FABIO CAPELLO SUL RAZZISMO NEGLI STADI: “SOLO IN ITALIA I RESPONSABILI NON PAGANO MAIâ€
“ALL’ESTERO LE PARTITE VENGONO SOSPESE E I RESPONSABILI PUNITI, DA NOI LE ISTITUZIONI GLI LASCIANO FARE QUELLO CHE VOGLIONO”
Fabio Capello, intervistato dal Corriere della Sera, parla del problema razzismo negli stadi italiani. Secondo l’ex allenatore, le partite andrebbero sospese quando ci si trova davanti a episodi simili
L’ultimo episodio è quello dei cori nei confronti del centrocampista del Milan Tièmouè Bakayoko, oggetto di versi di scherno e riferimenti razzisti nel corso della semifinale di ritorno di Coppa Italia tra Milan e Lazio.
Dopo il contestato episodio della maglia di Acerbi esposta al termine della gara di compleanno, infatti, i tifosi biancocelesti in trasferta a San Siro si sono prodigati in cori razzisti nei suoi confronti.
Ma perchè in Italia si continuano a ripetere questi episodi? Fabio Capello prova a dare una risposta al quesito.
«All’estero si interviene e si puniscono i responsabili, da noi è tutto diverso — ha spiegato l’ex allenatore di Milan, Roma, Juventus e Real Madrid -. Servirebbero provvedimenti seri, importanti, invece niente. Guardate cosa succede in Inghilterra: certi personaggi vengono fermati. Anche in Spagna è lo stesso. E se osservate le immagini della Premier, vi accorgerete che gli stadi sono sempre pieni». Le differenze tra la gestione delle criticità all’estero rispetto al nostro Paese sono piuttosto evidenti, ma sembra mancare l’intenzione di cambiare le cose.
«Non so perchè in Italia non ci sia fermezza, ma so che se un ultrà va allo stadio e si comporta come successo mercoledì a San Siro, procura un danno a tutti, agli altri tifosi, allo sport».
E la colpa di tutto ciò, secondo Fabio Capello, sta nel mezzo: tra l’incudine del mondo del calcio e il martello delle istituzioni. Ma un primo passo potrebbe muoversi provvedendo a uno stop delle gare: «Sono d’accordo con chi sostiene che le gare vadano interrotte, ma c’è un problema».
E la questione sollevata dall’allenatore friulano riguarda un regolamento che consente di avere le maglie talmente larghe dal non portare mai a una decisione definitiva.
«Non si capisce mai qual è l’intensità necessaria per fermare una gara — conclude Fabio Capello -. Una volta i cori non si percepiscono, un’altra volta viene tirata fuori una storia differente. Così, alla fine, le partite non si sospendono mai. E gli ultrà continuano a fare quello che vogliono».
(da “NextQuotidiano”)
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