CANADA, TRUDEAU VINCE LE ELEZIONI E CONQUISTA 155 SEGGI SU 338, MA DOVRA’ ALLEARSI CON IL SIKH SINGH
I CONSERVATORI SI FERMANO A 121 SCRANNI
Montrèal. “Keep the car running”, tieni in moto la macchina: il titolo della canzone degli Arcade Fire che quasi all’una di notte annuncia l’arrivo di Justin Trudeau sul palco del Palais des Congrès di Montrèal alla fine della lunga maratona elettorale, non potrebbe essere più azzeccata.
Trudeau l’ha sfangata: “Il Canada ha rifiutato divisioni e negatività . Mi avete dato un mandato di cambiamento. Vi ascolto. La mia sarà un’agenda ancora più progressista, attenta ai cambiamenti climatici, ai bisogni delle famiglie, a tenere le armi lontane dalle nostre strade” dice in due lingue, passando dall’inglese al francese e viceversa.
Sì, sarà lui a formare il nuovo governo canadese. E pazienza se con 155 seggi conquistati, 22 meno di quattro anni fa, il Trudeau2 sarà un governo di minoranza. Per arrivare ai 170 necessari per guidare il Paese gli toccherà allearsi coi Nuovi Democratici del sikh Jagmeet Singh che di scranni se ne sono aggiudicati però solo 25: praticamente un flop rispetto alle aspettative, visto che ne avevano 39.
Ma Singh non se la prende: “I vincitori di ogni elezione non sono mai i partiti” dice “Ma la gente”.
I conservatori di Andrew Scheer hanno perso: pur vincendo il voto popolare con il 34,1 per cento rispetto al 33,5 che Cbs attribuisce a Trudeau. Crescono di 17 seggi, ma non sfondano, fermandosi a 121.
Male i verdi di Elizabeth May: prendono solo tre seggi.
Maxime Bernier, leader xenofobo del Partito del Popolo, non viene rieletto e perde l’unico seggio della sua organizzazione.
Volano gli indipendentisti del Bloc Quèbècois di Yves Francois Blanchet che triplicano la presenza in parlamento passando da dieci a ben 32 seggi. Il partito, che aspira a un Quèbec indipendente e si dichiara “nazionalista” ma non “sovranista”, si oppone al multiculturalismo e alla politica dell’accoglienza sostenuta dal primo ministro uscente, che stanotte torna in sella.
Vince, da indipendente, anche Jody Wilson-Raybould, l’ex ministra della Giustizia che la scorsa primavera mise nei guai il premier denunciando le pressioni del suo staff affinchè chiudesse un occhio sulle accuse di corruzione rivolte alla multinazionale Snc-Lavalin.
La conferma della vittoria di Trudeau arriva poco dopo le dieci, le quattro di notte in Italia, quando sugli schermi televisivi appare la bandiera con la foglia d’acero del Canada e la scritta in francese: “Gouvernament Libèral”.
La lunga notte di Justin era però iniziata tre ore prima. Quando a Terranova e Labrador erano già le nove di sera, ma nella sua roccaforte di Montrèal ancora le sette. Erano state proprio le province atlantiche del Canada ad assegnargli – secondo i parametri del sistema maggioritario uninominale secco – i primi seggi. Nessuno si era però scaldato nella sala del Palais des Congrès di Montrèal illuminata di rosso come un locale di spogliarello: ma solo perchè è il colore del partito. Il voto coast to coast del secondo paese più grande del mondo attraversa sei fusi orari e riguarda 27,4 milioni di persone.
Per essere certi dei risultati meglio aspettare la chiusura delle urne anche in British Columba. I primi applausi scattano quando sugli schermi della tv appare il volto di Ginette Pettipas Taylor, ministra della Sanità , appena rieletta. E si trasformano in un’esultanza di slogan e danze quando nel distretto
Papineau viene confermato pure il premier Trudeau: “Four more years”, quattro anni ancora, esultano i fedelissimi, prendendo in prestito lo slogan caro ai vicini americani.
La “campagna del nulla”, come domenica il National Post aveva bollato i 40 giorni di comizi e dibattiti, scanditi da attacchi personali e scandali d’ogni genere, è finalmente finita.
Per sei settimane nè i liberali di Trudeau nè i conservatori di Scheer erano riusciti a prendere il sopravvento sugli avversari, distanziandoli nei sondaggi. Domenica però Trudeau ha fatto uno scatto finale che secondo gli analisti ha pagato: visitando in un solo giorno quattro roccaforti dei tories in British Columbia, insidiando così il primato del rivale Scheer, già indebolito dall’aver taciuto la doppia nazionalità candese e americana.
E da uno scandaletto dell’ultima ora secondo cui avrebbe pagato un’agenzia per gettare fango sul Partito del Popolo che lo insidiava da destra.
Justin Trudeau, il social-leader con tre milioni di followers su Instagram, il progressista attento all’ambiente e alla causa dei rifugiati, resta dunque alla guida del Paese.
Più debole, di quando – era il 2015 – soffiò la poltrona di primo ministro al conservatore Stephen Harper ottenendo 177 seggi, ovvero la maggioranza assoluta in una Camera che ne conta 338, grazie al voto dei millennial.
Ma con 156 seggi stanotte incassa un credito che fino a ieri nessuno sembrava disposto a dargli. E ora ha altri quattro anni per “tenere in moto la macchina”: il Canada che per questa volta non gli ha voltato le spalle.
(da agenzie)
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