COOP ROSSE, L’ALTRO PILASTRO DEL “SISTEMONE†DI INCALZA
CMC, COLOSSO RAVENNATE, PAGà’ MEZZO MILIONE A ERCOLINO PER I LAVORI TAV… COINVOLTA ANCHE COOPSETTE….. E CMB NEL CANTIERE DELLA MORTE DELLA SA-RC
Matteo Renzi deve ringraziare la Procura di Firenze per l’indagine ‘Sistema’.
Quello colpito dagli arresti, dalle intercettazioni e dalle informative dei Carabinieri del Ros di Firenze non è infatti il nascente sistema di potere renziano.
Nonostante i rumors sempre più insistenti, non trova infatti riscontro nelle carte dell’indagine il presunto coinvolgimento di un uomo vicino al premier in alcune telefonate con un protagonista dell’inchiesta.
In realtà il ‘Sistema’ era molto più vicino alle coop rosse, distanti dall’ex Ppi e Margherita Matteo Renzi, e invece vicine al mondo antico transitato da Pci, Pds e Ds per confluire oggi nelle truppe delle ‘vecchie glorie’ come Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani.
Ercole Incalza è rimasto al suo posto nonostante i suoi 14 procedimenti archiviati e nonostante il primo procedimento fiorentino per il nodo Tav di Firenze lo veda indagato da due anni non solo perchè era amico di Lupi ma anche perchè era amico delle coop rosse e dei loro referenti politici e manageriali come l’ex presidente dell’Umbria e poi presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti, finita ai domiciliari nella prima indagine in cui era coinvolto Incalza nel 2013.
Al telefono Lorenzetti parlava con un’altra ‘vecchia gloria’, Anna Finocchiaro, non indagata.
A leggere le carte della nuova inchiesta si trova conferma che il sistema Incalza-Perotti garantiva le imprese vicine al Ncd (come quella dell’ex europarlamentare Vito Bonsignore — indagato — che deve costruire in project financing l’autostrada Orte-Mestre) e anche le grandi imprese come la Italiana Costruzioni dei fratelli Attilio e Luca Navarra (indagati) o la Ghella dell’ex vicepresidente dell’Associazione nazionale dei costruttori (Ance) con delega per i lavori all’estero, Giandomenico Ghella appunto (indagato), ma garantiva anche le coop rosse.
L’indagine che ha portato alle dimissioni del ministro delle Infrastrutture del Ncd e di Comunione e Liberazione, Maurizio Lupi, è una costola di un’inchiesta di due anni fa che vedeva indagato sempre Incalza ma che aveva al centro il sistema cooperativo rosso e in particolare l’emiliana Coopsette.
Anche questa ultima inchiesta, molto più ampia e fragorosa della prima, però mette nel mirino appalti in cui figurano le cooperative rosse.
Tra gli indagati c’è Furio Saraceno, ex dirigente di Coopsette.
Anche quando i manager non sono indagati è interessante notare quante volte i nomi delle società aderenti alla Lega Coop ricorrano nei capi di imputazione.
Ercole Incalza e Stefano Perotti, per esempio, sono indagati con Pasquale Trane (figlio di Rocco, braccio destro dell’ex ministro e leader della cosiddetta ‘sinistra ferroviaria’ del Partito socialista italiano anni 80-90, Claudio Signorile, ndr) per corruzione “in relazione all’acquisizione della direzione lavori per la realizzazione della tratta ferroviaria Tav Firenze-Bologna, “grande opera di cui Incalza ha (aveva, fortunatamente, ndr) la responsabilità procedimentale quale capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture”.
Secondo il Gip Angelo Pezzuti che lo ha spedito in carcere a 71 anni, Incalza avrebbe “garantito un favorevole iter delle procedure amministrative relative al finanziamento dell’opera ed all’avvio ed allo svolgimento dei lavori, e comunque assicurato un trattamento di favore al general contractor Consorzio Cavet, a fronte dell’affidamento alla società Ingegneria Spm srl riferibile a Perotti Stefano, da parte del Consorzio Cavet, dell’incarico di direzione dei lavori per un importo di 68 milioni e 195 mila euro 241,58”. Non basta.
L’ordinanza del gip Pezzuti cita nel capo di imputazione sull’appalto dell’alta velocità Firenze-Bologna vinto dal Cavet un fatto che spiega come Incalza era sì un uomo messo nella cabina dei regia dei grandi lavori dall’ex ministro Pietro Lunardi e da Silvio Berlusconi nel 2001, ma che era rimasto sempre in sella anche per i suoi ottimi rapporti a sinistra: la società Cmc Cooperativa Muratori e Cementisti, componente del consorzio Cavet, avrbbe “corrisposto ad Incalz, nel periodo dal 1999 al 2008, compensi per 501 mila e 962 euro”.
La Cmc di Ravenna, che pagava Incalza come professionista già prima che Lunardi lo mettesse di nuovo in sella dopo gli scandali avvenuti sul Tav negli anni 90, è un colosso.
Ha chiuso il 2013 con un fatturato di un miliardo e 15 milioni di euro e vanta 410 soci e 7 mila e 500 dipendenti, molti all’estero.
Il 3 marzo, poco prima dell’esplosione dell’indagine, il suo amministratore delegato, Dario Foschini, è stato sostituito.
Il 5 febbraio 2014 il Ros dei carabinieri aveva registrato una telefonata tra Stefano Perotti, e Foschini. Perotti chiede soldiall’amministratore delegato della coop rossa per una cena organizzata dalla Inwork, un’agenzia di lobby e pubbliche relazioni nella quale è socio anche ‘l’uomo di Lupi’, quel Francesco Cavallo, legato a Cl e poi arrestato con Incalza e Perotti. Perotti dice a Foschini: “Ciao… scusa se ti disturbo… mi diceva Lupi che stava organizzando una cena con raccolta fondi per parlare di infrastrutture Italia-estero… il 19 febbraio a Roma… se la cosa ti può interessare sarà presente anche la Serracchiani… (ride) questo… sono 5.000 euro due persone… quindi sono 2.500 euro a persona… se è una cosa che ti può interessare ti faccio girare l’invito… poi vedi tu”.
Un altro cantiere, citato nelle carte dell’indagine, nel quale ha un ruolo una coop rossa è quello famigerato del viadotto della autostrada Salerno-Reggio dal quale ai primi di marzo è precipitato su una ruspa per 80 metri morendo sul colpo, un operaio rumeno. Perotti è indagato insieme a Giulio Burchi, Francesco Cavallo, Giandomenico Ghella e Grimaldi Giulio per “traffico di influenze illecite” perchè, secondo i magistrati “avendo Anas affidato alla consortile Italsarc scpa (costituita dalle imprese Cmb coop e Ghella spa) i lavori di ammodernamento ed adeguamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria dal km 153,400 al km 173,900, Burchi Giulio e Perotti Stefano in concorso tra loro, sfruttando le relazioni esistenti tra Perotti Stefano, Cavallo Francesco e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, indebitamente si facevano promettere e dare da Ghella Giandomenico e Grimaldi Giulio, che agivano per conto della spa Ghella e del consorzio Italsarc, l’incarico di direzione dei lavori inerenti l’appalto Anas relativo all’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria dal km 153,400 al km 173,900 come prezzo della mediazione illecita verso il ministro”. Secondo i magistrati il costo dell’opera sarebbe stato incrementato da 424 milioni fino a 600 milioni e Stefano Perotti avrebbe ottenuto l’incarico di direzione dei lavori. Anche nell’indagine da cui parte tutto, quella sull’appalto per il nodo Tav relativo all’attraversamento in galleria di Firenze, emerge il ruolo della Coopsette, aderente a Lega Coop, e a capo del consorzio Nodavia che esegue l’opera.
In quell’indagine Ercole Incalza è indagato per associazione a delinquere perchè avrebbe agevolato il consorzio Nodavia in combutta con la presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti, l’ex presidente Pd della Regione Umbria.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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