INTERVISTA A GIUSEPPE CONTE: “CON PD E AVS IL DIALOGO E’ BEN AVVIATO”
“DODICI MILIONI DI CITTADINI CHIEDONO TUTELE SUL LAVORO E MERITANO RISPETTO”
«La disaffezione è la principale malattia della nostra democrazia».
Vero, presidente Giuseppe Conte. Ed è anche una buona giustificazione per la batosta incassata dal centrosinistra, o no?
«Non sottovaluterei 14 milioni di cittadini che sono andati a votare, però l’istituto del referendum va riformato e noi abbiamo una proposta».
Una proposta di legge?
«Sì. Per quanto riguarda il referendum abrogativo dobbiamo abbattere il quorum a un terzo, portandolo al 33%. Così anche chi è contrario, sarà motivato ad andare a votare. Inoltre, chiameremo tutte le forze politiche al confronto su un nuovo modello di referendum propositivo, con cui i cittadini potranno contribuire a introdurre nuove leggi. È la democrazia partecipativa, che abbiamo già sperimentato all’interno del M5S, con un risultato sorprendente».
Addirittura? E quale?
«Chiamare gli iscritti solo a votare con un click, con la democrazia diretta, rischiava di non farli sentire protagonisti. Per cui lo scorso anno abbiamo sperimentato con Nova un processo di democrazia partecipativa, sollecitando i nostri elettori ad avanzare proposte. È stato un successo. Abbiamo ricevuto 22 mila contributi e da allora il M5S ha incrementato gli iscritti del 15%».
Torniamo ai referendum sul lavoro, che secondo il governo sono stati per voi un autogol. Di chi è la colpa?
«Non asseconderei la grancassa della destra. Per me oltre 12 milioni di cittadini che chiedono più tutele sul lavoro sono un fatto politico rilevante, che il governo farebbe bene a non trascurare»
Per lei è «vergognoso» che Meloni non abbia ritirato le schede. Per quanto discutibile, non è stata una mossa vincente?
«L’arroganza con cui la maggioranza ha festeggiato il risultato è imbarazzante. Un governo che esulta perché le persone non vanno a votare si dovrebbe vergognare. La stessa Meloni nel 2016 invitava il governo a rispettare chi era andato alle urne. Quando fai troppe giravolte poi finisce che ti gira la testa e perdi il senso dell’orientamento».
E la spallata, dov’è?
«Noi non abbiamo mai parlato di spallate a Meloni, ma continueremo a batterci contro il precariato, i lavoratori sottopagati e contro tutti i fallimenti di questo governo»
Per il Pd si riparte dai 14 milioni che hanno votato al referendum e dai 300 mila della manifestazione per gaza. Quindi, senza i centristi di Renzi e Calenda?
«Noi proseguiremo le nostre battaglie contro un governo che grazia le banche, ingrassa la lobby delle armi e che al Senato ha fatto da scendiletto ai miliardari del web, dicendo no a una nostra proposta di recuperare 4 miliardi dalla digital tax per tagliare le tasse al ceto medio»
Meloni ha promesso che le taglierà. Non ci crede?
«L’Ufficio parlamentare di bilancio ha certificato che siamo di fronte a un governo di incapaci. Dovevano mettere più soldi in busta paga con il taglio del cuneo fiscale e invece fanno pagare ai lavoratori 370 milioni di euro di tasse in più. Dovevano fare il blocco navale e a maggio sono aumentati gli sbarchi. Dovevano combattere le liste di attesa, ma con i tagli alla sanità sono aumentati da 4 a 6 milioni in un anno i cittadini che rinunciano alle cure. Mi viene da dire, “state fermi, non fate ulteriori danni!”».
La riporto indietro, alla domanda sul perimetro di uno schieramento alternativo per battere la destra. Con Renzi e Calenda, o senza?
«Con il Pd e con Avs il dialogo è già ben avviato. Alle Politiche andremo con un progetto chiaro su sanità, lavoro, una più equa tassazione che alleggerisca la pressione sul ceto medio e che liberi risorse per i più fragili. Bisogna aumentare gli stipendi, introducendo il salario minimo e riducendo l’orario di lavoro».
Non ha citato la cittadinanza perché su questo tema siete più in sintonia con la Lega che con la sinistra?
«Con la Lega? Ma scherza?».
No. Gran parte del M5S non ha votato, o ha votato contro. Magi è sconcertato dalla sua linea e l’ha accusata di cercare alibi per non fare nulla
«Sulla cittadinanza abbiamo lasciato libertà di voto e io ho votato a favore. E ho chiarito che non era questa la soluzione. Magi ha voluto issare una bandiera identitaria, ma una riforma utile al Paese è quanto mai necessaria. E lo dico anche a tutti i chiacchieroni dell’ultima ora, a partire dal ministro Tajani, che ha ritirato fuori lo Ius Italiae».
Non la convince?
«È uno strumento peggiorativo rispetto alla regolamentazione attuale, perché chiede dieci anni di percorso scolastico con profitto e non tiene conto del fatto che i ragazzi già dopo un primo ciclo scolastico si sono pienamente e perfettamente integrati nella nostra comunità».
Salvini non capisce perché Tajani insista sullo ius scholae. Lei lo capisce?
«Salvini è da anni che cerca fortuna alimentando una propaganda basata su angoscia e paura. Affrontiamo il tema in modo serio. La nostra proposta di ius scholae si basa sull’idea che un ciclo di cinque anni rappresenti un viatico di civiltà, che può offrire una risposta
concreta a quei milioni di cittadini che si sono già espressi l’8 e il 9 giugno e anche convincere quelli che sono rimasti a casa
È stato un errore andare a rimorchio di Landini, che magari puntava alla leadership del centrosinistra
«Non spetta a me interpretare le intenzioni di Landini, certo mi ha sorpreso che anche i sindacati si siano divisi».
A proposito, perché lei dice che Schlein non è pronta per candidarsi a premier?
«Ho detto solo che è prematuro parlarne adesso».
L’apertura di Meloni al terzo mandato, con l’incognita di Enzo De Luca, ribalta il pronostico del 4-1 per voi alle Regionali? E Roberto Fico sarà il candidato in Campania?
«Quando avremo definito i programmi ci confronteremo sui candidati. A destra sono spaccati, vedremo se troveranno un accordo sul terzo mandato. Suggerisco a Meloni, Tajani e Salvini di non fare più vertici, perché ne escono a pezzi. Pure l’ultima televendita è fallita, Meloni non ha fatto in tempo ad annunciare tagli alle tasse che è stata smentita da Giorgetti e Salvini».
Perché domenica andrà in Sicilia?
«Per mobilitare il M5S sulla sanità pubblica, perché non posso permettere i tagli di Meloni che la stanno distruggendo. A Palermo contesteremo il collasso della sanità siciliana e un governo che ha preso i voti alle Europee annunciando miracoli sulle liste di attesa, ma ha lasciato i cittadini in coda negli ospedali».
(da agenzie)
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