IL LAVORO NELL’ERA RENZI: PRIMA TI CACCIO, POI TI MENO
LA POLIZIA MANGANELLA GLI OPERAI DELLA THYSSEN DI TERNI CHE VOLEVANO ANDARE AL MINISTERO
“È incredibile quello che è successo, non ha nessuna ragione. Hanno picchiato i lavoratori solo perchè avevano chiesto di fare un corteo pacifico fino al ministero. Ma la risposta è stata la carica”. Maurizio Landini si sfoga con i suoi subito dopo aver assistito, da segretario generale della Fiom, a una delle giornate più cupe della sua vicenda sindacale. I 500 operai delle acciaierie Thyssen di Terni erano venuti a Roma per chiamare in causa il governo tedesco e hanno organizzato un presidio davanti all’ambasciata di Germania, in piazza Indipendenza.
Ma si sono trovati sotto una carica improvvisa della polizia, violenta e precisa, tanto da spedire all’ospedale quattro militanti della Fiom tra cui due dirigenti nazionali. Uno di loro, Gianni Venturi, è caduto in terra ed è stato manganellato anche in quella posizione.
I colpi raggiungono in pieno lo stesso Maurizio Landini, a stento protetto da Fabio Palmieri, che lo accompagna da anni.
Non era mai avvenuto che un segretario generale del sindacato fosse colpito dai manganelli.
La reazione di Landini è rabbiosa: “Dica una parola la Presidenza del Consiglio, anzichè fare slogan del cazzo, dica una parola di quello che sta succedendo. Che si vergognino. Devono chiedere scusa ai lavoratori. Noi paghiamo le tasse anche per loro. Questo Paese esiste perchè c’è gente che lavora. Dovrebbero chiedere scusa alla gente. Altro che palle, Leopolde e cazzate varie”.
E ancora: “In un Paese di ladri, di gente che evade, di corruzione, se la vengono a prendere con gli unici onesti?! Ma dove cazzo siamo messi?! Basta, eh”.
Un fiume in piena che si arresta solo a sera quando il ministro Alfano, dopo una giornata di telefonate, dichiarazioni e consultazioni, decide di ricevere i leader sindacali presenti in piazza. Ad Alfano Landini chiede “le scuse” che però non arrivano. I sindacati presenti chiedono alla Questura di Roma di “smentire” il comunicato mattutino “perchè che noi volessimo andare alla stazione Termini” dice Landini “è una bugia e voi lo sapete”.
Anche la Fiom chiede la “ricerca dei responsabili”. Il capo della polizia, Alessandro Pansa, cita un filmato Sky che mostrerebbe le provocazioni degli operai mentre Alfano chiude dicendosi che si darà da fare per impedire giornate come questa.
Ma le scuse non arrivano anche se, come dice Landini, “sarebbero state molto utili per Terni”.
La manifestazione era cominciata al mattino quando dieci pullman avevano scaricato a Roma circa 500 operai diretti all’ambasciata tedesca di piazza Indipendenza, dietro la stazione Termini.
Le acciaierie di Terni, infatti, sono tedesche e finora il governo di Angela Merkel non ha mostrato alcun interesse per i tagli da 100 milioni di euro e da 550 esuberi.
La delegazione viene ricevuta dal portavoce dell’ambasciatore. Ma l’incontro produce solo un comunicato stampa beffardo: “Il giorno 29 ottobre un presidio di lavoratori ha manifestato per contestare il piano industriale della Thyssen. La delegazione è stata ricevuta da un rappresentante dell’ambasciata a cui è stata illustrata la ragione della protesta”.
La presa in giro è così plateale che la reazione è istintiva. Ai fischi fa seguito la voglia di spostarsi al ministero dello Sviluppo economico. “Non abbiamo fatto in tempo a chiedere il permesso” spiega un militante della Fiom che si trovava in prima linea, “che è partita la carica della polizia”.
La Questura dirà che è stata solo un’azione di “contenimento” e che i manifestanti avevano l’intenzione di dirigersi alla stazione Termini. “Non ci abbiamo nemmeno lontanamente pensato” replica la Fiom.
Le botte arrivano dirette. Gianni Venturi, pacifico dirigente della Fiom, finisce a terra e perde i sensi. Chi lo segnala agli agenti di polizia finisce manganellato.
Lo stesso Landini cerca di calmare gli animi, ma i colpi arrivano anche a lui. Rosario Rappa, un altro dirigente nazionale della Fiom, si ritroverà , insieme ad altri due giovani con la testa spaccata.
Al termine della giornata anche la polizia denuncia quattro feriti, tra cui un funzionario. Dopo i manganelli, il corteo si ricompone.
Landini, furioso, telefona alla ministra Federica Guidi annunciando l’arrivo della delegazione.
Una nuova telefonata di Landini, stavolta a Graziano Delrio, indurrà il governo a spedire il sottosegretario Filippo Bubbico al tavolo presso il ministero. La delegazione sindacale torna in strada con le risposte ottenute: una verifica su quanto avvenuto in piazza; l’impegno della ministra Guidi “per cambiare il piano industriale Ast”; il pagamento degli stipendi, da oggi, se sarà consentito agli impiegati amministrativi di entrare nello stabilimento.
“Non è cambiato nulla” commentano sottovoce e delusi, gli operai presenti. Ma l’invito è di chiudere qui la manifestazione e di tornare a casa.
La ministra Guidi, in serata, si dice fiduciosa in un accordo e riconvoca per questa mattina le parti. Gli operai di Terni, intanto, hanno già fatto 80 ore di sciopero ma per il momento hanno deciso di non mollare.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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