BERLUSCONI: «SE ALFANO SE NE VA CI FA UN PIACERE»
IL CAVALIERE ANTICIPA LA CONTA INTERNA E STUDIA DI TRASFERIRE A BONDI TUTTI I POTERI IN FORZA ITALIA…E BERTOLASO, DELL’UTRI E GALAN ANDRANNO PER BOSCHI
Due partiti, due conte interne, una spaccatura imminente.
Con Berlusconi lanciato a tutta velocità verso la crisi di governo, il Pdl è vicino all’implosione.
Settantacinque contro venticinque per cento, esultano i falchi.
No, siamo metà e metà , ribattono gli “innovatori», abbiamo già raccolto 400 membri del Consiglio nazionale.
Oddio, i calabresi hanno seguito Pino Galati e si sono intruppati tutti con Verdini. Non è vero, Giuseppe Scopelliti è ancora incerto.
Le colombe crescono al Senato: erano ventitre il 2 ottobre e sono diventate ieri ventisette.
Voci, veline, controinformazione, patemi notturni, riunioni carbonare e cene separate, come quella di mercoledì notte tra Verdini, Fitto e Saverio Romano da “Settimio” a via dell’Arancio per pianificare l’offensiva finale contro il ministro dell’Interno. L’ultima mossa del Cavaliere – quella di invitare anche gli alfaniani a convergere sul documento partorito dai falchi “lealisti” nell’ufficio di presidenza della scorsa settimana – di fatto è un ultimatum alle colombe: piegatevi o sarete messi alla porta. «A questo punto – ha detto Berlusconi durante il pranzo di ieri con i falchi – se i ministri se ne vanno in blocco, Alfano compreso, ci fanno un favore».
Gli spazi di trattativa si sono esauriti e lo dimostra il fatto che anche i mediatori – Romani, Gasparri e Matteoli – che finora non avevano firmato il documento dei lealisti, ieri hanno aderito rassegnati al peggio.
Si andrà dunque a un Consiglio nazionale drammatico, anticipato alla prima metà di Novembre (esattamente come chiedeva Raffaele Fitto).
E a questo punto non è nemmeno detto che gli “innovatori” di Alfano si presenteranno all’appuntamento, preferendo magari dar vita a un parallelo convegno come Saragat ai tempi della scissione di palazzo Barberini.
Ieri sera il vicepremier, che ormai nei racconti di Berlusconi è diventato «il signor Alfano», si è fatto invitare a palazzo Grazioli per portare una proposta ultimativa: «Siamo tutti con te contro la decadenza, ma il partito è diviso. O c’è una garanzia anche statutaria per la minoranza, oppure è meglio procedere alla creazione di due soggetti politici».
Un’offerta che il Cavaliere non ha preso nemmeno in considerazione, proteso com’è a preparare la via d’uscita dal governo. «Angelino, noi siamo già all’opposizione, te ne rendi conto? Se questa legge di Stabilità non cambia profondamente noi non la votiamo. E voi allora che farete?».
Dopo settimane di “stop and go”, di sbandamenti, sembra che il Cavaliere abbia finalmente ritrovato la sua bussola.
La decisione della giunta per il regolamento a favore del voto palese ha reso infatti ai suoi occhi ormai del tutto irrilevante e scontato l’appuntamento con l’aula del Senato e la decadenza.
Da fuori guiderà la rediviva Forza Italia, di cui sarà presidente. E proprio per cancellare con un ukase tutte le rivalità interne, Berlusconi sarebbe in procinto di affidare pieni poteri a Sandro Bondi, coordinatore unico.
«Se Alfano e i suoi riusciranno a tenere in piedi un governicchio, affari loro. Noi intanto andremo all’opposizione. Ma vedrete che si andrà presto a votare: lo vuole anche Grillo e conviene a Renzi».
Al voto dunque, come capo politico del centrodestra, visto che la condanna gli impedisce la candidatura diretta.
«Le liste – ha anticipato a un amico ricevuto due giorni fa – saranno profondamente rinnovate. Avete visto quanto è stata brava quella renziana, Maria Elena Boschi, a Piazzapulita? Voglio un partito pieno di Boschi».
Il recruiting è affidato a una vecchia conoscenza come Guido Bertolaso, ma a dare una mano ci sono anche Marcello Dell’Utri e Giancarlo Galan.
La voce che corre di bocca in bocca ai piani alti del Pdl riguarda invece la figlia Marina. Al di là delle smentite di rito, sarebbe proprio la manager 47enne a volersi candidare alla premiership a tutti i costi, mentre il padre resta scettico e vorrebbe tenerla al riparo.
Ma i falchi sono tutti con lei: «Se si vota a marzo Marina non si può tirare indietro, sarà una campagna elettorale difficilissima».
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply