IL PENTITO: “CRAXI E ANDREOTTI HANNO FATTO UCCIDERE DALLA CHIESAâ€
TRATTATIVA STATO-MAFIA, LA LETTERA DEL COLLE ARRIVA IN TRIBUNALE: IL PRESIDENTE TESTIMONIERà€
C’è voluta un’intera settimana, ma alla fine la lettera di Giorgio Napolitano è arrivata alla Corte d’Assise di Palermo, anche se il contenuto è ancora top secret: spedita giovedì scorso tramite raccomandata postale dal Quirinale, la missiva era stata annunciata quello stesso giorno alle agenzie di stampa dallo staff del Colle per informare che il capo dello Stato è pronto a testimoniare nel processo sulla trattativa Stato-mafia, sia pure entro i limiti della sua “reale conoscenza” sulle paure del suo ex consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, che temeva di essere stato usato come “utile scriba”, alludendo a “indicibili accordi” tra l’89 e il ’93.
Ieri mattina nel bunker dell’Ucciardone l’attesa è andata delusa: a sorpresa, il presidente Alfredo Montalto ha informato che nessuna missiva presidenziale era ancora pervenuta alla sua cancelleria, mentre il Quirinale confermava la spedizione “per raccomandata”.
Il “giallo” si è risolto qualche ora dopo: Montalto ha reso noto che la lettera era appena stata recapitata, riservandosi di darne lettura solo dopo che avrà valutato se il testo è pertinente ai fatti processuali.
Quindi ha deposto il collaboratore Francesco Onorato per ricostruire l’omicidio di Salvo Lima, momento iniziale — secondo l’accusa — della trattativa.
Il pentito, ex killer del gruppo di fuoco di Totò Riina (“era come far parte della Nazionale di calcio”, ha detto), per la prima volta in un’aula di giustizia ha parlato di Cosa nostra come di una sorta di agenzia della violenza spinta a commettere omicidi da esponenti delle istituzioni.
“Ma di quale trattativa parliamo? — si è chiesto Onorato — Io ho visto la convivenza tra politica, Stato e mafia. Riina ha ragione quando dice che lo Stato lo ha lasciato solo. Prima lo Stato, Craxi e Andreotti gli hanno fatto uccidere il generale Dalla Chiesa e, per quello che ne so, anche Mattarella. E poi quando l’opinione pubblica è scesa in piazza, i politici si sono andati a nascondere. Ecco perchè è arrabbiato con lo Stato, “Riina è l’unico che sta pagando il conto, mentre lo Stato non sta pagando niente”.
Onorato ha poi aggiunto di avere finanziato Claudio Martelli con 200 milioni di vecchie lire (“lo abbiamo fatto diventare ministro noi, perchè si diceva che piano piano avrebbe fatto uscire i mafiosi dal carcere”) e ha rivelato che Cosa nostra sapeva che il questore Arnaldo La Barbera “era nei servizi segreti”: “Era vicino a Nino Madonia, quando La Barbera uccise un rapinatore e ne ferì un altro, Madonia non volle che fosse toccato. Non capisco allora perchè nell’agosto del ’92 mi ordinarono di fare gli appostamenti per ucciderlo”.
Era il periodo in cui Cosa nostra aveva stilato la black list di morte con i nomi di numerosi politici: “Martelli, Craxi e Salvo Lima era il primo della lista. Nella lista c’erano pure Serafino Ferruzzi e Raul Gardini — ha detto — Ho eseguito anche dei pedinamenti per seguire Vizzini, anche Mannino doveva essere ucciso”.
“Alcuni politici — ha aggiunto — vennero contattati da Cosa nostra: tra loro anche Salvo Lima. E a Riina questo non piacque”.
Tra i bersagli anche Andreotti e il figlio: “Se ne dovevano interessare i boss Graviano a Roma, ma ci furono problemi perchè gli fu rinforzata la scorta”.
Nel pomeriggio ha deposto il pentito Giovambattista Ferrante che ha parlato di “uomini non di Cosa nostra”, un imprenditore e un commercialista, arrivati a casa sua tra il ’90 e il ’91 “per incontrare uomini d’onore”, tra cui Riina.
Lo Bianco e Rizza
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