L’IDV, IL PARTITO DI FAMIGLIA
L’ITALIA DEI VALORI NON E’ UN PARTITO CON REGOLE DEMOCRATICHE… LA PRESIDENZA DEL PARTITO NON VIENE ELETTA IN UN REGOLARE CONGRESSO, MA SPETTA AL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “ITALIA DEI VALORI”… E QUESTA E’ COMPOSTA DA DI PIETRO, SUA MOGLIE E DALLA FIDATA E DISCUSSA SILVANA MURA… CHE INCASSANO IL CONTRIBUTO STATALE
“Di Pietro? Prima di fare il paladino della società civile dovrebbe spiegare agli italiani i maneggi che si nascondono dentro il suo partito”, parole e musica di Elio Veltri, ex sindaco di Pavia e uno dei fondatori dell’Italia dei Valori, a lungo braccio destro di Tonino nella fase iniziale del nuovo movimento. Se ne allontanò per divergenze insanabili proprio per il modo in cui veniva gestito da parte dell’ex Pm, per la scelta delle persone, per gli incarichi dati a personaggi che di “morale” ne avevano ben poca. Lo lasciò quando era vicepresidente, nel 2001. Oggi definisce l’Italia dei Valori “ la più grande anomalia” dei partiti italiani.
Tutto nasce dall’associazione “Italia dei Valori” che all’art 2 dello Statuto recita “ l’Associazione, composta da Di Pietro, dalla moglie Susanna Mazzoleni e dalla tesoriera Silvana Mura, promuove la realizzazione di un partito nazionale” ….passiamo all’art. 10 “ la presidenza nazionale del partito spetta al presidente della associazione”. Stesso discorso vale per la tesoreria.
Dice Veltri: “ Facciamo un’ipotesi di scuola. Se Di Pietro convocasse un Congresso e venisse sfiduciato dal 98% del partito, lui resterebbe in carica. Per andarsene dovrebbe essere sfiduciato dall’associazione, ovvero dalla moglie e dalla fidata tesoriera. Questa è una anomalia enorme, di fronte alla quale tutte le grandi questioni della legalità , della giustizia, delle regole che lui solleva sono carta straccia. Se vuoi fare certe battaglie di moralizzazione non puoi affittare al partito due immobili comprati dall’associazione. E poi che i soldi del finanziamento pubblico del partito finiscano a loro tre…”.
Ma ci sono altri interessanti intrecci di coperture politiche, svela Elio Veltri “ Proprio sul finanziamento pubblico, con Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, abbiamo sollevato la questione in tribunale. C’e’ una ordinanza del giudice civile di Roma che dice che “ l’associazione è nettamente distinta dal partito e non può chiedere finanziamento pubblico”. Nel 2006 la Camera ha però fatto finta di niente, tutta, Bertinotti compreso”.
Quanto alle scelte politiche di Di Pietro, Veltri ricorda che lui lo sconsigliò, ai tempi dei “Democratici con Prodi”, di volere l’incarico dell’organizzazione, salvo poi scoprire un giorno “ che da Via Popilia, la strada della criminalità di Cosenza, erano arrivate 241 iscrizioni”…
La testimonianza di Veltri, in fondo non rappresenta che una conferma di quanto affermato da tanti altri personaggi noti e meno noti, transitati nell’Italia dei Valori e poi allontanatisi, appena capivano il tipo di gestione blindata. La cosa atipica è che si permette a Di Pietro quello che non sarebbe permesso a nessun altro partito o movimento, per il quali sarebbe già intervenuta la magistratura, per ripristinare un corretto confronto interno basato su regole certe e democratiche e su uno statuto che garantisse il dissenso.
L’Italia dei Valori è invece a gestione familiare, con gente (spesso con precedenti penali gravi) che va e viene, un serbatoio di posti per riciclati della politica. E poi qualcuno fa le pulci agli altri, ergendosi a supremo e divino censore della morale altrui… Se la Sinistra conta su personaggi così, sono proprio alla frutta…e neanche di stagione. Ed evitiamo di parlare dell’IdV a livello locale, per carità di patria: sta raccogliendo tutti i transfughi degli altri partiti, personaggi in cerca di un posticino retribuito, trombati eccellenti e tromboni permanenti, una accozzaglia di sottobosco partitocratico che spera in un “uomo di panza” per coprire i propri “affari”.
Siamo all’Italia dei bollori e dei bolliti…
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