I TRUCCHI DELL’ADDIO ALL’IMU: SOLDI FINTI E FAVORI AGLI AMICI
IL GIOCO DELLE TRE CARTE: LE COPERTURE NON CI SONO, LA NUOVA SERVICE TAX SI ANNUNCIA PESANTISSIMA
Forse è il caso, visto il livello della propaganda sul tema, di fissare alcuni punti sulla questione Imu prima casa e i reali contenuti del decreto approvato ieri: i punti oscuri, come vedremo, sono più d’uno.
Abolizione?
Non proprio. Il decreto abolisce solo la rata di giugno e sostiene che esiste un “accordo politico” per cancellare anche la seconda, quella di dicembre, sulla prima casa e su terreni e fabbricati agricoli.
Per questi ultimi, peraltro, si tratta di un’abolizione parziale: questo tipo di patrimonio tornerà a pesare sull’Irpef fondiaria per il 50 per cento.
L’abolizione, per di più, vale solo per il 2013: l’anno prossimo arriverà una service tax che dovrebbe all’ingrosso avere il gettito dell’Imu (ve ne parliamo più avanti).
Nel frattempo, però, i Comuni potranno approvare i loro bilanci di previsione solo tra qualche mese.
Le imprese? Promesse
Niente da fare per i capannoni industriali: pagheranno l’Imu. La promessa è che l’imposta dall’anno prossimo sarà deducibile al 50 per cento dal reddito d’impresa (ma non dall’Irap, che si paga anche se l’azienda chiude il bilancio in perdita).
Coperture farlocche
Per finanziare l’abolizione dell’Imu, i fondi per la cassa integrazione e il “piano casa” sono indicate misure abbastanza aleatorie e per di più una tantum: tagli di spesa intermedia dei ministeri che andranno indicati dal Tesoro e, soprattutto, la partita di giro dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione.
In sostanza, quando scattano i pagamenti, una parte di quei soldi torna indietro sotto forma di Iva: questi maggiori introiti servono appunto a eliminare la rata Imu di giugno.
Di più: siccome i soldi non bastavano, il ministeo del Tesoro Fabrizio Saccomanni ha autorizzato la spesa di altri 10 miliardi oltre ai venti già stanziati.
Ovviamente se, come in parte sta accadendo, ci fossero ritardi e difficoltà nei pagamenti, questo non potrebbe non avere effetti sui conti pubblici.
Condono ai furbetti delle slot
L’ultima fonte di finanziamento per l’operazione spot è una sanatoria per chi sia stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti per fatti iniziati prima del dicembre 2005.
Messa così è incomprensibile, ma si tratta di un favore alle società concessionarie dei giochi.
Vicenda annosa: la magistratura contabile contestò ad una decina di aziende proprietarie delle slot machine un’evasione miliardaria; dopo una lunga querelle la condanna in primo grado ha quantificato il danno in due miliardi e mezzo circa.
Ora, grazie a Enrico Letta, potranno chiudere il tutto pagando il 25 per cento entro il 15 novembre: all’ingrosso, per loro, si tratta di 620 milioni.
Regalo a banche e costruttori
Il Piano casa voluto dal ministro Maurizio Lupi (Pdl) contiene anche una misura che farà piacere ai nostri istituti di credito: Cassa depositi e prestiti potrà acquistare obbligazioni bancarie emesse dalle banche cartolarizzando i crediti da mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali”. Tutta roba il cui valore è in caduta libera.
Ai costruttori, invece, è stato regalata l’esenzione Imu sull’invenduto.
Inquilini a rischio service tax
Si chiamerà Taser, pare, come le pistole che danno la scossa elettrica, e sarà una tassa sui servizi comunali.
Sarà in vigore dal 2014 e ingloberà tanto l’Imu che la Tares, cioè i pagamenti su rifiuti e servizi comunali (verde pubblico, trasporti, etc): verrà calcolata in base ai metri quadrati o alle rendite catastali, come l’Imu, e la pagheranno tanto i proprietari che gli inquilini.
Sarà meno cara? È lecito dubitarne: al momento non ci sono coperture strutturali per diminuire il gettito — che all’ingrosso dovrebbe aggirarsi sui 30 miliardi di euro tutto compreso — e ieri il sottosegretario Pier Paolo Baretta (Pd) ha parlato di uno stanziamento di 2 miliardi per evitare effetti devastanti sugli affittuari (le associazioni già protestano, ricordando che la stragrande maggioranza degli inquilini ha redditi che non superano i trentamila euro l’anno).
Per di più, ai comuni — che saranno i veri titolari dell’imposta — viene concesso di aumentare le aliquote per coprire interamente i costi dei servizi.
Ad oggi, insomma, Taser, Imu e Tares sono solo i nomi delle tre carte con cui sta giocando il banco.
La Chiesa non paga
Enrico Letta l’ha detto chiaramente, per lo più ignorato dai media: il no profit sarà esentato dalla nuova Taser.
Questo vuol dire che il regolamento faticosamente varato da Monti per far pagare l’Imu, ad esempio, a scuole e alberghi privati — in gran parte di enti ecclesiastici — evitando pure una multa al-l’Italia per aiuti di stato illegali non sarà rispettato.
Visto che anche quest’anno il no profit “commerciale” s’è salvato per una serie di ritardi nell’applicazione della legge Monti, si può tranquillamente dire che la Chiesa è eternamente esente dall’imposta.
Il rischio Tares a Natale
Nessuno lo dice, ma i sindaci potranno far entrare in vigore la nuova pesante tariffa su rifiuti e servizi già a dicembre.
Una nuova, piccola tassa
Nonostante l’enfasi di Alfano sul decreto tax free, una ce n’è: per finanziare la parte sugli esodati viene infatti diminuita la quota scaricabile delle assicurazioni su vita e infortuni. E questo implica una aumento delle tasse da pagare.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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