L’AD DEI TRAGHETTI T-LINK: A LAMPEDUSA IL GOVERNO HA MANDATO NAVI TROPPO GROSSE, IMPOSSIBILE ATTRACCARE
PASTICCIO LAMPEDUSA TRA CONTRATTI SCADUTI, COSTI DI 50.000 EURO AL GIORNO A TRAGHETTO E DESTINAZIONI INCERTE… SOLUZIONI IMPROVVISATE E SOLDI SPRECATI, AL “CLODIA” SI E’ PURE ROTTA L’ELICA…”OCCORREVANO SCAFI PICCOLI, GESTIONE DA INCOMPETENTI”
E la nave va, però vuota.
Solo qualche giorno fa il governo aveva indicato nei mega traghetti la soluzione giusta per “decongestionare l’emergenza profughi”, ma nel giro di poche ore ha scoperto che le grandi imbarcazioni hanno seri problemi nell’attraccare a Lampedusa: un’isoletta in mezzo al Mediterraneo, dove il vento soffia forte quasi ogni giorno, non è certo la destinazione ideale per mezzi a stazza pesante.
Per questo, nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile, la Watling Street (T-Link) e la Clodia (Tirrenia) hanno abbandonato l’isola dopo due giorni di inutile attesa.
Motivo ufficiale: vento di ponente, mare forza 4, impossibile attraccare.
Ma la situazione è più complessa, come spiega Edoardo Bonanno, amministratore delegato della T-Link: “Rispondendo alle richieste del ministero degli Interni, ci siamo presentati a Lampedusa con un traghetto da 800 posti il 30 marzo alle ore 13. Nelle ore successive però non abbiamo imbarcato nessuno. C’erano difficoltà nel selezionare le persone da far salire a bordo, nè si capiva quale fosse la destinazione finale del trasporto. Così abbiamo aspettato in rada. Solo il giorno successivo, nel pomeriggio, c’è stato chiesto di tentare lo sbarco. Ma il mare era mosso, impossibile attraccare nel piccolo molo scelto dalle autorità . Il nostro capitano ha proposto di utilizzare invece il molo commerciale, dove sarebbe stato possibile sbarcare, a suo parere. Ma la Capitaneria ha negato il permesso, forse perchè lì sono assiepati i migranti e c’è il timore di un assalto alle navi, con gravi pericoli per la sicurezza”.
Insomma, dopo un mese di allarmi sull’esodo, la soluzione è risultata più improvvisata che mai: l’isola non è attrezzata per i big del mare, l’attracco principale è un bivacco inutilizzabile e il piccolo molo di Cala Pisana è una base ingestibile.
Sprecati dunque i tre giorni di lavoro per le navi spedite via vuote: 50 mila euro al giorno per ogni mezzo.
“Cui vanno aggiunte le spese straordinarie di riparazione – aggiunge Ignazio De Rosa, sindacalista marittimo -: a forza di fare manovre con ancore e funi per tentare lo sbarco si è rotta un’elica della Clodia. Vabbè che l’azienda sta messa male, e così lo Stato darà qualche soldo alla Tirrenia, ma per Lampedusa bisognava usare scafi piccoli, tipo Siremar o mezzi anfibi della Marina. L’approccio a tutta la questione è da incompetenti, questo ormai mi sembra chiarissimo”.
Eppure la strategia non cambia.
La nave militare San Marco con le sue scialuppe ha ieri caricato 500 persone Invece, nonostante le uniche navi riuscite ad attraccare in Cala Pisana (il Catania e l’Excelsior) abbiano mostrato difficoltà nel compiere le operazioni anche quando c’era bonaccia, nelle acque di Lampedusa è arrivata ora la Superba, colosso da 3 mila posti che dovrà aspettare le bizze del meteo. Attesa assai comoda per allestire i centri di accoglienza convincendo anche i nordisti più riottosi a dare una mano.
“Evidentemente la strategia è far salire tutti lì i migranti per poi distribuirli nelle varie stazioni di sbarco” conclude Bonanno.
Un viaggio lungo, carico di imprevisti, con le forze dell’ordine impegnate a gestire un carico umano sempre più stanco ed esasperato.
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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