LA FRANA DI FORZA ITALIA: DA TORINO A NAPOLI IL PARTITO CHE NON C’È PIÙ
COSENTINIANI PRONTI A CORRERE DA SOLI ALLE AMMINISTRATIVE…. 3.400 AMMINISTRATORI PASSATI CON ALFANO… LA MINACCIA SCAJOLA
Dalla Sicilia al Piemonte un terremoto scuote Forza Italia.
Il partito si sbriciola con la leadership del capo.
Oltre 3.400 tra consiglieri e amministratori locali già fuggiti via, 94 consiglieri regionali transitati nel Nuovo centrodestra, sulla scia dei sessanta parlamentari e altri pronti a farlo dopo il 25 maggio.
Ed è un sisma che ha l’epicentro lontano da Roma, nei territori, proprio nelle regioni un tempo cassaforte del consenso forzista.
Pacchi di consensi volatilizzati con i ras che hanno cambiato casacca. E le Europee incombono, come le Regionali in Piemonte e Abruzzo e il voto in quattromila comuni, a cominciare dalle 26 città capoluogo.
Gli ultimi report consegnati ad Arcore disegnano scenari da brivido: zero vittorie nelle grandi città .
Non è un caso se Silvio Berlusconi il partito ha deciso di smantellarlo del tutto, sostituirlo coi club, il ventennale della vittoria del ’94, che cade oggi,cancellato di fatto, si commemora piuttosto con un vertice a casa sua.
I GRANAI DEL SUD SVUOTATI
La Campania vacilla, a dir poco. Nicola Cosentino, messo alla porta da Berlusconi, volta le spalle e va via.
Domenica all’hotel Mediterraneo di Napoli i consiglieri regionali della neonata Forza Campania presenteranno simbolo e logo coi quali correranno da soli alle prossime amministrative.
I «magnifici sette» consiglieri, li ha battezzati “Nick”, si affiancano alla mezza dozzina di senatori. È solo lo strappo finale che ha avuto origine quando Francesca Pascale è riuscita a imporre il senatore Domenico De Siano al posto di coordinatore.
Il governatore Caldoro e Mara Carfagna proveranno a fare da argine alla guerra dichiarata da Cosentino. «Siamo disponibili al confronto, confidiamo nel fatto che non ci saranno scissioni. Ma per le Europee abbiamo bisogno di persone credibili, leali e che portino voti, escludere chi li ha lascerebbe assai perplessi», sostiene la portavoce del gruppo alla Camera, sponsor della candidatura di Fitto nella circoscrizione Sud.
Già , l’affare Puglia. Rischia di essere l’altra grana che oggi pomeriggio, nella prima riunione del comitato di presidenza fresco di nomina a Palazzo Grazioli, Berlusconi cercherà di disinnescare.
Anche perchè l’ex governatore pugliese ha al suo fianco 15 dei 17 parlamentari della sua regione.
Se sarà candidato alle Europee, si dimetterà , guidando Fi nella circoscrizione Sud.
Se gli sarà impedito, tutto potrà accadere. Come già avvenuto nella Calabria del governatore Giuseppe Scopelliti passato al Ncd con un seguito di 239 amministratori.
E in Sicilia. Dove Forza Italia avrà gatte da pelare ora che “mister” centomila preferenze, il catanese Giuseppe Castiglione ha fatto armi e bagagli per accomodarsi da sottosegretario nei governi Letta e Renzi sostenendo la rivoluzione di Alfano e Schifani. E proprio lì, il nemico numero uno di “Angelino”, Gianfraco Miccichè, tenterà di consumare la sua vendetta da capolista forzista nella circoscrizione Isole.
IL BUCO NERO DEL NORD
I liguri, sono solo gli ultimi ad alzare la voce. Consiglieri regionali, due presidenti di provincia, sindaci, coordinatori di club hanno scritto a Berlusconi per invocare la candidatura di Claudio Scajola.
«Irresponsabile e irrealistico pensare che» l’assenza del leader dalle liste, «non avrà ripercussione nelle urne ». Il capo in realtà ha escluso la corsa dell’ex ministro, se deroga ci sarà , sarà per il solo Fitto.
Quelle centinaia di dirigenti locali forzisti hanno già la valigia in mano.
Nel cuore lombardo del berlusconismo le Europee e le amministrative rischiano di trasformarsi in una trappola, ora che i big di Cl, da Maurizio Lupi a Roberto Formigoni militano altrove.
Se porteranno nel Ncd quel blocco di voto moderato si scoprirà solo il 26 maggio.
Su Mariastella Gelmini, la nuova coordinatrice, il compito di trainare voti sul capolista Giovanni Toti, voluto a gran forza da Berlusconi per la legittimazione elettorale.
Ma è in frantumi il centrodestra anche in Piemonte, dove il vicecoordinatore forzista Osvaldo Napoli ha appena annunciato che il partito correrà in solitaria per le regionali contro Chiamparino, sostenendo Gilberto Pichetto, in rotta coi fratelli d’Italia che sponsorizzano Guido Crosetto, ex forzista.
Solo il Veneto controllato ora da Niccolò Ghedini va in controtendenza, facendo registrare il ritorno di sei consiglieri regionali.
LA GUERRA DEI NUMERI
Di fronte all’incubo debacle, il responsabile elettorale Ignazio Abrignani minimizza: «Nessun timore, siamo di fronte a una prova importante, vanno al voto 18 milioni di italiani, tenteremo accordi col Ncd laddove possibili. Il fatto è che le amministrative hanno sempre favorito la sinistra».
Questa volta con un handicap in più, saranno le prima dopo la scissione di novembre. Dore Misuraca, l’uomo dei numeri e a capo degli enti locali del Ncd, aggiorna di settimana in settimana il pallottoliere degli amministratori forzisti in transito, perchè è sui portatori di voto porta a porta che si gioca la partita.
E ad oggi sono fuoriusciti 151 in Abruzzo, 239 in Calabria, 417 campani, 159 in Emilia e 235 nel Lazio con Cicchitto, Lorenzin e Saltamartini.
E poi 546 lombardi e i 195 pugliesi andati via con Cassano e i 534 della Sicilia, piazzaforte di “Angelino”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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