GELMINI: BASTA CON LE MARCHETTE PER LA LEGA… BOCCIATA DAL TAR, ORA E’ A RISCHIO COMMISSARIAMENTO.
GRADUATORIE DEI PRECARI DA RIFARE, OTTOMILA DOCENTI REVOCABILI, NOMINA DI CENTOMILA SUPPLENTI A RISCHIO, SCUOLA NEL CAOS…TUTTO PER L’ARROGANZA DI NON VOLER RISPETTARE I PUNTEGGI ACQUISITI E FAVORIRE I DOCENTI DEL NORD…E CONTINUA A FARE INCIUCI COI SINDACATI: ANDREBBE CITATA PER DANNI
Lo avevamo scritto qualche settimana fa, in tempi non sospetti: la norma introdotta dalla Gelmini per mettere in coda, nelle graduatorie provinciali, i docenti provenienti da altre regioni era politicamente odiosa e razzista e giuridicamente incostituzionale.
Sull’onda degli slogan leghisti “non vogliamo insegnanti meridionali” al nord, la Gelmini, tipico frutto di quella classe dirigente di Forza Italia, incapace di competere alla deriva razzista con idee proprie, invece che rispondere con le “camicie di forza” alle camicie verdi, ha pensato bene di accordarsi al becerismo.
E come tutti coloro che interpretano la politica come fare marchette per i più forti, sperando di trarne benefici, invece che vivere di idee proprie ( che poi bisognerebbe pur averne, e costa fatica), ecco che la Gelmini sforna ad aprile il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009-2011.
Che contiene questa novità : graduatorie bloccate per due anni e possibilità di inserimento soltanto in coda, in tre province oltre a quella di appartenenza.
Nessuno ha il coraggio di dirlo chiaramente, ma la norma tutela i supplenti del nord, quasi sempre con punteggi inferiori rispetto ai loro colleghi del meridione.
Qualche esempio per chiarire meglio: a Milano il primo in graduatoria nella scuola primaria ha 132 punti, il primo della “coda” ( che deve quindi attendere l’esaurimento della prima parte della classifica dei “nordisti”, per poi sperare in un posto) ne ha 185 ( e viene da Vibo Valentia).
Senza sbarramenti artificiali insomma, sarebbe stato il primo. In quasi tutte le città del nord il discorso è lo stesso.
Di fronte al ricorso al Tar del Lazio di ben 7.500 precari, avevamo previsto come sarebbe andata a finire: avrebbe vinto la legge e il buon senso e sarebbero stati giustamente riconosciuti i punteggi acquisiti in lunghi anni di supplenza ( e di sacrifici).
E il governo avrebbe rimediato una figura di merda.
E, infatti, l’ordinanza del Tar ha accolto il ricorso dei precari e ora la Gelmini rischia il “commissariamento ad acta”, se entro 30 giorni non provvederà a correggere le graduatorie, riconoscendo i diritti dei docenti penalizzati che rientrerebbero in corsa per circa 15.000 cattedre. Allo stesso modo, circa 8.000 docenti che hanno ottenuto l’immissione in ruolo ad agosto ora rischiano la revoca a favore dei colleghi con punteggi più alti.
E, a catena, tornerebbero in discussione anche le nomine di circa 100.000 supplenti temporanei. Cosa non è riuscita a creare la Gelmini con la sua illegittima norma il caos completo nelle nomine scolastiche, quando da mondo (civile) è mondo, in tutte le graduatorie e in tutto i Paesi ( non razzisti), vale la “meritocrazia” e quindi i punteggi acquisiti.
Ma la Gelmini che ama riempirsi la bocca di “scuola meritocratica” quando recita la parte dell’educanda in Tv, chissà come mai, quando si tratta di applicarne i principi nella pratica, preferisce taroccare le graduatorie, distinguendo tra docenti precari di serie A e altri di serie B.
Proprio lei che dovrebbe amare poi molto il Meridione, visto che l’esame di Stato di avvocato lo è andato a sostenere a Catanzaro, evitando di darlo a Brescia, piazza più severa per i giovani aspiranti legali.
Che i suoi studi non siano stati molto approfonditi, lo dimostra ostinandosi nel non applicare le sentenze del Tar, confermate dal Consiglio di Stato: le hanno dato ripetutamente torto, condannando il ministero a pagare pure 5.000 di spese legali.
Ora è arrivata l’ultima condanna, accompagnata dall’accusa “di eludere le ordinanze precedenti e aggirare la Costituzione”.
Accuse pesantissime che in altri Paesi avrebbero fatto accompagnare alla porta del governo qualsiasi ministro, ma non lei.
Ora sta studiando un emendamento al decreto che farebbe decadere la sentenza del Tar e quindi guadagnare tempo, continuando nel suo illecito comportamento.
In attesa della mazzata finale da parte della Corte Costituzionale che, tempo al tempo, arriverà magari tra un anno.
A quel punto ci augureremmo che i ricorrenti, una volta vistisi riconosciuti i loro diritti, citassero personalmente davanti al tribunale civile la Gelmini, per i danni subiti, chiedendole magari 1 milione di euro, visto che nel governo pare sia questa la cifra di penale richiesta ai giornali avversari per danni all’immagine.
Troppo comodo rovinare delle famiglie per fare “marchette” alla Lega e sostenere leggi assurde e palesemente incostituzionali.
L’Italia è una, da nord a sud e come non sarebbe lecito che in Calabria si privilegiassero solo i locali, altrettanto vale per il caso opposto.
Se a qualcuno la cosa non garba, espatri e si tolga dai coglioni.
Il centrodestra dovrebbe vergognarsi di un ministro che sostiene persino che “i bidelli devono pulire le scuole, i dirigenti scolastici non devono appaltare le pulizie a ditte esterne”.
Leggete queste righe inviate alla stampa da un dirigente scolastico romano e vi renderete conto che la Gelmini non sa neanche di cosa parla e delle palle che racconta.
“Sono un dirigente scolastico che nel settembre 2008 ho inviato una mail al ministro Brunetta per denunciare, con dati e circostanze, gli sprechi derivanti dagli appalti delle pulizie. Il ministro non ha mai risposto. Affidare la pulizia della scuola a ditte esterne non è una scelta dei dirigenti scolastici ma del Ministero della Pubblica istruzione che gestisce l’intera procedura. Noi siamo solo obbligati a firmare i contratti attuativi. Se la Gelmini vuole riaffidare ai bidelli le pulizie deve solo deciderlo lei, senza prendersela coi dirigenti scolastici che non c’entrano nulla”.
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