LA LEGA SALVERA’ ANCHE ROMANO, BOSSI HA LA SOLUZIONE: “BASTA TURARSI IL NASOâ€
SUL MINISTERO SUPER SICILIANO PESANO QUOTE LATTE E NOMINE SUDISTE…LA BASE LEGHISTA PARLA DI TRADIMENTO, ROMANO PIAZZA I SUOI UOMINI E RICATTA IL GOVERNO: “SE CADO IO, CADONO TUTTI”
Un attimo prima di entrare in Aula per votare sull’arresto di Marco Milanese, giovedì, la Lega ha mandato il suo avvertimento al ministro Saverio Romano.
In commissione, la nomina di Domenico Sudano a presidente del Consiglio per la ricerca in agricoltura è passata per un voto soltanto.
“Numeri alla mano, non c’è dubbio — dice il Pd Nicodemo Oliverio — Due dei 4 leghisti hanno votato con noi”. Non esattamente un bel segnale per il ministro che mercoledì potrebbe essere sfiduciato dal Parlamento.
Lui ostenta sicurezza: incassata la “stima” del premier, ieri, ha festeggiato i suoi primi sei mesi da ministro.
E dai colleghi che la settimana prossima (il giorno dopo il voto di sfiducia) lo aspettano per un’audizione in commissione si è congedato così: “Ci vediamo giovedì”.
“Ci è venuto un po’ da ridire — racconta il Pd Marco Carra — Almeno abbia il pudore di non prendere appuntamenti!”.
Romano è tranquillo per un motivo molto semplice: “Tiene i cordoni della borsa dei Disponibili”, come li chiama Carra.
Durante la discussione su Milanese, il ministro si è intrattenuto a lungo tra i banchi dei deputati di Popolo e Territorio, come si chiamano ufficialmente.
Voci che si sovrappongono, teste che spuntano per ascoltare.
Poi, quando chiedi a uno degli astanti, Michele Pisacane, di che parlavano ti spiazza: “Del pane!”. Del pane? “Si, uno diceva si fa così, l’altro cosò, poi Romano ha detto: oh, mio padre faceva il panettiere, lo so io come si fa”.
Ma, dice un detto, non si vive di solo pane: così all’Agricoltura il ministro ha fatto un’infornata di dirigenti. Sudano è solo una delle ultime nomine e decisamente quella più discussa visto che, secondo i sindacati dei ricercatori, l’unica voce del curriculum che spiega la sua ascesa al Cra è quella di essere segretario del Pid a Catania.
Prima di lui, tra gli altri, nelle società legate al ministero sono arrivati Massimo Dell’Utri in Ageacontrol, Alberto Stagno d’Alcontres a Buonitalia, nonchè un “consigliere giuridico del Ministro, già magistrato amministrativo” che ora, denuncia un’interpellanza Pd, presiede un organismo indipendente di valutazione.
Ma tolto l’avvertimento dell’altro ieri, finora, la Lega ha digerito anche l’indigeribile: quella di un ministero dove ormai si parla solo siciliano.
Un motivo c’è e si chiama quote latte.
Tra le scelte di Romano nei primi sei mesi al ministero c’è il commissariamento di Agea, fino a giugno amministrata da Dario Fruscio.
Con lui si era inaugurata una stagione assai sgradita a Umberto Bossi: quella in cui gli “splafonatori” — un paio di centinaia di agricoltori che hanno prodotto latte in eccesso — pagavano le multe.
A giugno Bossi tuona dal palco di Pontida contro le “ganasce”, una settimana dopo Fruscio viene cacciato e a luglio Romano delibera: del piano di riscossione di Agea non si occuperà più Equitalia.
Bossi è contento e si guarda bene dall’alzare la voce quando il governo, a fine luglio, concede un contributo straordinario di 45 milioni di euro per l’emergenza rifiuti a Palermo.
La puzza di monnezza è passata eppure ieri il Senatur, riferisce l’Ansa, ha detto che sulla sfiducia a Romano “ci tureremo il naso e voteremo no”.
Non si placano, però, le voci sul pressing per le dimissioni che la maggioranza starebbe facendo su Romano.
Nota ancora il Pd Oliverio: “Mi sorprende la fretta con un ministro che ha davanti due anni si sia messo a commissariare, nominare, assumere”.
Il punto è che oltre alla sfiducia, per Romano a metà ottobre potrebbe arrivare il rinvio a giudizio per concorso in associazione mafiosa.
A quel punto, il presidente Napolitano potrebbe tornare sulle “riserve” che aveva già espresso al momento del suo giuramento.
Il premier è di nuovo in mezzo alla tenaglia.
Ieri l’ha stretta il siciliano Calogero Mannino, vicinissimo a Romano. “Se Berlusconi non ha la forza e la capacità di presentare proposte concrete deve prendere atto che non v’è più una ragione politica per la sopravvivenza del Governo”.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply