LE FAIDE IN CURIA DIETRO LO SCANDALO: “BERTONE ERA PRONTO A DIMETTERSIâ€
L’ASSALTO AL POTERE E LE MANOVRE PER IL PROSSIMO CONCLAVE…LA SEGRETERIA DI STATO NEL MIRINO: ORA E’ CACCIA AI MANDANTI
C’è un dettaglio illuminante nella vicenda che lega l’arresto del cameriere di Sua Santità , considerato il “corvo” che passava le carte segrete vaticane ai media, alla cacciata di Ettore Gotti Tedeschi dalla presidenza dello Ior.
E tocca il Pontefice, il suo appartamento, unendosi alle dicerie sulla salute di Joseph Ratzinger, il quale invece sta bene per l’età che ha (85 anni), come risulta evidente a chi lo incontra e vede da vicino.
Perchè i documenti interni diffusi, e di recente pubblicati anche in un libro, non portano per la maggior parte il timbro della Segreteria di Stato vaticana.
Non sono usciti, cioè, da quell’ufficio, al quale pure sono arrivate.
Ma provengono direttamente dall’Appartamento papale, dove alcune erano ad esempio giunte al fax con il numero riservato di monsignor Georg Gaenswein, il segretario personale di Benedetto XVI.
E vista l’assoluta fedeltà dell’assistente tedesco – il quale per ragioni di opportunità giovedì scorso ha addirittura rinunciato a una conferenza a Pordenone dal titolo “Vi racconto il Papa”, eppure annunciata da due ampie pagine sull’Osservatore Romano e su Avvenire (“Es ist besser nicht”, meglio di no, gli ha detto Ratzinger) – per quanto incredibile questo sia apparso agli inquirenti vaticani, le indagini sui diffusori delle carte si sono infine concentrate sulla casa di Benedetto.
Nel cosiddetto Appartamento, con la A maiuscola, vive la Famiglia pontificia.
Composta
dalle persone che sono intorno al Papa. Chi ci abita rassetta, prepara e consuma i pasti con lui, tenendogli compagnia talvolta guardando la tv.
Sono loro a festeggiarlo nei giorni comandati e nei compleanni. Loro ad accogliere i visitatori esterni, come il fratello del Pontefice, monsignor Georg Ratzinger.
Nell’Appartamento circolano monsignor Gaenswein appunto, l’altro segretario, il maltese Alfred Xuereb, le quattro Memores domini, donne laiche che fanno vita consacrata, accudendo le stanze e preparando colazione, pranzo e cena.
E il cameriere del Pontefice, Paolo Gabriele.
Su di lui si sono appuntati i sospetti sia della Gendarmeria vaticana guidata dal comandante Domenico Giani, sia la commissione di indagine dei tre cardinali presieduta dal porporato spagnolo Julian Herranz Casado, allievo diretto del fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà de Balaguer.
I “corvi” che hanno passato le carte fuori dalla Santa Sede, com’è noto da tempo, sono più d’uno.
Ieri la Segreteria di Stato è uscita allo scoperto, accusando addirittura Gotti (“era uno dei corvi” hanno detto), il quale però si è difeso contrattaccando (“li querelo”) .
Uno scontro al calor bianco che fa da sfondo alla cacciata dell’economista per “gestione insoddisfacente”.
La vicenda dei “Vatican leaks” si sta così allargando, scuotendo l’intero vertice della Santa Sede, con colpi feroci tra fazioni di cardinali, mentre il Papa assiste e si prepara a compiere, da qui a pochi mesi, passi decisivi.
Monsignor Gaenswein è rimasto molto toccato dalle critiche arrivate al Pontefice attraverso le carte.
E anche il segretario di Stato, Tarcisio Bertone – comunque lo si veda è però un fedelissimo di Joseph Ratzinger – è apparso provato dalla vicenda. Ha persino accarezzato l’idea, come già fatto in passato, di offrire il proprio posto e dimettersi.
Ma il Papa gli ha fatto subito capire che non se ne parlava nemmeno.
Alla destra di Benedetto, un gruppo di cardinali, arcivescovi e monsignori si è mosso in prospettiva futura con un obiettivo duplice e ambiziosissimo: la presa della Segreteria di Stato e, successivamente, addirittura la conquista del Conclave con un Papa scelto tra le proprie file.
E’ quello che un osservatore attentissimo di cose vaticane definisce “un vero e proprio colpo di Stato”. E le menti che hanno concepito il piano sono le stesse che hanno foraggiato i media, attraverso i “corvi”, di carte segrete al fine di portare scompiglio e far cadere il governo vaticano.
Il progetto è fallito. La Santa Sede è attualmente sottoposta a dure critiche da parte dell’opinione pubblica internazionale, con un’immagine intaccata.
Ma il golpe non è riuscito perchè il Papa – che contrariamente a quel che si è vociferato è pienamente in salute – sa tutto, conosce i membri dell’una e dell’altra fazione, ed è deciso a regolare la faccenda al tempo dovuto e, com’è d’uso, senza clamori.
Bertone a dicembre compirà 78 anni ed è possibile un suo passo indietro.
Alcuni osservatori danno per favorito l’attuale prefetto della Congregazione per il clero, il cardinale Mauro Piacenza, che lo scorso anno ha ottenuto da Benedetto una doppia promozione: la berretta cardinalizia e la guida di un dicastero.
Le strade che il Papa ha davanti sono più d’una: riconfermare Bertone; accettare infine le sue dimissioni e sostituirlo con Piacenza; oppure cambiare del tutto cavallo scegliendo un outsider per sgombrare il campo dai durissimi scontri interni.
Questa terza ipotesi riguarda l’attuale ministro degli Esteri, il corso Dominique Mamberti, che gode della considerazione di Bertone e, allo stesso tempo, viene considerato un candidato debole per non ostacolare le ambizioni alla destra del Papa dei diretti interessati alla Segreteria di Stato.
Si è cercato, da questo fronte, di accreditare l’idea che la Commissione cardinalizia di indagine fosse priva di mordente e di capacità operativa.
In realtà , proprio quella composizione (Julian Herranz Casado, Jozef Tomko, Salvatore De Giorgi) è stata ed è la chiave del successo dell’inchiesta, non ancora conclusa, perchè i tre anziani cardinali sono ben presenti a loro stessi.
E soprattutto non hanno ambizioni proprie o per altri.
Diversa la battaglia sul futuro Conclave.
Nel Novecento, quasi sempre i Pontefici hanno informalmente indicato i propri successori, puntando i riflettori sui loro preferiti.
È accaduto da Pio XI in poi. Benedetto XVI ha forse in mente il proprio successore.
Ora gli osservatori si attendono da lui un segno.
Le voci false diffuse sul suo stato di salute (“ha un tumore al fegato”, “ha avuto due ischemie”), puntano a delegittimarlo.
Ma il Papa per ora è saldo e guarda al proprio domani, pensando anche al futuro della Chiesa.
Marco Ansaldo
Leave a Reply