BERLUSCONI STUDIA L’ULTIMA MOSSA: “CONGELARE IL VOTO DOPO L’INTERDIZIONEâ€
IL TENTATIVO DI GUADAGNARE ANCORA QUALCHE MESE E’ L’OBIETTIVO DEL CAVALIERE
Le parole più pesanti sono per Napolitano. «Almeno oggi mi aspettavo un piccolo segnale, invece nulla, come al solito, sul Colle c’è solo indifferenza per il mio funerale politico».
Berlusconi lo sapeva bene che sarebbe finita così, tuttavia non si può definire certo un uomo rassegnato. Tutt’altro.
A palazzo Grazioli, nelle stesse ore in cui la giunta lo espelle da palazzo Madama, lui mastica amaro, ma non si arrende. Non è nello stile dell’uomo, pur provato dalle ultime sconfitte politiche.
Tant’è che continua a dire: «Di certo, non mi dimetto prima che si voti la decadenza». Adesso c’è un’ultima trincea da scavare, evitare che il voto della giunta diventi definitivo.
L’obiettivo primigenio è bloccarlo proprio, in seconda battuta c’è il tentativo di rinviarlo il più possibile, sfruttando la prossima decisione della Corte di appello di Milano sull’interdizione, in programma per il 19 ottobre.
Berlusconi sa bene che, in questa ultima partita a scacchi, non dovrà sbagliare una mossa.
Anche in questo caso vorrebbe un segnale incoraggiante dal Colle, ma non si fa troppe illusioni. Il suo jolly è il voto segreto, che già adesso il capogruppo Schifani dà per scontato.
Tant’è che in piena sala stampa precisa: «Ho fatto il presidente per cinque anni e ricordo come in occasione del voto su De Gregorio sia stato proprio Zanda a ricordare al sottoscritto come il voto dovesse essere segreto. E segreto fu».
Voto segreto, il potenziale alleato per Berlusconi, l’incubo per il Pd.
I democratici non fanno mistero di temerlo, ne parlano di continuo riservatamente e ufficialmente, denunciano il pericolo.
Per un Casson che, finita la giunta, spende parole di certezza sul suo partito – «stavolta sono tranquillo, voteremo tutti compatti per la decadenza» – molti altri sono convinti che l’M5S stia tramando nell’ombra, e leggono nel delirante messaggio di Crimi proprio il primo segnale per far saltare la decadenza.
Una parte dei senatori pentastellati potrebbe votare per salvare Berlusconi destabilizzando il Pd.
Su questo, ovviamente, conta Berlusconi.
Il quale però vuole salvare solo se stesso senza far cadere il governo. Un’operazione da vero alchimista e con molte incognite.
Tra queste, c’è il presidente del Senato Piero Grasso e quel sistema democratico che prevede il voto in aula sul calendario dei lavori.
Prima decidono i capigruppo, ma se non sono d’accordo si vota in aula.
Lì la stessa maggioranza del voto in giunta può battere il Pdl.
Se il presidente della giunta Stefà no invia in settimana la sua relazione, da quella seguente ogni giorno è buono.
Anche prima del 19 ottobre. L’unico ostacolo è la richiesta grillina sul voto palese di cui si dovrà occupare la giunta per il regolamento.
Al massimo si va a finire a fine ottobre.
Ma l’ex premier sta tessendo una manovra assai più insidiosa. Mira a guadagnare più tempo per la sua decadenza, che inevitabilmente scatterà quando sarà chiuso l’iter dell’interdizione dai pubblici uffici, la pena accessoria fissata in 5 anni nel primo e secondo grado del processo Mediaset, ma stoppata dalla Cassazione per cui non dovrebbe superare i 3 anni.
L’udienza a Milano è il 19 ottobre. A decisione presa, i giudici dovranno stendere le motivazioni. Ovviamente, la misura è appellabile.
Ma Berlusconi potrebbe anche rinunciare alla Suprema corte. A quel punto toccherebbe al Senato, prima la giunta e poi l’aula, che deve prendere atto dell’interdizione avvenuta, di un Berlusconi che non può più essere parlamentare. Serve un voto, anche in questo caso, come per la Severino.
Allora ecco il piano.
Il Pdl si prepara a chiedere a Grasso di bloccare il voto in aula sulla decadenza frutto della legge Severino per aspettare quello sull’interdizione.
Se la Severino è legge contestata, se merita la Consulta e il giudizio delle corti di Strasburgo e Lussemburgo, invece la procedura sull’interdizione è ormai sperimentata, va de plano.
Certo, comporta anch’essa un lungo dibattito, prima in giunta e poi in aula, il solito gioco di maggioranza e minoranza, ma non ha – secondo il Pdl – i dubbi e le incertezze interpretative della Severino.
Che vantaggio ne avrebbe Berlusconi? Per almeno due o tre mesi in più resterebbe senatore.
Proprio quelli nei quali si compirà il difficile passaggio dalla sua vita di uomo libero a quella di uomo affidato ai servizi sociali per via della condanna Mediaset dove la tagliola della decisione scatta il 15 ottobre.
Il carro della decadenza da interdizione può fermare quello della decadenza da legge Severino?
Secondo il Pdl non solo è possibile, ma è obbligatorio. Al Senato, i giuristi sono convinti del contrario, che la Severino non debba affatto fermarsi.
Al massimo, se l’interdizione arriva, farà il suo regolare cammino in giunta, mentre la Severino si chiude in aula.
Ma per il Pdl e Berlusconi è l’opposto.
L’ordine di scuderia è aspettare l’interdizione a tutti i costi e fermare la Severino.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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