IL NEOSINDACO PD DI CIVITAVECCHIA NON MOLLA IL SUO SEGGIO IN PARLAMENTO:“CAROGNE QUELLI CHE ME LO CHIEDONOâ€
ADINOLFI CHE DOVRENNE SUBENTRARGLI: “PATETICO” … POI ATTACCA BERSANI: “MI ODIA E STA FACENDO DI TUTTO PER NON FARMI ENTRARE ALLA CAMERA”
Pietro Tidei non molla e, anzi, passa al contrattacco, arrivando a insultare quanti lo hanno invitato a dimettersi, in ragione dell’incompatibilità tra l’incarico di sindaco di Civitavecchia e di parlamentare del Pd.
Non solo Mario Adinolfi, il blogger che dovrebbe subentrargli alla Camera, ma anche diversi esponenti di spicco del Pd, che lo hanno sollecitato a fare un passo indietro, nel rispetto della legge e del codice etico del partito.
“Carogne”, ha tuonato contro di loro il neo-sindaco, che, di dimettersi, non ne vuole ancora sapere. “Sto rispettando la legge, attendo la comunicazione ufficiale del presidente della Camera”, fa sapere Tidei, che, più o meno inconsapevolmente, sta creando non poco imbarazzo ai vertici di largo del Nazareno.
Una parte del partito di Bersani (chiamato in causa, il segretario ha sottolineato che della vicenda è stato investito il gruppo parlamentare), si è schierata dalla parte di Adinolfi, l’eterno outsider noto per aver mosso aspre critiche verso la dirigenza del Pd.
Un ruolo che rivendica ancora oggi: “Bersani mi odia e stanno facendo di tutto per non farmi entrare alla Camera”, dice Adinolfi, anche se la direzione del partito ha fatto sapere di non essere intervenuta, nè di avere alcun ruolo nella scelta del sindaco-parlamentare.
Un vero e proprio giallo, alimentato anche dalla promessa fatta da Tidei durante la campagna per le amministrative: “In caso di elezione, mi dimetterò subito da deputato”, aveva garantito. Dimissioni che non sono arrivate.
Inizialmente, per giustificare il rinvio di quello che rimane, comunque, un atto ineludibile, Tidei ha tirato in ballo la vicenda del tribunale di Civitavecchia e la sua possibile chiusura.
“Prima delle elezioni, aveva ricevuto determinate garanzie. Qualcuno ha cambiato le carte in tavola, e adesso, a fronte di una possibile chiusura degli uffici giudiziari, ha chiesto di vederci chiaro. Appena avrà ricevuto rassicurazioni in merito si dimetterà “, aveva fatto sapere il suo portavoce.
A distanza di dieci giorni da queste affermazioni, il parlamentare chiama in causa quelle stesse leggi alle quali si appellano i suoi “avversari”: “Le regole per l’incompatibilità sono chiare e io le sto seguendo pedissequamente. Stiano tutti tranquilli e calmi – ha detto oggi parlando a Radio 24 – Mi dimetterò entro 30 giorni da quando il presidente della Camera mi comunicherà la sussistenza di una causa di incompatibilità e mi inviterà a scegliere. Non starò un minuto in più. Dopo le elezioni, mentre mi bruciavano la macchina e venivo accompagnato dai carabinieri per preservare la mia incolumità , pensi che razza di carogne chiedevano le dimissioni invece di mostrarmi solidarietà “.
Tidei adesso fa anche notare che a Civitavecchia esiste un problema “tecnico”: “In Comune ho trovato un buco da 31 milioni di euro con bilancio in dissesto e se entro il 30 giugno non approvo il bilancio il ministero mi scioglie il Consiglio comunale. Se io mi dimetto oggi dal Parlamento e mi sciolgono dopodomani il Consiglio, non sono nè parlamentare nè sindaco”. Dietro agli attacchi di Adinolfi, dice, ci sarebbe la “smania” di subentrare alla Camera, di una persona definita “intemperante, che si dimostra più adatta ai tavoli da poker, sui quali è giocatore professionista”.
Una presa di posizione che, naturalmente, non è piaciuta al blogger democratico, che definisce “pietosi” gli “attacchi personali” e ribadisce la necessità di rispettare fino in fondo le leggi: “Dobbiamo evitare di mettere in scena uno show tristissimo, tra il vecchio che rivendica 42 anni di redditi da politica, culminati in doppia pensione e privilegi da onorevole, contro il subentrante scalpitante. Non è una rissa Adinolfi-Tidei. C’è una legge sull’incompatibilità e va rispettata. Tidei si appella a procedure che, si sappia, scattano solo perchè lui rifiuta l’evidenza dell’incompatibilità . Il sindaco di Siena eletto nel 2011 si è dimesso il giorno dopo. Nel Pd la regola è questa, in ossequio alla legge e alla sentenza confermativa della Consulta”.
Sono molte le voci che si sono levate in difesa di Adinolfi, a cominciare da Debora Serracchiani (“le dimissioni di Tidei da deputato sono un atto dovuto per lo Statuto Pd e per la legge. Rinviarle non è accettabile per nessun motivo” ha scritto su Twitter) e Andrea Sarubbi, che ha messo in guardia il Pd dalle conseguenze delle mancate dimissioni: “Ogni minuto che passa è un voto in più a Grillo. 60 all’ora, 1440 al giorno. Se passano 2 mesi, sono quasi 90 mila”.
Esplicita anche un’altra collega di partito, Pina Picierno: “Questa storia delle non dimissioni di Tidei è scandalosa. Le regole non si piegano a interessi personali. Mai”.
Posizione condivisa da Salvatore Vassallo (deputato Pd): “Adinolfi può piacere o non piacere, ma il sindaco-deputato Tidei si deve dimettere da uno dei due incarichi subito”.
Il senatore democratico Lucio D’Ubaldo, in un post, parla di una “manganellata” da parte di Tidei nei confronti di Adinolfi, e invita il segretario regionale, Enrico Gasbarra, a prendere posizione: “Nel Partito democratico sopravvive una mentalità sbagliata. Alcuni pensano, nel solco di prassi autoritarie, di manganellare l’interlocutore scomodo con formule inappellabili e decisamente offensive. Gasbarra, uscendo dal riserbo di questi giorni, dovrebbe intervenire a difesa di Mario Adinolfi. Tidei lo accusa di intemperanza e, rintuzzandone le pressioni come primo dei non eletti, lo giudica ‘più adatto ai tavoli da poker, sui quali è giocatore professionista a livello internazionale, che non al ruolo di onorevole a cui ambisce con tanto fervore’. Non è un linguaggio appropriato”.
Ne approfitta, ovviamente, il Pdl: “Le mancate dimissioni del neosindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei, dimostrano come Nicola Zingaretti ed il Pd siano abituati a predicare bene e razzolare male. Non è possibile, nè tollerabile, fare i paladini delle regole a corrente alternata”, dice il parlamentare e coordinatore del partito a Roma, Gianni Sammarco.
Alla Camera, intanto, la Giunta per le elezioni ha avviato le procedure sull’incompatibilità di Tidei (Leoluca Orlando, altro sindaco-deputato, ha fatto sapere di aver già inviato una raccomandata, in cui rende nota la scelta di voler rinunciare all’incarico di parlamentare).
Il regolamento prevede 30 giorni di tempo per concludere la procedura.
Adinolfi, però, sembra scettico anche su questa scadenza: “Spero che il Pd non stia puntando a far raggiungere a Tidei la pausa estiva, che lo terrebbe in Parlamento almeno fino a ottobre”.
Marco Pasqua
(da “La Repubblica”)
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