E FORZA ITALIA PER TENERSI UNITA VUOLE UN CANDIDATO “AVVICINABILEâ€
“NO AGLI SPOCCHIOSI”… SULL’ITALICUM IL PROBLEMA RESTA IL PREMIO DI LISTA
Dal punto di vista renziano Berlusconi è un non problema.
Secondo il premier, il Cavaliere è pronto ad accettare qualunque candidato per il Quirinale purchè non rappresenti due dita negli occhi.
Non ha intenzione di incontrarlo subito perchè dargli la precedenza creerebbe malumori nel Pd, però (è sempre la vulgata renziana) i contatti ci sono, anche diretti, tanto è vero che i due si sarebbero sentiti al telefono per rammentarsi le reciproche promesse.
Sul versante berlusconiano hanno giudicato «improvvida» la presenza di Berlusconi oggi pomeriggio alla manifestazione forzista dei Club convocata nella periferia romana, in un istituto religioso, proprio lì dove si è celebrato l’estremo addio a Pino Daniele.
Il timore è che a Silvio possa scappare la frizione, appalesando i propri dubbi privati (che ci sono) sulla lealtà del premier.
Come se non bastasse stasera parlerà pure ai senatori azzurri tra i quali si annidano tanti fittiani (ormai una ventina) e personaggi sul piede di guerra in quanto difficilmente verranno rieletti: una arena infuocata, insomma.
Che tale resterà alla luce dei 4 emendamenti presentati ieri sera dall governo sulla legge elettorale.
I no di Forza Italia riguarderanno la soglia del 3%, che Berlusconi avrebbe voluto al 5 per strangolare i piccoli, il premio di maggioranza alla lista (FI lo esige alla coalizione) e la delega al governo per la definizione dei 100 collegi.
Il sì “azzurro” riguarderà invece tutte le altre materie su cui Fi è d’accordo, in particolare a Forza Italia per tenersi unita serve un candidato avvicinabile.
“No agli spocchiosi”.
Sull’Italicum il problema resta il premio di lista, la clausola di salvaguardia che fissa l’entrata in vigore dell’Italucim al 1 luglio del 2016.
Ciò nonostante stasera basta una battuta berlusconiana fuori posto a mandare all’aria il lavoro di mediatori che non poco hanno dovuto penare per venire a capo delle resistenze opposte dal capigruppo Brunetta e molto dovranno battersi per domare la truppa.
La grande incognita sono proprio i peones, gli stessi che sull’elezione dei giudici costituzionali hanno dato vita a una silenziosa rivolta silurando uno dopo l’altro, nel segreto dell’urna, tutti i candidati indicati dall’alto.
Con un accanimento speciale nei confronti di coloro che nonhanno mai messo piede in Parlamento.
«Uno di noi».
È del tutto escluso che il grande elettore medio berlusconiano possa votare, nonostante gli ordini di scuderia, per qualche giurista o economista che non conosce di persona, non gli risponde al telefono o si mostra altezzoso.
Confida uno dei più stretti collaboratori dell’ex Cav.: «In quel caso ci troveremmo a votarlo, se va bene, in 15 su 150. Nè basterebbe a imporlo un atto di fede o l’amicizia con Gianni Letta…».
La Mattina e Magri
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