IL GIOCO DELLE PREFERENZE CAMUFFATE: IL “LODO BOSCHI†OFFERTO A BERLUSCONI
BLOCCATI SOLO I CAPOLISTA, MA CON L’ITALICUM SOLO NEL PARTITO VINCENTE SAREBBE ELETTO QUALCUNO CON LE PREFERENZE
Altro che riforma del Senato, Renzi e Berlusconi stanno per chiudere l’accordo sulla riforma elettorale, unico tema che ormai interessa il Cavaliere, a parte la salvaguardia delle aziende.
E se l’ex premier chiede «precise garanzie» per evitare che Forza Italia venga «scalata» alle prossime consultazioni, il premier è pronto a offrigli un compromesso che prevede le preferenze senza di fatto prevederle.
Sono i miracoli della politica creativa, stanno dentro un dossier del ministro per le Riforme che la prossima settimana sarà recapitato a Verdini, l’esperto berlusconiano della materia.
Il «modello Boschi» all’apparenza è semplice, stabilisce che i capilista di un partito scattino automaticamente con la conquista del primo seggio: di fatto sarebbero dei «nominati».
Gli altri candidati, invece, si disputerebbero lo scranno di Montecitorio attraverso i consensi. Nulla di strano: questo sistema potrebbe essere interpretato come un meccanismo di garanzia per i gruppi dirigenti.
Se non fosse che – grazie a una serie di «accorgimenti tecnici» – con l’Italicum si produrrebbe un effetto «blindatura» dei gruppi parlamentari.
La competizione in base alle preferenze avverrebbe solo per il partito vincente, mentre le forze sconfitte entrerebbero alla Camera – in larga misura – con i deputati prescelti
Insomma, chi perdesse nelle urne potrebbe contare sui «nominati» a Montecitorio.
E al momento non ci sono dubbi su chi sia il favorito alle prossime elezioni.
Se saranno tra un anno o addirittura nel 2018, non è possibile prevederlo, nè la deadline della legislatura sta dentro il patto tra Renzi e Berlusconi, questo è certo: il Cavaliere è troppo debole politicamente per imporre un accordo sul tema al premier.
Semmai l’accelerazione impressa ieri nell’incontro a palazzo Chigi tra i leader del Pd e di Forza Italia è frutto di un’intesa che il Quirinale apprezza.
È difficile che la riforma venga esaminata dal Senato prima dell’estate, mentre è più probabile che in autunno l’Italicum faccia la spola tra i due rami del Parlamento incrociando la legge di
Stabilità , per essere definitivamente approvata all’alba del prossimo anno.
C’è un motivo se il Colle guarda con favore a questa soluzione.
Nel caso il timing venisse rispettato, e le Camere nel frattempo avessero esaminato in prima lettura la modifica del bicameralismo, il capo dello Stato potrebbe a quel punto decidere di porre termine al proprio mandato presidenziale.
Politicamente però il varo della legge elettorale fornirebbe a Renzi l’arma che al momento è scarica.
Resta da capire come mai Berlusconi abbia accettato di caricare quell’arma che farebbe del premier il dominus incontrastato del Parlamento, più di quanto non lo sia già oggi.
Non c’è dubbio che l’offerta di compromesso sul meccanismo delle preferenze sia parte dello «scambio», ma il patto ha alimentato i sospetti verso il Cavaliere da parte degli (ex) alleati di centrodestra, cogliendo impreparata la Lega e spingendo Fratelli d’Italia a etichettare Berlusconi come «un nuovo iscritto al Pd».
In effetti la mossa sembra avere il sapore della resa.
Anche in Forza Italia – nei giorni scorsi – l’opzione di accelerare sulla legge elettorale veniva considerata «una follia» da parte di Fitto: «Così daremmo a Renzi la possibilità di scegliere il momento a lui più propizio per portarci al voto».
Già , però a sua volta il Cavaliere – grazie al «lodo Boschi» – potrebbe andare allo show down nel partito, facendo piazza pulita dei «rivoltosi» e garantendosi un gruppo parlamentare più piccolo ma più fidelizzato.
Ed è evidente che la mossa sa di Opa ostile anche verso le altre formazioni di centrodestra. Perciò, per verificare la bontà dell’«appello alla federazione» lanciato ieri dall’ex premier, bisognerà vedere se accetterà di abbassare le soglie minime di ingresso per i partiti più piccoli. La legge elettorale era il core business del patto tra Renzi e Berlusconi, fin dai tempi del Nazareno.
Quanto alla riforma del Senato, Berlusconi ha promesso per la prossima settimana ai suoi parlamentari un altro «dibattito»: la nuova liturgia di Forza Italia ricorda tanto quella del vecchio Pd.
Francesco Verderame
(da “il Corriere della Sera”)
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