NELLA LEGA ORMAI SI E’ SPEZZATA LA CORDA: ANCHE QUELLA DEL TIRO ALLA FUNE SUL TICINO, TRENTA FERITI, TRA CUI ANCHE GIORGETTI
INCIDENTE ATIPICO ALLA TRADIZIONALE INIZIATIVA DEL CARROCCIO: IL TIRO ALLA FUNE SULLE SPONDE LOMBARDA E PIEMONTESE QUEST’ANNO HA CORRISPOSTO ALLE TENSIONI INTERNE LEGHISTE…. LA CORDA SI E’ SPEZZATA NON SOLO TRA GLI ELETTORI PADANI MA ANCHE SUL FIUME: DECINE DI PERSONE FINISCONO A GAMBE ALL’ARIA E CON ABRASIONI ALLE MANI
Una trentina di contusi e due sospette fratture.
È questo il bilancio dell’incidente a Sesto Calende (Varese) che ha rovinato la festa ai leghisti, riuniti per il tradizionale tiro alla fune organizzato ogni anno tra la sponda lombarda e quella piemontese del Ticino.
Mentre numerosi militanti da ambo le parti la stavano tirando, la corda sul fiume si è spezzata.
Almeno dieci persone, sulla sponda di Sesto Calende, sono cadute a terra, chi battendo violentemente la schiena, chi procurandosi escoriazioni a braccia e gambe.
Trenta in tutto i contusi, che si sono fatti medicare subito dai volontari di una ambulanza presente sul posto, mentre due militanti del Carroccio hanno riportato sospette fratture.
La manifestazione si è conclusa prima del previsto.
Lo stesso Umberto Bossi ha rinunciato all’intervento dal palco e si è seduto a sorseggiare una bibita ai tavolini all’aperto di un bar, senza fermarsi a parlare coi giornalisti.
Il leader del Carroccio era in compagnia, tra gli altri, del capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, del presidente del Piemonte, Roberto Cota, del capo delegazione all’Europarlamento Francesco Enrico Speroni e dell’europarlamentare Mario Borghezio.
“Vi piacerebbe vederci divisi — aveva dichiarato Marco Reguzzoni prima della gara —, ma non è così, oggi siamo qui a una manifestazione che vuole essere un simbolo di unione della Lega e di due territori”.
Mai parole furono di peggior auspicio.
Appena qualche minuto dopo, quella stessa fune che era stata caricata del ruolo di simbolo dell’unione del partito, si è spezzata.
Non solo: dopo la rottura, i leghisti sono finiti a terra e ne sono usciti con le ossa rotte, emaciati e feriti.
Per qualcuno è Reguzzoni che ha portato sfiga,
Tra i “caduti” di Sesto Calende c’era anche una folta rappresentanza di deputati e senatori, il più malconcio è sembrato essere Giancarlo Giorgetti che, finendo per terra si è procurato una profonda abrasione alle mani, tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Gallarate.
Questo non deve proprio essere il suo periodo fortunato.
La caduta di questo pomeriggio arriva al culmine di un momento decisamente difficile per il segretario nazionale lombardo, che nei giorni del dopo Pontida era finito al centro di un tesissimo braccio di ferro interno al partito.
Una bagarre iniziata proprio dalla richiesta del commissariamento della sua segreteria e che è continuata per una settimana tra attacchi e contrattacchi, scambi di accuse e sotterfugi.
La maggior parte dei partecipanti che tirava la corda senza guanti ha subìto abrasioni alle mani.
La fune si è spezzata poco dopo l’inizio della gara, provocando un contraccolpo che ha fatto cadere in avanti i partecipanti.
Probabile causa della rottura la forte tensione accumulata sulla fune vicino al punto in cui era collegata al trattore, che «partecipava» alla competizione come fosse un concorrente.
Qualcuno ha detto che la “Lega è sempre in grado di rialzarsi e di ripartire più forte di prima”, ma la sensazione è che nonostante l’ostentazione di sicurezza e tranquillità , qualcosa nella lega si sia rotto, e non si tratta di una corda.
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