BERLUSCONI È RISORTO E ORA DARÀ LE CARTE PURE SULL’ECONOMIA
I NUMERI SULLE RIFORME IN SENATO DICONO CHE FORZA ITALIA È FONDAMENTALE PER LA TENUTA DI QUESTO GOVERNO…. IL MESSAGGIO DI SILVIO SUI CONTI PUBBLICI: “SE SERVE NOI CI SIAMO”
Il Caimano è tornato. Risorto dalle sue ceneri.
Grazie all’assoluzione su Ruby, certo, ma soprattutto alla respirazione artificiale che Matteo Renzi gli ha praticato facendo di lui l’interlocutore principe delle riforme.
A Palazzo Madama i 40 senatori di Forza Italia, ovvero la truppa azzurra al netto dei dissidenti, si è dimostrata determinante per il primo passaggio della riforma. L’ostruzionismo di Lega, Sel e Movimento Cinquestelle, poi, ha fatto il resto, evidenziando ancora di più il peso politico dell’ex Cavaliere.
“Se tutti avessero collaborato, Berlusconi sarebbe stato uno degli interlocutori, così invece è l’unico”, fanno notare da Forza Italia, dove l’apporto di Alfano viene considerato residuale.
“Noi siamo l’unica opposizione responsabile e Renzi lo ha capito. Siamo affidabili più dei suoi. E questo lo faremo pesare”, ha detto ieri l’ex Cavaliere a più di un interlocutore.
A rafforzare ancor di più la posizione del leader azzurro sono i dati economici negativi, dalla disoccupazione al Pil, e le bacchettate giunte in settimana da Mario Draghi e dalla stampa internazionale.
Tanto che lo stesso Berlusconi, durante il loro faccia a faccia, ha paventato all’ex sindaco il rischio che qualcuno in Europa voglia indebolirlo per fargli fare la sua stessa fine del 2011.
Ma più Renzi è debole sul fronte economico — è il ragionamento che si è fatto ad Arcore — più la golden share di Forza Italia sull’esecutivo si rafforza.
E ora, infatti, in attesa che la riforma costituzionale venga incardinata alla Camera (“a fine ottobre potrà essere in Aula e io farò la mia parte”, ha detto Laura Boldrini), è sull’economia che il partito azzurro “aspetta al varco l’esecutivo”, per dirla come Paolo Romani.
Su questo terreno gli azzurri usano una doppia strategia: da un lato bastonano e menano fendenti, dall’altro danno consigli e tendono la mano.
L’ordine da Arcore ai mastini berlusconiani è di attaccare a testa bassa sul “disastro economico”.
Tanto poi c’è sempre un Verdini, un Romani o lo stesso Berlusconi a rendersi disponibile al dialogo. “Senza di noi non ci sono le riforme. Il problema di Renzi è quello di prendere atto che la sua tabella di marcia non esiste più. Lo slide show è finito. Solo l’agenda Berlusconi può essere utile all’Italia”, afferma Maurizio Gasparri.
“Perchè il premier ha messo il turbo sulle riforme e i tempi sull’economia sono da lumaca?”, si chiede Mara Carfagna.
Mentre Brunetta sputa benzina sul fuoco. “Aver collaborato al processo di riforma costituzionale non ci rende affatto complici di un disastro di un governo incapace”, si legge sul giornale on line il Mattinale.
Cannonate verso Palazzo Chigi a cui, sottotraccia, seguono ramoscelli d’ulivo.
“Se la situazione economica trascende, noi ci siamo”, è il messaggio fatto arrivare da Arcore tramite gli ambasciatori Paolo Romani e Denis Verdini, che si muovono all’unisono coordinati dalla felpata regia di Gianni Letta.
Che nelle ultime settimane non ha mai smesso di sentirsi con il presidente Giorgio Napolitano.
Da settembre, dunque, vedremo come il governo dalle due maggioranze (una politica e una “istituzionale”) si muoverà tra Sblocca Italia, Job Acts, legge di Bilancio, riforma della giustizia e riforma costituzionale alla Camera.
E poi c’è sempre l’Italicum, vera cartina di tornasole del dialogo Renzi-Berlusconi. Qui, come spiega Roberto Calderoli, “o Matteo va avanti con Silvio e perde Alfano oppure va avanti con Angelino e perde Berlusconi”.
Trovare un compromesso che vada bene a entrambi non sarà facile.
“La legge elettorale va corretta in modo sostanziale”, ha avvertito ieri Gianni Cuperlo. Dando voce a un malcontento mai sopito anche dentro il Pd.
Che non può essere relegato ai soli dissidenti in Senato.
Malcontento presente anche in Forza Italia. Raffaele Fitto, per esempio, è convinto che ad aiutare Renzi sull’economia gli azzurri rischiano il bagno di sangue.
Ma l’ex Cav nemmeno lo ascolta.
Gianluca Roselli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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