IL “DECRETO DEL FARE†PER ORA FARA’ POCHINO
SOLO APPLAUSI SUI MEDIA AL DECRETO DEL GOVERNO LETTA E QUESTO INDUCE GIA’ A QUALCHE SOSPETTO SULLA SUA REALE CONSISTENZA: VEDIAMO PERCHE’
INFRASTRUTTURE
Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha annunciato miracoli: si tolgono soldi al Tav e al Terzo Valico (e pure al ponte sullo Stretto di Messina) per metterli su metropolitane, autostrade, tangenziali.
Però quei soldi riappariranno magicamente al momento necessario. I 524 milioni di euro per la linea Torino-Lione erano di competenza per 2014 e 2015, ma probabilmente non sarebbero stati spesi perchè, spiega il deputato Pd Stefano Esposito, “l’erogabilità scatta solo quando viene approvato il progetto definitivo”.
E per quello ci vorrà almeno un altro anno.
“Al Tav restano 2,4 miliardi, che sono più che sufficienti per ora”, dice Esposito per raffreddare gli entusiasmi dei no-Tav.
Si vedrà , quel che è certo è che se un giorno il governo vorrà spendere quei 524 milioni, dovrà trovarli da qualche altra parte.
E i 700 milioni di euro per il Terzo Valico a Genova non sono già reintegrati, come dice Lupi, da un provvedimento all’esame del Parlamento (firmato da Esposito).
Si tratta di altri 600 milioni, quindi nessun miracolo.
30 MILA POSTI
Secondo il comunicato del governo, cambiare destinazione a 2 miliardi di euro per le infrastrutture porterò 30 mila posti di lavoro.
“Sono calcoli che si fanno dividendo l’investimento per il costo teorico del singolo lavoratore”, spiega il sottosegretario al Welfare Carlo Dell’Aringa.
Ma è una stima a spanne e non c’è alcuna garanzia che siano quelli i risultati.
IMPRESE
Anche qui grandi entusiasmi, ma i tempi rischiano di essere lunghi: i prestiti agevolati per l’acquisto di macchinari saranno concessi entro la fine del 2016.
Ma il dato più importante è un altro: il Fondo centrale di garanzia che serve ad aiutare le piccole e medie imprese ad avere credito dalle banche sarà rifinanziato.
Ma soltanto con la legge di Stavibilità che di solito viene approvata a fine dicembre. Quindi prima dell’inizio del 2014 non ci sarà alcun beneficio per le aziende.
Il taglio della bolletta, grazie all’abolizione di parte dei sussidi ai produttori, vale 550 milioni, anche questi dal 2014.
Ma era già previsto.
LAVORO
à‰ il grande assente di questo provvedimento. Il governo non è riuscito a portare già sabato in Consiglio dei ministri la riforma della riforma Fornero.
Ci sono ancora molti punti da chiarire con i sindacati: la riduzione degli intervalli tra un contratto precario e l’altro, l’abolizione della “causale” (che giustifica il ricorso alla flessibilità ).
E soprattutto gli sgravi alle assunzioni dei giovani che dovrebbero assorbire le poche risorse disponibili, chiarendo così che non ci sono soldi per evitare l’aumento dell’Iva a luglio e che l’Imu non sarà abolita.
Politicamente una bomba, quindi meglio prendere tempo.
EFFETTO IMMEDIATO
Nel decreto “del fare” ci sono però anche misure il cui effetto si vedrà subito: l’ammorbidimento delle pratiche di riscossione di Equitalia (che non potrò pignorare la prima casa e concederà più facilmente il pagamento a rate), la liberalizzazione del wi-fi senza più obbligo di identificazione per l’utente, il taglio alla tassa sulle imbarcazioni.
E, si spera, il pacchetto relativo alla giustizia civile che nelle intenzioni del ministro Anna Maria Cancellieri dovrebbe ridurre in modo sensibile numero e durata delle cause: il ritorno della conciliazione (quasi) obbligatoria farà ripartire il settore dei mediatori che si era bloccato dopo una sentenza della corte costituzionale e l’arrivo di 400 giudici onorari e tirocinanti nei tribunali dovrebbe accelerare il lavoro dei giudici.
Stefano Feltri
Leave a Reply