L’AVV TRUCCO: “DECRETO MINNITI INCOSTITUZIONALE”
IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE: “LA CANCELLAZIONE DI UN GRADO DI GIUDIZIO VIOLA I DIRITTI UMANI”… “LE COMMISSIONI DECIDONO SENZA LA PRESENZA DELL’INTERESSATO E LE INTESE COI PAESI ESTERI PER I REIMPATRI NON SONO NEANCHE RESI PUBBLICI”
I sostenitori del nuovo provvedimento sull’immigrazione, approvato definitivamente dalla Camera
sulla bozza del decreto Minniti-Orlando, lo vedono come la risposta a “richieste vitali da parte delle realtà locali”.
Per l’avvocato Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), si tratta invece di un “provvedimento discriminatorio, un capitolo molto triste del nostro sistema di diritti”.
Tra i punti più discussi c’è l’abolizione del ricorso in appello che “dovrebbe essere garantito — continua Trucco — quando si è in presenza di un procedimento camerale. Questo potrebbe far nascere problemi di illegittimità costituzionale”.
Trucco legge una violazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dal sistema giudiziario italiano: “Se ricevo una multa per divieto di sosta — dice l’avvocato — ho la possibilità di fare ricorso due volte dopo la prima sentenza. Perchè su una materia così importante non devo garantire questa possibilità ? Stiamo parlando di diritti fondamentali dell’individuo. È un provvedimento fortemente discriminatorio e potrebbe presentare problemi di incostituzionalità ”.
Sul procedimento di valutazione della richiesta di asilo, continua il Presidente dell’Asgi, ci sono anche altri aspetti che penalizzerebbero la posizione dell’immigrato, già a partire dal primo grado di giudizio: “Così come è stato approvato — continua — in primo grado è previsto un procedimento camerale in cui la presenza della parte in causa, in questo caso il richiedente asilo, è residuale e, quindi, non prevista a meno che il giudice non la ritenga essenziale. Quindi, la persona non viene sentita da chi deve giudicare. Sappiamo bene, però, che spesso i migranti non possono presentare documenti o prove fisiche della loro provenienza o del tragitto percorso. Quindi, non ascoltare i loro racconti equivale a ignorare la loro versione dei fatti”.
Anche il sistema con il quale si notifica il respingimento della richiesta d’asilo non convince Trucco: “La notifica — continua — dà circa 30 giorni di tempo per fare ricorso. Con questa nuova legge, questa diventa a carico dei gestori dei centri di accoglienza. Per come quest’ultimi sono strutturati, per la carenza di risorse e per la difficoltà , in alcuni casi, di rintracciare i diretti interessati, il rischio è che un richiedente asilo non riceva la comunicazione in tempo per poter fare ricorso”.
Uno degli obiettivi principali, da subito dichiarato dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti, è quello di far ripartire in maniera più veloce ed efficiente la macchina delle espulsioni e dei rimpatri per tutti coloro a cui non viene accettata la richiesta di asilo politico.
Un piano, quello del governo, portato avanti soprattutto attraverso la stipula di accordi e memorandum bilaterali con alcuni Paesi del Nord Africa e dell’Africa sub-sahariana.
Accordi che, però, non hanno eliminato i dubbi relativi soprattutto alla salvaguardia dei diritti dei migranti e della loro sicurezza.
“La politica è chiara — continua Trucco -: si vuole esternalizzare la questione dell’asilo. Si fanno accordi, o memorandum come vengono spesso chiamati, con Libia, Turchia, Niger e altri Paesi africani e mediorientali che ci permetteranno di espellere più facilmente i migranti, senza poter garantire loro la certezza di finire in centri di accoglienza che rispettino gli standard internazionali di sicurezza e rispetto dei diritti umani. Basta vedere in che condizioni sono costretti a vivere i migranti finiti nei campi di detenzione libici. Inoltre, questi memorandum non prevedono l’approvazione da parte del Parlamento e non vengono resi pubblici. Quindi è anche difficile sapere quanti siano e su quali termini vengono stipulati”. E proprio l’accordo con la Libia, Paese dal quale proviene l’82% degli immigrati in Italia attraverso il Mediterraneo e che, quindi, dovrebbe accogliere un gran numero di espulsi, non convince il Presidente di Asgi: “Quello con la Libia è un non-accordo — dice — Abbiamo un’intesa con un governo instabile, che occupa un’area geograficamente molto ridotta e che, quindi, non può garantire il rispetto di un vero accordo sui rimpatri”.
Altra novità oggetto di discussione è l’apertura di almeno un Centro di Permanenza e Rimpatrio (Cpr) per Regione, per un totale di 1600 posti a livello nazionale.
Totalmente contrario, invece, il Presidente dell’Asgi: “Questi — dice — sono i Cie presentati con un nome diverso. Non se ne conosce lo status giuridico, si sa solo che se ne auspica una proliferazione”. E sui numeri chiude: “Si grida all’emergenza e poi si fa un piano per 1600 posti a livello nazionale”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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