LA RIVOLTA DELLE DIVISE: “NOI PRONTI A SCANSARCIâ€
MONTA LA PROTESTA TRA LE FORZE DELL’ORDINE: “NON SIAMO TUTELATI”
Finora era una provocazione di Beppe Grillo. «Soldato blu – aveva scritto sul suo blog il giorno dopo gli scontri di Roma – non ti senti preso per i fondelli a difendere l’indifendibile, a non schierarti con i cittadini? Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco».
La notizia è che sta succedendo.
Non perchè poliziotti e carabinieri siano di colpo diventati grillini, ma perchè il malumore dentro le forze di polizia è esploso oltre ogni limite.
E così il 90% dei celerini a inizio settimana ha chiesto un giorno di ferie per evitare il servizio di piazza: protesta clamorosa, ma simbolica.
Le ferie sono state respinte; gli agenti ieri a Roma sono stati al loro posto. Ma intanto il segnale è arrivato ai piani alti del Viminale.
Il Cocer dei carabinieri, a sua volta, scrive: «Siamo del parere che il personale delle forze dell’ordine che deve difendere i palazzi del potere debba invece essere pronto a togliere i cordoni e scansarsi all’arrivo dei manifestanti facinorosi».
Clamoroso.
Il ministro Annamaria Cancellieri non perde occasione per dire quanto sia «preoccupata» dalla deriva violenta delle proteste e ora, in tutta risposta, dalla pancia della polizia e dei carabinieri si alza un vero e proprio ruggito di rabbia.
«Quelle parole sul numero di identificazione da mettere sui caschi – spiega Felice Romano, segretario del Siulp – hanno toccato un nervo delicatissimo. La Cancellieri non s’è resa conto che andava a intaccare l’ultima riserva morale dei nostri: l’orgoglio di servire lo Stato. Certo non è per uno stipendio da fame che si fa questo lavoro. Da qualche anno, poi, non c’è provvedimento che ci lasci in pace. La gente in divisa non ce la fa più. Restava l’orgoglio. Quando invece si inverte l’onere della prova, e con questa storia del numero identificativo si manda il segnale che deve giustificarsi chi è in piazza per garantire il rispetto delle leggi, e non chi arriva per scassare tutto, allora salta il tappo».
Gli fa eco Alessandro Rumore, appuntato dei carabinieri, delegato del Cocer: «Il carabiniere, quando torna a casa, e si sveste della divisa, è un italiano qualunque con i problemi di tutti. Figurarsi se non capisce la rabbia di chi ha perso o non trova il lavoro. Ai manifestanti, tra i quali potrebbero esserci i nostri figli, diciamo che siamo al loro fianco poichè i loro problemi sono anche i nostri. Con l’aggravante che alla fine ci ritroviamo ad essere abbandonati dal ministero dell’Interno e attaccati da opinionisti ignoranti in materia. E mentre veniamo mandati in piazza a prendere le botte, vediamo contestualmente approvare provvedimenti per noi oltremodo penalizzanti».
Il documento del Cocer, al riguardo, trasuda furia. «Dopo aver appreso che bisogna essere numerati come altri uomini che fanno tornare alla mente epoche tragiche de l passato per essere picchiati e poi magari ricevere un premio in danaro».
Potrebbero sembrare parole sopra le righe.
Ma il paradosso è che in questi giorni sono proprio i sindacalisti con le stellette a frenare la rabbia dei loro colleghi.
Tra i celerini si è sfiorato l’ammutinamento.
È circolata persino la proposta-choc di mettere un punto interrogativo sul casco e presentarsi così agghindati in piazza. «Sarebbe stato un errore clamoroso – spiega Felice Romano – e li abbiamo dissuasi. La polizia non si può permettere di apparire men che affidabile».
Il punto è che polizia e carabinieri chiedono maggiore attenzione al governo.
L’elenco delle doglianze è lunghissimo, dallo straordinario non pagato alle qualifiche non rispettate, ai turni che diventano sempre più pesanti per via dei buchi in organico, all’ultima questione delle pensioni.
In piazza chiedono più tutele.
Una delle misure legislative che hanno quasi «preteso», è l’arresto in flagranza differita per i violenti di piazza. Ha funzionato allo stadio, vogliono che sia esteso alle manifestazioni.
I sindacalisti sciorinano alcuni numeri: nel 2010 ci sono stati 122 feriti tra le forze dell’ordine per incidenti in manifestazioni sportive; due anni dopo i feriti si sono dimezzati grazie al Daspo e all’arresto in flagranza differita.
Per le manifestazioni di piazza, invece, i feriti sono passati da 260 (2010) a 711 (2011).
E il trend peggiora.
«Il disagio tra noi è fortissimo – conferma Nicola Tanzi, Sap – e c’è necessità di leggi più adeguate. Insistiamo: serve il fermo preventivo di chi si presenta travisato in piazza».
Francesco Grignetti
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