DE GREGORIO: “BERLUSCONI MI OFFRÃŒ DI FARE UN FILMâ€
L’EX IDV RACCONTA LE PROPOSTE PER TENERLO LEGATO AL PARTITO “PRIMA ANDAI DA GHEDINI, POI A PALAZZO GRAZIOLI E DA VERDINI”
Siamo tutti puttani, con la “i” finale, per parafrasare il patetico titolo della manifestazione flop di Giuliano Ferrara a sostegno di B. condannato per Ruby.
I puttani sono una categoria puramente politica, introdotta negli anni sessanta dal quotidiano napoletano Roma, quando una pattuglia di consiglieri monarchici tradì l’allora sindaco Achille Lauro.
Una categoria che torna d’attualità con l’inchiesta partenopea sulla compravendita di senatori che nel 2008 causò la caduta del premier Romano Prodi.
Tre i protagonisti sinora: l’ex dipietrista poi berlusconiano Sergio De Gregorio, il faccendiere Valter Lavitola, il Cavaliere.
Richiesta di rinvio a giudizio per corruzione.
De Gregorio ha chiesto di patteggiare e sta collaborando coi magistrati.
Il suo primo verbale è del 28 dicembre 2012, l’ultimo del 7 gennaio 2013.
Le sue rivelazioni potrebbero portare all’apertura di nuovi filoni.
Almeno due: i fondi neri di Mediaset in Cina (De Gregorio sostiene di essere stato il mediatore per bloccare la rogatoria internazionale chiesta dalla procura di Milano sui diritti tv del Biscione) e un’altra compravendita di parlamentari presunti puttani. Stavolta deputati, come ha raccontato nella sua intervista pubblicata ieri dal Fatto. L’ex senatore del Pdl (ai domiciliari fino a quattro giorni fa per un’altra inchiesta: truffa e bancarotta per i soldi pubblici all’Avanti) ha raccontato ai giudici di come Denis Verdini, plurinquisito coordinatore del Pdl, avrebbe “acquistato” un deputato finiano nella stagione 2010-11, quando nel centrodestra lo strappo di Gianfranco Fini venne arginato con transfughi di varia provenienza.
Compresi quelli che approdarono in Fli e poi ci ripensarono.
Nelle sue ricostruzioni, De Gregorio rivela anche altre promesse di denaro da parte del Cavaliere.
Non solo i tre milioni di euro ottenuti per gli Italiani nel mondo, il suo movimento politico. Uno “ufficiale” e gli altri due in nero, tramite Lavitola.
Nel maggio del 2012, De Gregorio va in treno a Padova, accompagnato da un componente della sua segreteria, un carabiniere.
Lì, a Padova, c’è lo studio di Niccolò Ghedini, l’avvocato-parlamentare stratega della difesa di B.
De Gregorio ha già in animo di lasciare la politica. Il suo amico e socio Lavitola è finito in manette e lui capisce di essere il prossimo candidato al “tritacarne”.
Ghedini riceve De Gregorio e gli fa un’offerta a nome del Cavaliere, secondo la versione dell’ex senatore: un milione e mezzo di euro e un posto blindato alle politiche del 2013.
De Gregorio ribatte che vuole farsi da parte e lasciare ai giovani del suo movimento.
I due si rivedono ancora. Stavolta a Roma, a Palazzo Grazioli, la residenza privata di B. nella capitale.
De Gregorio ha ormai maturato definitivamente la decisione di abbandonare il Parlamento e chiede un aiuto per ricostruirsi “una vita nuova al di fuori della politica”. Il suo sogno è fare un film per Mediaset.
Ghedini gli dice che B. è d’accordo.
Ma restano sul tavolo le richieste per candidare “uno o due giovani al mio posto” e i soldi per finanziare il movimento Italiani nel mondo, tra i “piccoli cofondatori” del Pdl.
A questo punto entra in scena Verdini. De Gregorio va a trovarlo nella sede nazionale del Pdl a Roma, in via dell’Umiltà .
Verdini, coinvolto in numerose inchieste (il fallimento della sua banca e la P3, tanto per citarne due), gli dà brutte notizie sul milione e mezzo promesso da Ghedini: “Sergio , qui Berlusconi non copre nemmeno più le fidejussioni per mantenere la sede e pagare i dipendenti”.ù
Da quel momento in poi, siamo a luglio, Ghedini e Verdini scompaiono.
Non si fanno più trovare da De Gregorio, che rilascia un’intervista al Fatto in agosto e poi scrive una lettera ai vertici del Pdl a settembre , invitando Berlusconi a fare un passo indietro come lui.
Così Verdini si rifà vivo, per conto di Berlusconi. Ma De Gregorio è infuriato con il Cavaliere. Una lunga serie di appuntamenti fissati e poi rinviati.
L’ultimo incontro con Verdini risale al 19 dicembre, raccontato nell’intervista di ieri.
L’offerta di una candidatura al Senato che però il coordinatore del Pdl smentisce con una lunga nota: “Non è vera la compravendita di deputati nel 2010. Non è vero che io o qualcuno del partito, men che meno il presidente Berlusconi, abbia mai offerto all’ex senatore un seggio parlamentare alle ultime politiche. È vero l’esatto contrario. A più riprese, egli insistette per incontrare il presidente Berlusconi, ma io opposi sempre un rifiuto e allora cominciò a insistere, anche in maniera sgradevole, per ottenere somme di denaro al di fuori di quelle ufficialmente concordate ed effettivamente elargite per garantire la legittima attività politica del suo movimento. Ogni volta che De Gregorio l’ha fatto è stato respinto con perdite. E più i suoi toni minacciosi e sgradevoli aumentavano, più duro è stato il rifiuto. Com’è evidente, questo mio comportamento, tenuto in nome e per conto del partito, dimostra il fatto che non abbiamo mai avuto nulla da nascondere o da temere”.
Il duello tra De Gregorio e Verdini ha avuto una coda anche in sede civile, quando l’ex senatore ha chiesto il rispetto degli accordi con B. sulle liste per le politiche del 2013.
In quel-l’occasione un altro parlamentare del Pdl, Ignazio Abrignani, scrisse di essere stato minacciato da De Gregorio.
L’impero berlusconiano vacilla e sembra iniziata una gigantesca resa dei conti.
Soldi e puttani.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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