INTERVISTA AL PROF FOUAD ALLAM: “UCCIDONO PER DARE UN SENSO ALLA VITAâ€
IL DOCENTE UNIVERSITARIO ANALIZZA LE MOTIVAZIONI DEI FOREIGN FIGHTERS NEL LIBRO “LO JIHADISTA DELLA PORTA ACCANTO”
È un terrorismo di “prossimità ”, una guerra non per il territorio ma per un’idea del mondo.
Nel suo ultimo libro Il jihadista della porta accanto, di cui sta per uscire un aggiornamento incentrato sul massacro di Parigi, il sociologo e docente universitario di origine algerina naturalizzato italiano, Khaled Fouad Allam, ha scavato il fenomeno dei cosiddetti foreign fighters, i giovani musulmani nati in Europa che, dopo essere andati a combattere in Siria, tornano in quelle che considerano le loro “matrigne patrie” con l’intento di combattere per imporre un altro sistema di valori e di vita.
Quale professor Allam?
Quello dell’islam politico basato sui valori della sharia (la legge coranica) e non su quelli creati dall’Illuminismo: uguaglianza e libertà . Lo slogan dell’islam politico è “islamizzare la democrazia”, ma per noi occidentali la democrazia è o non è . Non esiste una via di mezzo. Secondo questi militanti della jihad, soprattutto la Francia rappresenta la terra dei miscredenti perchè lì c’è stata la rivoluzione francese, perchè lì c’è stata la separazione tra politica e religione, ossia la cosiddetta secolarizzazione.
Perchè dice che non è una guerra per il territorio, quando vediamo i militanti dell’Isis che combattono per creare uno Stato con confini e terre ?
Mi stavo riferendo ai jihadisti che tornano in Inghilterra, Francia, Italia, Germania e negli altri paesi dove vige il sistema di valori ereditati dall’Illuminismo che si basa sulla libertà e l’uguaglianza, dunque sulla democrazia.
I jihadisti della porta accanto perchè arrivano a tanto?
Per loro non è arrivare a tanto, fanno quello che pensano sia giusto, dopo essere stati indottrinati e combattere una guerra in cui il miscredente deve soccombere. E deve soccombere perchè non condivide il loro modo di interpretare la società .
Cosa li ha attratti fino al punto di non temere la morte o il carcere a vita?
Credo che ad agire sia innanzitutto il vuoto di significato, l’emarginazione viene dopo. Tanti lo fanno per un senso distorto del riscatto sociale, per essersi sentiti esclusi, ma la maggior parte lo fa per dare un senso alla propria vita. Purtroppo l’indottrinamento subito in Siria, i cattivi maestri, ossia gli imam radicali delle moschee parigine o londinesi, li hanno portati a credere che per trovare un significato alla propria esistenza devono combattere una guerra di religione.
Perchè i milioni di musulmani pacifici che vivono in Europa non urlano la loro contrarietà a questa barbarie, perchè non scendono in piazza contro il terrorismo?
Uno dei motivi è la fine della speranza collettiva, ma questo vale anche per noi. Per quanto riguarda i musulmani va sottolineato che le autorità religiose islamiche francesi hanno subito condannato questo attacco ma certo è che non ci sono leader forti in grado di coagulare attorno a sè tutta la popolazione islamica. Un’altra ragione può essere la paura. Dobbiamo renderci conto che ci troviamo davanti a una guerra che riguarda prima di tutto la comunità islamica e quindi noi occidentali, considerati tutti quanti miscredenti perchè non musulmani.
Quali problemi vive il mondo?
Oltre allo scontro fratricida tra sciiti e sunniti, c’è la questione della libertà . Già 20 anni fa scrissi in un mio libro che l’islam politico rifiuta la libertà in tutte le sue accezioni. Uccidere i vignettisti è come uccidere un filosofo, significa cercare di cancellare la libertà di pensiero.
Però questi giovani militanti non rifiutano internet, i social network, che sono nati per aumentare lo scambio, la conoscenza e traslatamente, la libertà di pensiero .
Sì, è così. Ma non si sentono in contraddizione: sfruttano uno strumento creato dai “nemici” per combattere meglio la loro guerra. Se di contraddizione si può parlare, si tratta di una contraddizione inconscia in senso lacaniano.
Ma alla fine perchè uccidere per delle vignette?
L’islam non ha conosciuto la secolarizzazione. Nella maggior parte della nazioni governate da musulmani non c’è stata una separazione netta tra religione e Stato, non c’è la separazione tra potere religioso e temporale. Ecco perchè si può arrivare a uccidere per una vignetta.
Roberta Zunini
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