INTERVISTA A GIACHETTI: “L’HANNO DATA VINTA AL PDL, VOTEREMO COME IN PASSATOâ€
“A PAROLE TUTTI DICONO CHE VOGLIONO CANCELLARE IL PORCELLUM, NEI FATTI LO VOGLIONO MANTENERE A VITA”
«Intempestivo io? E certo, dopo aver atteso anni per cambiare il Porcellum, di questo passo ne attenderemo altri dieci. Addio, hanno preferito bocciare la mia mozione e darla vinta al Pdl. La riforma elettorale è rimandata alle calende greche».
E ora, Roberto Giachetti, vicepresidente democratico della Camera?
«E ora, in qualsiasi momento dovesse andare in crisi il governo, è chiaro che andremo a votare nuovamente con la legge di Calderoli. Chissà se la Consulta si pronuncerà e in che modo. A quel punto, larghe intese tutta la vita».
Il premier Letta ha provato a dissuaderla?
«Mi ha chiamato in mattinata, mi ha chiesto in modo molto amichevole di ritirare la mozione. Gli ho spiegato che non potevo farlo, che era una battaglia per la quale ho messo a repentaglio la mia salute, che mi ero limitato a mettere per iscritto 15 giorni fa quanto lui e il governo avevano sostenuto fino all’altro ieri. Cioè che il Porcellum andava cancellato. Non ha insistito, mi conosce bene».
Poi, in aula, l’ha accusata di mettere il carro davanti ai buoi per farlo deragliare.
«È il governo che si mette fuori strada da solo, su questa storia».
Il suo Pd l’ha lasciata solo.
«Falso. Settanta delle 98 firme alla mozione sono del Pd. E ne sono state ritirate solo 17. Andate a controllare gli assenti al voto: almeno una cinquantina tra prodiani e renziani hanno preferito non presentarsi piuttosto che votare contro il testo».
Confessi, ha sperato in una spaccatura del partito, sulla scia di quanto avvenuto per l’elezione del capo dello Stato.
«Io sono tra coloro che ha votato con convinzione Prodi. Magari questo sospetto lo alimenta qualcuno che quel giorno ha fatto altre operazioni. Ho preso l’iniziativa della mozione in tempi non sospetti».
La Finocchiaro dice che il suo è stato un atto di prepotenza.
«Proprio lei che fino a pochi giorni fa aveva presentato un ddl per tornare al Mattarellum? So solo che dopo 123 giorni di sciopero della fame, l’anno scorso, quando ero sull’orlo di un’emorragia l’unica persona che mi ha scritto è stato il presidente Napolitano. E anche in questi 15 giorni dalla presentazione della mozione, nessuno nel Pd si è preoccupato di aprire un confronto».
Si è ribellato. Teme ripercussioni interne?
«Per niente. Mi inventerò qualcosa per riprovarci. Figurarsi se mi arrendo. È il mio contributo per il bene del Pd. E dei suoi elettori, stanchi di andare al voto con questo sistema».
Accusano lei, renziano, di agire per conto del sindaco. A proposito, lo ha sentito?
«Accusa ridicola. Tra i firmatari c’è di tutto. Mi ha chiamato martedì sera, mi ha chiesto spiegazioni. Ha compreso le mie ragioni. Tutto è finito lì».
E infine in aula è diventato la bandiera del M5s, che ha votato a favore.
«Si, dopo le loro molteplici giravolte sul tema. Astuzie e tatticismi che non mi interessano. Sono e resto democratico».
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