LA MADRE DEL KILLER DI LUCA SACCHI: “MIO FIGLIO MEGLIO IN CELLA CHE A SPACCIAREâ€
E’ STATA LEI A DENUNCIARE IL FIGLIO ALLA POLIZIA
Valerio Del Grosso ha confessato all’amico e alla fidanzata di aver sparato a Luca Sacchi. L’amico lo ha detto al fratello, il fratello alla madre, Giovanna Proietti, e la madre alla polizia: “Mio figlio ha fatto una cazzata”, le parole della donna, “meglio in cella che tra i pusher. È meglio saperlo nelle vostre mani che in quelle di spacciatori, delinquenti e criminali”.
Non lo vedeva da due giorni. Valerio non era tornato a dormire nella villetta a due piani in cui è cresciuto e vive con mamma e papà Gianni, con la sorellina 14enne, con l’altro fratello Simone e con la cognata Azzurra.
Dopo il delitto, Del Grosso non era tornato a casa ma si era presentato al lavoro, nella pasticceria all’angolo. È aiuto pasticcere. Lavora mezza giornata, poi va via, non si sente bene, non ce la fa. È la fidanzata invece a rivelare alla polizia dove potevano trovare Valerio: “Lo trovate nella camera 103” del Cervara Hotel Park, dove si era rifugiato.
“Volevo spaventarlo, non volevo ucciderlo” dirà Valerio agli agenti che lo catturano per aver ucciso il 24enne con un colpo secco di P38 alla nuca. Con lui c’era Paolo Pirino, anche lui portato in carcere. Davanti al pm Nadia Plastina, invece, Valerio si avvale della facoltà di non rispondere. Oggi in sede di convalida si capirà quale strategia difensiva verrà realmente adottata: gli vengono contestati i reati di concorso in omicidio, rapina aggravata e detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo.
L’omicidio, secondo quanto emerge, sarebbe seguito a un tentativo di rapina legato ad una compravendita di droga, che Anastasia, la fidanzata di Sacchi, aveva chiesto ai due di procurarle. Ma la quantità di soldi che la ragazza aveva nello zaino ha spinto i due a scipparla. Poi il tentativo di difesa da parte di Luca finito nel sangue. Un teste, citato nel decreto di fermo, una sorta di ‘mediatore’ di Del Grosso dice alla polizia che la donna aveva nello zaino “soldi divisi in due mazzetti da 20 e da 50 euro”.
E racconta come, nelle fasi precedenti il delitto, si sia recato alla Caffarella con altre due persone “alle 21:30 del 23 ottobre incontrandone una terza, già a lui nota, al quale si presentava come inviato di Valerio”.
Doveva verificare, per conto di Del Grosso “se persone in zona Tuscolana avessero il denaro per acquistare come convenuto merce”. Insomma dalle testimonianze emerge che i due pusher avevano una ‘rete’, almeno tre emissari, ed erano organizzati. Emerge la possibilità che fossero stati ‘contattati’ per l’acquisto di droga. Ed emerge che i fermati avevano complici tali, secondo la procura, da poter consentire loro una fuga.
(da agenzie)
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