LA MOSSA DI TOTO’ RIINA: “ALLA DEPOSIZIONE DI NAPOLITANO VOGLIO ESSERCI ANCH’IOâ€
ANCHE BAGARELLA E CIANCIMINO SI ACCODANO ALLA RICHIESTA DI ASSISTERE ALL’UDIENZA
Ha seguito tutte le udienze del processo trattativa collegato in videoconferenza dal 41 bis, non si è perso una sola deposizione.
Adesso, il capo di Cosa nostra vuole una diretta anche dal Quirinale, per vedere e ascoltare il più importante di tutti i testimoni citati dalla procura, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
«Salvatore Riina chiede di partecipare all’udienza che si terrà al Colle – annuncia l’avvocato Luca Cianferoni – è un suo diritto come imputato di questo processo».
La difesa del padrino di Corleone vuole una videoconferenza fra il carcere di Parma, dove è detenuto Riina, e il Quirinale.
«È un’udienza come le altre – dice ancora Cianferoni – la corte europea per i diritti dell’uomo ha ribadito più volte che la partecipazione alle udienze è un diritto assoluto dell’imputato, pena la nullità dell’intero processo».
Così, però, la preparazione dell’audizione al Quirinale si complica.
Anche perchè non c’è solo Riina a volere la diretta.
«Pure Leoluca Bagarella ha il diritto di partecipare », annuncia l’avvocato Giovanni Anania, legale del cognato di Riina.
L’imputato e testimone Massimo Ciancimino vuole invece salire di persona al Colle, rivendica «il merito di aver avviato il processo per la trattativa».
Dice: «Mi hanno impedito di ascoltare la telefonate di Napolitano con Mancino, non possono togliermi il diritto di partecipare a un’udienza così importante».
Intanto, l’audizione del Capo dello Stato diventa anche un caso politico.
Fabrizio Cicchitto di Nuovo Centrodestra, lancia un tweet: «La citazione di Napolitano è un’indubbia prova di arroganza della magistratura».
Non la pensa così il presidente del Senato Piero Grasso: «Anche io ho testimoniato a questo processo, e avendo la possibilità di scegliere, sono andato a Palermo. Il capo dello Stato ha detto che non ha alcun problema a testimoniare ».
Claudio Fava, vice presidente della commissione antimafia, definisce l’ordinanza dei giudici «un atto normale». Il senatore M5S Vincenzo Santangelo attacca invece Napolitano: «Si dimetta e testimoni da comune cittadino, a porte aperte».
Il vero nodo da sciogliere è quello della presenza degli imputati, seppure in collegamento video.
Anche se l’ordinanza della corte sembra chiara, parla di «esclusione della presenza del pubblico e degli imputati, rappresentati dai difensori».
Così ha scritto il giudice Alfredo Montalto, che per disciplinare lo svolgimento dell’udienza ha richiamato l’articolo 502 del codice di procedura penale, quello che prevede «l’esame a domicilio del testimone».
Proprio questo articolo, nell’ultimo comma, prevede che «il giudice, quando ne è fatta richiesta, ammette l’intervento personale dell’imputato interessato all’esame».
È il riferimento che utilizzerà la difesa di Riina.
Ma a leggere bene l’ordinanza c’è un passaggio che sembra bloccare ogni richiesta degli imputati: l’articolo 502 si applica «nei limiti in cui sia compatibile ».
È questa la frase chiave che potrebbe lasciare fuori Riina, Bagarella e Ciancimino. Comunque, sulle istanze degli avvocati, i giudici dovranno pronunciarsi prima di organizzare la trasferta. Intanto, sono stati avviati i contatti con il Quirinale per la fissazione di una data.
Sul caso Riina, la procura non vuole entrare.
«La corte ha messo correttamente dei paletti», dice il procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
«Poi sta alla volontà degli imputati chiedere o meno di partecipare. Noi non abbiamo alcun ruolo in questa fase, nè intendiamo intrometterci nelle decisioni delle altre parti del processo».
Salvo Palazzolo
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