E’ UFFICIALE: BERLUSCONI NON CHIEDERA’ RINVII, LA SENTENZA ENTRO DOMANI
IL RINVIO SAREBBE STATO DI POCHE SETTIMANE E NON AVREBBE FATTO SLITTARE IL PROCESSO ALLA SESSIONE ORDINARIA
È ufficiale. Oggi la difesa di Berlusconi non chiederà alcun rinvio per l’udienza Mediaset.
Gli avvocati del Cavaliere – Niccolò Ghedini e Franco Coppi – hanno scelto di parlare per ultimi e chiuderanno la sfilata degli altri cinque legali, dopo il relatore Amedeo Franco, il sostituto procuratore generale Antonello Mura, la parte civile (palazzo Chigi).
Probabilmente le due arringhe slitteranno a domani mattina. La sentenza è prevista per la tarda serata, al più tardi per giovedì.
Ma negli ambienti berlusconiani si dà per probabile mercoledì sera.
In aula, nell’aula grande del palazzaccio di piazza Cavour, non ci sarà Berlusconi.
Tv e reporter da tutto il mondo.
La curiosità per un processo che decide non solo le sorti personali del leader del Pdl, ma anche quelle del governo Letta e del Paese, non andrà delusa.
Il processo si svolgerà e si chiuderà . Questo ormai è certo. Del tutto improbabile che una richiesta di rinvio possa arrivare dai legali degli altri quattro imputati – Frank Agrama, Gabriella Galetto, Daniele Lorenzano, rispettivamente difesi da Roberto Pisano, Filippo Dinacci, Luca Mucci – perchè l’imprinting della strategia difensiva è decisa da Ghedini e Longo.
Con loro, a palazzo Grazioli, Berlusconi è rimasto fino all’ora di cena. Come Ghedini aveva anticipato una settimana fa, solo in quel momento, proprio a poche ore dall’inizio dell’udienza, l’ex premier nelle vesti scomode di imputato ha sciolto i dubbi e deciso che «tanto vale andare avanti e non chiedere rinvii perchè una manciata di giorni non cambierebbe nulla».
Qui sta il punto, che ha fatto pendere definitivamente la bilancia per il no al rinvio. Confermato anche dai contatti avuti, nel pomeriggio, con le supreme toghe della Cassazione.
Niente da fare per un ipotetico “rinvio lungo”. Dal collegio, qualora i legali avessero chiesto uno slittamento per avere più tempo per approfondire e discutere, sarebbe arrivato solo un “rinvio corto”. Tipo 10 agosto. Massimo 20.
Quindi nessuna speranza – come invece si auguravano Ghedini e Coppi – di poter agganciare la terza sezione, quella ordinaria, che ricomincia a lavorare dopo il 15 settembre.
Questo era l’unico obiettivo dell’eventuale richiesta di rinvio, evitare un collegio tutto sommato non gradito, un presidente – Antonio Esposito – che ha già condannato sia Berruti che Brancher.
Ma dalla Cassazione è arrivato un niet senza possibilità di appello.
La ragione è squisitamente tecnica: la sezione feriale “copre” tutti i processi che hanno la prescrizione in scadenza durante l’estate o nei 45 giorni successivi al 15 settembre, quando la feriale stessa chiude i battenti.
Anche spostando il più avanti possibile le lancette della prescrizione per Mediaset, secondo i calcoli di Ghedini si arriva al massimo al 26 settembre.
Quindi niente da fare con la terza sezione.
Nel lungo incontro con gli avvocati, Berlusconi ha tagliato corto: «Se mi devono condannare tanto vale che avvenga in agosto, quando l’attenzione della gente è minore per via delle vacanze ».
Non solo: con una sentenza d’appello emessa l’8 maggio e le motivazioni rese pubbliche il 23, il Cavaliere potrà ben lamentare «la spaventosa accelerazione » che ci sarebbe stata con un’udienza in Cassazione fissata per la fine di luglio.
Il film della giornata odierna.
Sfilata di toghe e di avvocati, poi la camera di consiglio e il verdetto. Attesa al cardiopalmo per una sentenza che potrebbe cambiare la storia di Berlusconi, trasformandolo da un incensurato, cosa di cui il Cavaliere si è sempre vantato, in un condannato a 4 anni per frode fiscale e 5 di interdizione dai pubblici uffici.
La difesa gioca ovviamente la carta dell’innocenza totale (lui era premier e non si occupava di bilanci, quindi impossibile addebitargli la frode fiscale) e punta in primis all’assoluzione, com’è avvenuto per Mediatrade e il filone romano di Mediaset, o almeno al rinvio in appello.
Ma a palazzo Grazioli sono scettici e sentono già odore di condanna.
A quel punto, al Senato, si apre il capitolo del voto sull’interdizione.
Ma prima bisognerà vedere se reggeranno governo e legislatura.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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