ALTRO CHE STOP A IMU E IVA: IN ARRIVO UNA MAXI-MANOVRA PER EVITARE IL CRAC D’AUTUNNO
L’ITALIA RISCHIA DI DOVER RISTRUTTURARE IL DEBITO PUBBLICO NEI PROSSIMI SEI MESI… RISCHIO MANOVRA CORRETTIVA DA 20-30 MILIARDI AD OTTOBRE
Quando a marzo Angelo Guglielmi, il capo degli analisti di Mediobanca Securities, ha detto che alle banche italiane servivano una bad bank e almeno 20 miliardi di euro, i banchieri dell’Abi si sono parecchio risentiti.
È uscito anche un apposito retroscena anonimo sul sito Dagospia per trasmettere l’irritazione del direttore generale della lobby bancaria, Giovanni Sabatini.
In campagna elettorale Guglielmi aveva firmato un’analisi in cui spiegava che un forte risultato di Beppe Grillo e del Pdl avrebbe creato le condizioni per cui l’Italia chiedesse aiuto europeo, i partiti non l’hanno presa molto bene, e a Mediobanca hanno deciso di tenere un profilo più discreto nella comunicazione delle analisi realizzati da Guglielmi e dal team di analisti londinesi che lavorano a Mediobanca Securities.
Il Report nel quale si sostiene che l’Italia rischia di dover ristrutturare il debito pubblico nei prossimi sei mesi, è stato preso molto sul serio, al ministero del Tesoro lo stanno studiando da giorni.
La dimostrazione che l’analisi di Guglielmi è fondata sta nei numeri.
Mentre il governo litigava su Iva e Imu, venerdì sui mercati succedeva questo: il Btp decennale emesso il 2 maggio 2003 con una cedola del 4,25 per cento e scadenza il primo agosto 2013 pagava un rendimento di 74 punti base.
Cioè prestando alla Repubblica Italiana soldi per un mese circa si incassa lo 0,74 per cento di interesse.
Un Bot a sei mesi emesso il 31 gennaio 2013 con scadenza il 31 luglio, quindi un giorno prima del Btp, pagava invece un rendimento di 48 punti base, cioè 26 punti in meno del Btp.
Rispetto al Bot, il Btp rende il 50 per cento in più.
Come è possibile? Quando c’è uno squilibrio di questo tipo, il mercato di solito tende a chiudere “l’arbitraggio”, cioè vende Bot e compra Btp finchè la differenza non si annulla.
Se il mercato tollera l’inefficienza ci deve essere una ragione.
La spiegazione è che c’è una differenza nascosta tra Btp e Bot.
I Btp sono prestiti a lungo termine, i Bot a breve.
Quando un Paese dichiara un default, anche parziale, e chiede di rinegoziare le condizioni sul suo debito, di solito i prestiti a lungo termine sono coinvolti mentre quelli a breve, usati dalle banche come collaterali (cioè garanzie) per le loro operazioni quotidiane, restano al sicuro. Anche perchè per discutere la ristrutturazione di un debito pubblico ci vogliono tempi lunghi, almeno un anno, e quindi i prestiti a breve nel frattempo vengono tutti rimborsati.
Morale: o c’è una spiegazione di questo fenomeno che è sfuggita ad Antonio Guglielmi e al suo team di analisti, oppure il mercato sta “prezzando” il rischio di una ristrutturazione del debito pubblico italiano nei prossimi mesi.
Questo non significa che il default è certo, ovviamente, ma che gli investitori si stanno cautelando chiedendo rendimenti più elevati per pareggiare il rischio.
Al Tesoro ne sono consapevoli.
“Il fatto che lo spread si sia ridotto non significa che il mercato abbia cambiato radicalmente il suo atteggiamento sulla solvibilità dell’Italia”, scriveva Guglielmi in un report di febbraio.
Per il momento la morfina fornita dalle parole di Mario Draghi, con la sua famosa promessa di un anno fa di difendere l’euro facendo “tutto il necessario” ha sedato i mercati.
Ma molti segnali lasciano intendere che la tregua stia per finire: dalle tensioni dovute alla Federal Reserve americana che sta preparandosi a ridurre gradualmente il sostegno monetario all’economia al miracolo giapponese che non si vede (le riforme promesse dal premier Shinzo Abe non si vedono, e la svalutazione del 6 per cento dello Yen ha un effetto provvisorio), alla recessione europea che peggiora.
Per l’Italia il momento in cui il governo dovrà affrontare le questioni che ora finge di non vedere sarà in autunno.
Il primo problema, implicito nei report di Mediobanca Securities ma di cui sui mercati e nei palazzi si parla da giorni, è una manovra correttiva di almeno 20-30 miliardi di euro.
Il governo ha impostato la politica economica su una recessione da -1,3 per cento, siamo già a -2,4.
Altro che Imu, dopo la fine di agosto sarà questo il tema che, raccontano, preoccupa perfino Mario Draghi alla Bce.
Visto che i tempi coincidono con la probabile sentenza definitiva sul caso Mediaset, Silvio Berlusconi potrebbe accelerare la crisi di governo.
Tutti eventi che faranno salire lo spread e metteranno sotto stress il mercato del debito pubblico, con l’ovvia conseguenza di far soffrire anche le banche la cui salute è legata a quella dei Btp in cui tanto hanno investito.
E le notizie che arrivano dall’Europa sono pessime: la Germania, nei negoziati dell’Ecofin, sta imponendo la sua linea durissima (e non applicata in casa, quando a soffrire erano le sue banche).
Cioè: non sarà l’Europa con l’Esm, il fondo Salva Stati, a ricapitalizzare gli istituti in difficoltà . È l’ora del modello Cipro: tutti i titolari di obbligazioni e strumenti di credito più creativi verranno costretti a convertirli in azioni, e anche lo Stato dovrà farsi carico della sua parte.
Venerdì notte l’Ecofin non è riuscito a trovare un accordo, ma è quella la direzione in cui si va. E per l’Italia sono guai: perchè avrà banche fragili che non possono più permettersi di comprare titolo di Stato per aiutare il governo e uno Stato fragile che non può permettersi di salvarle nel caso il problema delle sofferenze esploda.
E quindi risulta un garante di ultima istanza meno credibile. “Bastano 50 punti di spread in più e crolla tutto”, dice un analista piuttosto preoccupato.
Stefano Feltri
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