BERLUSCONI SI ARRENDE AL QUIRINALE: “LEGGE DI STABILITA’ E POI MI DIMETTOâ€
IL PREMIER (FORSE) SI FARA’ DA PARTE DOPO IL VIA LIBERA DEL PARLAMENTO ALLE MISURE ANTICRISI… LE OPPOSIZIONI: “VIGILEREMO SUI CONTENUTI”
Silvio Berlusconi è un premier a scadenza: si dimetterà dopo l’approvazione della legge di Stabilità , ma in realtà si è dimesso oggi.
Lo ha promesso al capo dello Stato, ma sulle dimissioni pesa il dubbio legato alla bocciatura da parte della Ue della lettera anti-crisi portata al G20 di Cannes.
Il maxi-emendamento alla legge di Stabilità , infatti, è stato scritto prima del parere negativo espresso il 4 novembre dall’Europa: il Parlamento, a questo punto, cosa dovrà votare?
Un documento nuovo (in cui magari inserire di tutto) o un provvedimento nato già morto?
E quale sarà la strategia dell’opposizione ?
Votare qualsiasi misura pur di ratificare l’uscita di scena promessa da Berlusconi o stoppare tutto, con gravi ripercussioni sui mercati?
Pier Luigi Bersani ha già fiutato l’ipotetica trappola: “Ci riserviamo un esame rigoroso del contenuto dell’annunciato maxiemendamento alla legge di stabilità — ha detto il segretario del Pd — per verificare le condizioni che ne permettano, anche in caso di una nostra contrarietà , una rapida approvazione”.
In attesa di comprendere ciò che sarà , il punto di partenza è il comunicato emesso dall’ufficio stampa di Giorgio Napolitano da cui si è andato in seguito al voto sul Rendiconto dello Stato alla Camera.
Qui, il Cavaliere ha dovuto incassare una verità incontrovertibile: non ha più una maggioranza che lo sostiene.
Il passo indietro è stato certificato direttamente dal Quirinale, con un comunicato che non lascia spazio a ulteriori interpretazioni.
Dopo il voto sul maxi-emendamento — che dovrebbe rappresentare la risposta alle richieste dell’Europa (condizionale d’obbligo dopo le parole di Olli Rehn) — , “il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione”: dal Colle parole chiare, nette, che non ammettono interpretazioni e che tracciano l’uscita di scena di Silvio Berlusconi.
Non un addio definitivo, però.
Il premier, infatti, ha già pronta la sua personale road map, che punta ad un obiettivo ben preciso: cercare di ricompattare ciò che resta della sua maggioranza per cercare di vincere le prossime elezioni, anticipate o meno.
Prima, tuttavia, c’è da rispondere all’Unione europea e per farlo il parlamento dovrà approvare il maxi emendamento alla legge di Stabilità .
In tal senso, il programma sarebbe pronto: martedì 15 novembre il voto al Senato, entro fine mese alla Camera e poi la ratifica del passo indietro di Berlusconi.
L’iter, tuttavia, potrebbe subire un’accelerata decisiva, con un anticipo sulle date del voto.
Da non dimenticare, in tal senso, quanto detto oggi dal commissario europeo agli affari economici Olli Rehn, che dopo la riunione Ecofin di oggi ha certificato la pochezza della lettera del governo italiano all’Ue.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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