appalti per un valore di circa 5 milioni.
Nel mirino sono finiti appalti per circa 5 milioni di euro: i lavori di riqualificazione del centro storico (666.500 euro), la messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico della scuola elementare di Borgo Berardi (440.000 euro), i lavori di restauro del Castello dei Conti (1,386.milioni).
Tutti erano stati affidati con procedura negoziata senza la previa pubblicazione del bando di gara: a renderlo possibile – secondo quanto sostenuto dall’amministrazione in Consiglio Comunale – era stato il decreto Sblocca Cantieri. La Procura Europea ha indagato soprattutto sull’appalto per i servizi di accoglienza integrata per richiedenti asilo e rifugiati
Nei tre anni dal 2021 al 2023 la cooperativa che ha ottenuto il servizio ha incamerato 1,5 milioni di euro; nel solo 2022 la coop ha affidato e pagato lavori di pulizia per 60mila euro ad una delle società ritenute all’interno dell’associazione per delinquere. Stando alle accuse il denaro delle tangenti veniva ripulito attraverso un sistema di fatturazioni e bonifici fatti ad aziende fittizie, veniva monetizzato e consegnato a mano ai vertici dell’associazione.
È stato ricostruito attraverso una lunga serie di accertamenti finanziari e bancari condotti dalla Sezione indagini patrimoniali dello Sco della Polizia di Stato. Buona parte del denaro arrivava dai fondi Pnrr e da fondi Ue per la gestione dei migranti: da qui la competenza in capo alla Procura Europea. Il sindaco Caligiore ora sta valutando se rassegnare le dimissioni o lasciare l’amministrazione nelle mani del vicesindaco.
(da agenzie)

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VOGLIONO INTIMIDIRE I GIUDICI: “SPERO QUALCUNO TI SPARI PRESTO”. MINACCE DI MORTE A SILVIA ALBANO, IL MAGISTRATO CHE HA SMONTATO CON UNA SENTENZA IL PROGETTO DEI CPR IN ALBANIA

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

LA CAMPAGNA SOVRANISTA DI DISCREDITO HA CONTRIBUITO A COSTRUIRE UN CLIMA DI ODIO: I MAGISTRATI CHE APPLICANO LA LEGGE COSTRETTI A VIVERE SOTTO SCORTA

Una trentina di messaggi minacciosi al giorno inviati sia alla mail di Magistratura democratica, di cui è presidente, che alla sua istituzionale. Sono quelli che sono stati recapitati alla magistrata Silvia Albano, uno dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma che questa mattina ha depositato una denuncia in Procura.
Le minacce di morte sono state pubblicate anche sui social. Frasi esplicite come “magistrato militante e corrotto, spero che qualcuno ti spari molto presto, sará un giorno di gioia e festa” o “la toga rossa Albano fa politica e non fa trattenere i clandestini in Albania”. Minacce rivolte anche ai magistrati di Palermo e in particolare ai pm del processo Open Arms. La denuncia porterà all’apertura di un fascicolo con la contestuale trasmissione, per competenza, alla Procura di Perugia.
“Abbiamo la prova che alzare il livello dello scontro alimenta la confusione, l’odio e non giova a nessuno. Non possiamo additare i magistrati come nemici del popolo, è un messaggio che inquina il dibattito pubblico. Ora tutti abbassino i toni, basta attacchi personali”. Così il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia all’ANSA commenta le minacce di morte ricevute dalla giudice Silvia Albano.
(da agenzie)

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GIORGIA MELONI FA UN REGALINO AI BERLUSCONI: IL TAGLIO DEL CANONE RAI DA 90 A 70 EURO È SPARITO DALLA LEGGE DI BILANCIO: LA MISURA ERA STATA ANNUNCIATA IN CONFERENZA STAMPA IL 16 OTTOBRE SCORSO, MA POI È STATO SBIANCHETTATO DAL TESTO DELLA MANOVRA

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

IL TAGLIO, PROMOSSO DA SALVINI, SAREBBE UNA FREGATURA PER MEDIASET (LA CONSEGUENZA SAREBBE UN AUMENTO DEL TETTO PUBBLICITARIO, A DANNO DELLE TV PRIVATE)

Non è presente nel testo della legge di bilancio inviato alle Camere la conferma del taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, deciso nella manovra dello scorso anno e valido per il 2024.
La conferma della misura era stata annunciata in conferenza stampa il 16 ottobre scorso.
Il taglio potrebbe dunque essere inserito nel corso del percorso parlamentare.
Nella passata manovra l’ammontare del canone, su spinta della Lega, era stato “rideterminato in 70 euro per il 2024”.
Il testo aveva nel contempo previsto un contributo per lo sviluppo del servizio pubblico di 430 milioni di euro, sempre per il 2024.
(da agenzie)

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MENTRE I SOVRANISTI RISCHIANO SOLO IL RIDICOLO, I MAGISTRATI RISCHIANO LA PELLE: IL GIP DI LECCE, MARIA FRANCESCA MARIANO, HA SUBÍTO NUOVE MINACCE, DAVANTI AL TRIBUNALE È STATA TROVATA UNA SUA FOTO, PRESA DA UN GIORNALE, CIRCONDATA DAL DISEGNO DI UNA BARA

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

LA GIUDICE È GIÀ SOTTO PROTEZIONE DOPO CHE LE ERA STATA RECAPITATA UNA TESTA DI CAPRETTO CON UN COLTELLO INFILZATO…IL PIANO PER UCCIDERLA DI UN DETENUTO, CHE HA FINTO DI COLLABORARE PER ESSERE INTERROGATO E ACCOLTELLARLA

Nuova intimidazione al gip di Lecce Maria Francesca Mariano, da oltre un anno sotto scorta per le continue minacce di morte ricevute. Ieri, nell’aula di udienza dove Mariano era impegnata come gup, è stata trovata la foto del giudice, presa da un quotidiano locale, circondata dal disegno di una bara fatto con un pennarello nero, con tanto di croci.
Il ritaglio di giornale – spiega il Nuovo Quotidiano di Puglia – sembrerebbe riguardare un’inchiesta salentina, sempre di mafia, da poco giunta a sentenza. Il ritaglio è stato sequestrato e consegnato ai poliziotti della squadra Mobile, coordinati dalla Procura di Potenza, che indagano sulle intimidazioni ricevute dalla magistrata assieme alla pm della Dda di Lecce Carmen Ruggiero.
Entrambe nei mesi scorsi sono state destinatarie di lettere intimidatorie con minacce di morte, e anche di tentativi di aggressione durante gli interrogatori. A Mariano, nel febbraio scorso, venne recapitata una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto su cui era scritto ‘Così’: la testa dell’animale fu lasciata davanti alla porta della sua abitazione.
Un detenuto, inoltre, hanno accertato le indagini, avrebbe finto di voler collaborare con la giustizia solo per essere interrogato dalla pm Ruggiero e per tagliarle la gola durante l’incontro. Il piano, poi fallito, sarebbe stato ideato dal 42enne Pancrazio Carrino, uno degli indagati coinvolti nell’operazione chiamata ‘The Wolf’ che portò la magistratura salentina, nel luglio 2023, a smantellare il clan Lamendola-Cantanna, ritenuto vicino alla Scu. Il bersaglio era proprio la pm Ruggiero, che ottenne dalla gip Mariano l’arresto di 22 persone. Da questi arresti sono cominciate le minacce di morte per le due magistrate.
(da agenzie)

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ORA E’ UFFICIALE, IL “SACRIFICO SENZA PRECEDENTI” DELLE BANCHE E’ UNA PRESA PER IL CULO

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

IN REALTA’ NON ESISTE, E’ SOLO UN PRESTITO A COSTO ZERO

Che il contributo delle banche alla legge di bilancio alla fine si sarebbe ridotto più o meno a una partita di giro a costo quasi nullo, lo si è era capito già nelle scorse settimane, nonostante i roboanti annunci del governo, dopo il varo della manovra.
Ora che il testo è arrivato in parlamento, sono le stesse tabelle stilate dai tecnici del ministero dell’Economia a dare corpo e numeri alla reale entità del “sacrificio” del sistema bancario, che sembra essere davvero molto limitato. Ma non solo, leggendo la norma, si scopre come non si tratti affatto di un unicum senza precedenti.
Al contrario, misure simili sono state adottate da tutti gli ultimi governi, senza clamore e ben prima del recente periodo, in cui gli istituti hanno fatto registrare il record di profitti.
Il cuore dell’amichevole “assalto” del governo alle risorse del sistema bancario si trova all’articolo 3 della legge di bilancio. Come già noto, il meccanismo prescelto è quello del congelamento della quota di deduzioni, che annualmente gli istituti usano per ridurre le tasse dovute allo Stato. Secondo la legge, ogni anno le banche possono sottrarre dal reddito sottoposto a Irpes e Irap una cifra pari a una certa percentuale delle loro perdite e svalutazioni maturate sui crediti, nonché dei costi di avviamento. Nel 2025 e nel 2026, invece, secondo quanto stabilito dalla manovra, non potranno farlo. Questi benefici però non andranno persi, ma semplicemente saranno spalmati negli esercizi successivi a quelli del blocco, fino al 2029.
Nell’immediato dunque è vero che ci saranno più tasse per le banche, ma quello che lo Stato incassa di più oggi dovrà ridarlo domani. A testimoniarlo sono proprio le tabelle allegate alla manovra, che stimano un aumento del gettito di Ires e Irap di tre miliardi e 372 milioni fino al 2026, derivante dal blocco delle deduzioni. Ma poi calcolano una perdita esattamente equivalente di introiti, distribuita dal 2027 (quando gli istituti incominceranno a riscattare le deduzioni sospese), fino al 2030. Un gioco a somma zero, che scarica le perdite sui conti (e i governi) del futuro, per avere un po’ più di spazio fiscale nell’immediato.
Un trucco già visto
Il punto è anche un altro: quello che da Meloni e dalla sua maggioranza (Forza Italia esclusa) viene presentato come una mezza impresa – cioè aver convinto il sistema bancario a rinunciare a una quota di sconto fiscale per un paio d’anni – è in realtà un escamotage usato da quasi tutti i governi, nella scorsa legislatura. Lo ha fatto il governo Conte uno nella manovra del 2018, differendo la quota di deduzioni sulle perdite e svalutazioni dei crediti delle banche prevista per quell’anno, al 31 dicembre 2026. Lo ha fatto di nuovo il governo giallorosso con la legge di bilancio del 2019, spostando il benefit al 2022 e spalmandolo anche sui successivi tre anni. E ancora, a marzo 2022, Draghi per trovare le coperture al decreto contro il caro bollette ha congelato i benefici fiscali, distribuendoli poi sui successivi quattro anni. Tutte operazioni passate sotto i radar, non certo spacciate per chissà quale “donazione di sangue” degli istituti. E peraltro avvenute prima del boom dei tassi d’interesse, che negli ultimi due anni avesse fatto gonfiare i bilanci del sistema, mettendo al centro del dibattito il tema di un possibile prelievo (mai arrivato) sui profitti.
Lo stesso governo Meloni nella manovra dello scorso anno aveva messo in atto una rinvio delle deduzioni, ma solo per una parte minima della porzione prevista. Ora invece il centrodestra propone un intervento più simile a quelli del passato nella forma (sospensione completa delle agevolazioni), ma decisamente più ampio per dimensioni, anche se comunque con un impatto nullo a lungo termine sui conti dello Stato. Si tratta insomma sempre di un prestito, gravoso nell’immediato per carità, ma che certo il sistema bancario si può permettere, dopo due anni di guadagni alle stelle. Un atto di minima riconoscenza all’esecutivo, che l’anno scorso ha consentito alle banche di non pagare la tassa si cosiddetti extraprofitti, permettendo invece di accantonare quanto dovuto nei propri bilanci.
Cosa rimane, allora? L’unico vero incasso netto per lo Stato viene da una clausola, contenuta al comma 5 dell’articolo 3 della manovra. Per il 2025, è stabilito un vincolo relativo a un altra possibilità offerta alle banche, per abbattere il loro reddito tassabile: quella di sottrarre dall’imponibile, perdite ed eccedenze fiscali, maturate nei precedenti esercizi. Il prossimo anno, lo potranno fare solo per un limite massimo del 65 percento del reddito totale. Il tetto permetterà allo Stato di incassare 695 milioni di euro aggiuntivi dall Ires. Questa cifra – al netto di possibili prossimi recuperi futuri – è l’unico vero contributo delle banche alla legge di bilancio. Altro che i quattro miliardi sventolati dall’esecutivo. Ancora una volta, le stesse tabelle del ministero dell’Economia parlano chiaro
(da Fanpage)

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RITRATTO DI MARCO CARNABUCI, IL MARITO DI FRANCESCO SPANO: IL SUO INCARICO AL MAXXI È COSTATO IL POSTO AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO GIULI DIMESSOSI DOPO LO SCOOP DI “REPORT”

Ottobre 24th, 2024 Riccardo Fucile

AVVOCATO PALERMITANO DI 45 ANNI, SPECIALIZZATO IN DIRITTO PENALE, HA COLLABORATO CON MAXXI GIÀ DAL 2018 AL 2021 COME RESPONSABILE DEI DATI PERSONALI, QUANDO A PRESIEDERLO C’ERA GIOVANNA MELANDRI… DURANTE LA PRESIDENZA GIULI, CARNABUCI VIENE NUOVAMENTE RECLUTATO DAL MUSEO COME CONSULENTE SPECIALISTICO A 14MILA EURO L’ANNO. IL PROBLEMA È CHE AL MAXXI IN QUELLA FASE C’È ANCHE SPANO

Avvocato palermitano di 45 anni, specializzato in diritto penale. Esperto in materia di privacy e consulente giuridico nell’ambito dei diritti. E a giudicare dal curriculum non proprio un uomo di destra. Ecco chi è Marco Carnabuci, il marito di Francesco Spano: il suo incarico al Maxxi è costato il posto al capo di gabinetto del ministro alla Cultura Giuli.
Il legale, che figura tra gli esperti di Federculture, collabora con il museo romano progettato da Zaha Hadid già dal 2018 al 2021 come responsabile dei dati personali, da quando a presiederlo c’era Giovanna Melandri. Dal 2018 è anche consulente per la compliance aziendale nella fondazione per il sociale da lei presieduta, “Human Foundation, Do and think tank”.
A marzo del 2023 – durante la presidenza Giuli – Carnabuci viene nuovamente reclutato dal museo come consulente specialistico per la predisposizione del MOG (modello organizzazione di gestione) a 14mila euro l’anno. Il problema è che al Maxxi in quella fase c’è anche Spano. Inevitabile l’accusa di conflitto di interessi. Anche se racconta chi c’era, lo stesso Carnabuci veniva presentato alla dirigenza come “il compagno” del segretario generale. Tutto alla luce del sole insomma, per quel che vale a questo punto della vicenda.
Comunque nella capitale, dal 2018 Carnabuci collabora anche con la Fondazione musica per Roma, che gestisce l’Auditorium Parco della Musica, come responsabile della protezione dei dati personali.
Attivo nell’ambito dei diritti, in particolare Lgbtqi+, Carnabuci svolge attività di assistenza giudiziaria in favore delle vittime di comportamenti discriminatori. Lo fa nel gruppo di lavoro “Impresa e Diritti Umani” presso il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Fortemente impegnato nel sociale, è stato componente del direttivo dell’associazione Rete Lenford, avvocatura per i diritti Lgbtqi+, che offre sostegno alle vittime di abusi per ragioni discriminatorie. Ha relazionato in numerosi convegni sul tema dei diritti civili.
(da La Repubblica)

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