CAPPELLACCI, COTA, ZAIA E MICCICHÉ: I “MUTANTI†DELL’ATOMO
FENOMENI PARANORMALI: PER CONVINZIONE O PER INTERESSE SONO TANTI I POLITICI CHE HANNO CAMBIATO OPINIONE
“Il nucleare è secondario, il mio vero tema sono i tumori”.
Umberto Veronesi, presidente della mai del tutto operativa Agenzia per il nucleare, ora, si sfila.
Proprio lui, che lo scorso 30 novembre — tra lo sconcerto dei più — dichiarò: “Potrei dormire in camera da letto con le scorie”.
Non è dato sapere se l’ex ministro della Sanità sia andato fino in fondo al suo esperimento, tuttavia la risposta sbrigativa del celebre oncologo ai cronisti che ieri reclamavano una sua opinione sul referendum del 12-13 giugno, sembra quasi provenire da un “mutante”, categoria che, trattandosi di nucleare, non è del tutto inappropriata: “Senza il nucleare l’Italia muore”, dichiarò Veronesi pochi giorni prima il disastro di Fukushima, “Rimango convinto che per risolvere il drammatico problema energetico del futuro dovremo pacatamente valutare i rischi e i benefici di tutte le fonti di energia, senza escludere il nucleare”, ribadì un mese dopo lo tsunami.
Il terremoto in Giappone, insomma, non gli ha fatto cambiare opinione; la possibilità del raggiungimento del quorum (forse) sì.
Chi non ha mai mutato i suoi convincimenti pro atomo è il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ma poco tempo fa il ministro è stato pizzicato da un cronista dell’Ansa mentre, in una conversazione con il collega Tremonti, confidava: “È finita, non possiamo rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate”, fino ad augurarsi, pochi giorni fa sul Mattino, che “l’evoluzione tecnologica possa un domani far fronte con le rinnovabili alla quantità di energia che il Paese richiede”.
Chi dal Pdl dice no senza se e senza ma è il fedelissimo berlusconiano Ugo Cappellacci, presidente della Regione Sardegna: “Voterò contro il nucleare ma non mi sento un traditore”, dichiara a Repubblica.
In effetti le sue posizioni sul tema erano note e un eventuale mutamento sarebbe stato difficile da conciliare con il 97,13% di voti contrari al nucleare del referendum consultivo tenutosi in Sardegna poche settimane fa.
Tra i colleghi di Cappellacci si attendono notizie di Roberto Cota che, non appena insediato alla presidenza della Regione Piemonte, ritirò il ricorso della precedente Giunta alla Corte costituzionale contro il programma nucleare del governo (salvo poi escludere subito dopo la disponibilità del Piemonte ad accogliere nuove centrali).
Il Veneto Luca Zaia, invece, ha già detto che voterà “sì” ai quesiti su acqua e nucleare: “Il sentimento del popolo è quello di difendere fino in fondo questi due grandi valori”.
Idea condivisa — oltre che dal sindaco leghista di Varese — anche dal collega di partito Angelo Alessandri, presidente della commissione Ambiente della Camera: “Ormai il nucleare in Italia non c’è più, il referendum è inutile. Quanto all’acqua sto pensando se andare a votare per il primo quesito”. Posizione simile a quella già resa nota dal leader di “Forza Sud” Gianfranco Miccichè: “Sono per l’acqua pubblica”.
Sul quarto quesito, quello sul legittimo impedimento, non si registrano mutanti in circolazione.
Per il momento.
Stefano Caselli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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