INCHIESTA ENAC, PRONZATO AMMETTE: “HO PRESO I SOLDI DA PAGANELLI” E PER IL PD NON E’ UNA BELLA NOTIZIA
“QUEL DENARO NON L’HO CHIESTO, NE’ ME L’ASPETTAVO, LO PRESI COME REGALO DI NATALE”….DA CHIARIRE I RAPPORTI CON LA FONDAZIONE ITALIANI-EUROPEI
La storia della tangente Enac si fa politicamente assai complicata per il Pd.
E per due buone ragioni.
La prima: interrogato nel carcere di Marassi, Franco Pronzato, il consigliere di amministrazione dell’Ente ed ex responsabile nazionale del trasporto aereo per il partito, arrestato martedì scorso per corruzione, ha ammesso (con una giustificazione, come si vedrà , a dir poco singolare), di aver ricevuto da Vincenzo Morichini, “facilitatore” di appalti pubblici e fundraiser della Fondazione Italiani Europei, 40 mila euro in contanti usciti dalle tasche di Viscardo Paganelli, l’imprenditore arrestato con Pronzato, perchè proprietario della “Rotkopf aviation”, la società aeronautica che, tra il gennaio e il maggio scorsi, aveva ottenuto da Enac, comprando la benevolenza di Pronzato, i certificati di abilitazione al trasporto passeggeri del suo monomotore Cesna e le rotte Isola d’Elba-Pisa, Isola d’Elba-Firenze.
Il secondo motivo: nel 2010, Massimo D’Alema, presidente della Fondazione Italiani-Europei, nonchè presidente del Copasir (organo di controllo sui Servizi) ha viaggiato «in cinque occasioni di lavoro», a titolo di “cortesia” e dunque gratuitamente, proprio sugli aerei della “Rotkopf”, il cui servizio di aero-taxi, nella ricostruzione che ne dà la portavoce dello stesso D’Alema, gli era stato messo a disposizione da Vincenzo Morichini.
Le due novità arrivano nel giorno in cui Pierluigi Bersani torna a parlare della vicenda Enac, sollecitando «la magistratura a fare il suo mestiere, ad agire in piena libertà , perchè il Pd non parlerà mai di complotti», a insistere che «nel partito non esiste una questione morale, ma certamente quattro occhi aperti», a marcare una distanza tra sè e Pronzato, «persona che ha lavorato con me 11 anni fa», a ribadire «la classica speranza che l’accusa risulti infondata».
Ebbene, diciamo che l’interrogatorio di garanzia dell’ormai ex consigliere Enac spegne definitivamente quella «speranza».
Ascoltato a Genova in rogatoria dal gip Ferdinando Baldini, Pronzato si arrende infatti di fronte all’evidenza delle prove raccolte dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini.
E prova a limitarne i danni.
A «chiarire», per dirla con il suo avvocato Maurizio Mascia (che ne ha chiesto la scarcerazione).
Ammette dunque di aver ricevuto da Morichini, alla vigilia del Natale 2010, nella sua casa romana di via Frattina, i 40 mila euro in contanti di «gratifica» che lo stesso Morichini aveva sollecitato a Viscardo Paganelli come gesto di «riconoscenza» per la speditezza con cui Enac aveva evaso la pratica “Rotkopf”.
«Ma – abbozza – quel denaro non lo avevo chiesto, nè me lo aspettavo». «Lo presi – aggiunge – come un regalo in occasione delle feste».
A dispetto del fatto che quel “dono” arrivò in due tranches e venne diviso tra lui e Morichini.
E ancora: a dispetto di un bonifico di 28 mila e 800 euro che, a pratica conclusa in Enac, Paganelli venne invitato a liquidare «per consulenze mai avvenute» a Giuseppe Smeriglio, sodale di Pronzato.
Un bonifico che Pronzato, ieri, ha insistito a definire «il saldo di una consulenza».
Viscardo Paganelli avrà la possibilità (ammesso che non scelga di tacere), di chiarire nel suo interrogatorio di garanzia (cui parteciperà anche il pm Ielo) la natura di quei due “regali” per 68 mila e 800 euro.
E il passaggio appare tutt’altro che agevole.
Paganelli deve infatti rispondere anche e soprattutto del “pizzino”, trovato nella perquisizione dei suoi uffici, in cui i 40 mila euro annotati accanto al nome di Pronzato si sommano a quelli destinati ad almeno altri sei tra politici e amministratori (parliamo di versamenti per complessivi 200 mila euro).
E dovrà anche chiarire i suoi rapporti con la Fondazione Italiani-Europei.
Fino a ieri sapevamo infatti che il proprietario della “Rotkopf” (una holding cui fanno capo 5 società che vanno dal business dell’aviazione, a quello dell’ingegneria edile e bio-medica) nel biennio 2009-2010, aveva contribuito per 30 mila euro (15 mila per ciascun anno) alla Fondazione di Massimo D’Alema.
Denaro regolarmente iscritto a bilancio della holding e altrettanto regolarmente registrato dalla Fondazione.
Ora, appunto, la novità , è che nel 2010, sui Cessna della sua “Rotkopf aviation” volò gratuitamente il presidente di Italiani-europei.
Una circostanza che non è evidentemente estranea al contesto dell’inchiesta penale in cui Paganelli e Morichini sono sprofondati e la cui ricaduta politica si misurerà da oggi in avanti.
E che Daniela Reggiani, portavoce di Massimo D’Alema, spiega così: «Si tratta di cinque passaggi aerei nel 2010, che ci sono stati offerti in situazioni di lavoro circoscritte e particolari.
A voler essere precisi, Vincenzo Morichini ci informò di essere in una società che disponeva di un aereo. E che quell’aereo sarebbe stato a disposizione se il Presidente ne avesse avuto bisogno in casi eccezionali».
Morichini, dunque.
Ancora lui. E sempre lui, l’ex comproprietario della barca di D’Alema.
Il sessantaseienne lobbista “storto”, ora indagato per corruzione e frode.
Ha cominciato a parlare l’8 giugno con i pm della tangente Enac.
Tornerà a farlo nei prossimi giorni.
Quando dovrà rispondere alle domande sull’appalto della “Rdz” (il cui amministratore, Riccardo Del Zenero, è indagato per frode) con la società del Tesoro “GSE”, un altro di quei “mondi” in cui diceva di contare.
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