CONTRORDINE PADAGNI: BOSSI SI RICANDIDA ALLA SEGRETERIA, L’ETERNO SECONDO MARONI COSTRETTO ALLA RETROMARCIA
ANCHE SENZA CERCHIO IL SENATUR TENTA IL COLPO “MAGICO”: MARONI, CHE AVEVA ANNUNCIATO CHE AVREBBE VOTATO BOSSI IN CASO DI SUA CANDIDATURA, SI E’ FREGATO DA SOLO…LA RIVOLUZIONE ANNUNCIATA SI RISOLVERA’ IN UN PATERACCHIO ALL’ITALIANA
Sindaci come guerrieri. Roberto Maroni usa questa immagine e lanciare la protesta fiscale al raduno della «Lega Unita» di Zanica, nella Bergamasca.
Dal palco detta la linea, accanto a lui c’è Umberto Bossi che poi prende parola e chiude gli interventi, a dispetto delle previsioni che volevano invece fosse l’ex ministro dell’Interno a parlare per ultimo con quella scansione da scaletta che fra i lumbard individua il peso dei leader.
Ancora Bossi, a margine del comizio, risponde a una domanda diretta dei giornalisti: si candiderà o no al congresso federale convocato per la fine di giugno?
«Sì, penso di sì. Per forza, per la gente».
E aggiunge: «Altrimenti la gente pensa che non siamo uniti. Lo farò se serve a tenere unita la Lega».
La notizia viene battuta dalle agenzie e a stretto giro arriva un comunicato di Roberto Castelli: «La Lega ha bisogno di Bossi ancora per molto».
Il tema sembra però cadere durante il pranzo a cui lo Stato maggiore presenzia dopo il comizio, con alcuni commenti rilasciati ai cronisti solo alla fine del pomeriggio: «Se Bossi si ricandiderà ? Io lo voterò», dice l’europarlamentare Francesco Speroni.
Per il vicepresidente della Regione Lombardia Andrea Gibelli «ogni decisione sarà presa dai militanti», mentre il triumviro Roberto Calderoli ai media parla di congressi: «Prima di pensare al federale mi sembra dobbiamo pensare ai nazionali».
Fra i militanti in sala intanto circola la voce di una presa di posizione più morbida del Senatur («Ha spiegato che la Lega la guideranno lui e Maroni…»), mentre l’ex ministro dell’Interno non torna sul tema con la stampa.
Perchè se è vero che a Zanica Maroni invita i sindaci guerrieri alla disobbedienza civile, è altrettanto vero che l’ex ministro degli Interni di guerriero ha ben poco.
Se avesse gli attributi, come si dice in gergo, avrebbe cercato di prendere le redini del partito, dopo aver primeggiato in tanti congressi.
Il momento è propizio, Bossi è travolto dagli scandali famigliari, ma Maroni temporeggia senza una linea precisa da seguire.
In causa di restaurazione, quelli che rischiano di più sono proprio coloro che si sono esposti per Bobo e che ora rischiano di essere le prime vittime del clima di restaurazione.
L’alternativa? Che Maroni vestisse per una volta i panni del guerriero e puntasse alla vittoria al Congresso.
Ma per dirla alla don Abbondio “se uno il coraggio non l’ha, non può darselo”: e poi, quanto potrebbe costare in termini di immagine un eventuale attacco mediatico contro di lui?
Quali carte ha in mano il cerchio magico per poter solo ipotizzare di neutralizzare l’avanzata dei barbari sognanti?
Evidentemente a sufficienza per indurre Maroni a ritornare al ruolo a lui congeniale: quello di eterno secondo, magari trattando qualche poltrona e posto di potere in più.
Insomma il solito pateracchio all’italiana, pardon alla Padagna del magna magna.
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