NON SOLO RIACE, IN ITALIA SONO TANTI I MODELLI DI INTEGRAZIONE: A TORINO L’EVENTO CON 15 IMPRENDITORI SOCIALI
GLI ESEMPI DI MIGRAZIONE CHE GENERA ECONOMIA E INNOVAZIONE… IL 42% DELLE NUOVE SOCIETA’ CREATE IN ITALIA NEL 2017 E’ STATA FONDATA DA IMMIGRATI
C’è Chris Richmond N’zi, della Costa d’Avorio, che in Emilia Romagna si è inventato la app MyGrants per mettere in contatto chi arriva in Italia con le aziende che cercano personale: vantano 25 assunzioni settimanali, meglio di un navigator.
C’è Paolo Russo di Funky Tomato, azienda dal logo afro-mediterraneo che impiega braccianti agricoli stranieri e della periferia napoletana di Scampia e vende pomodori biologici in Campania e Basilicata. C’è la Silent Academy, fondata dalla cooperativa Sicomoro di Matera in Basilicata, progetto legato a Matera 2019 capitale europea della cultura, che impiega migranti in laboratori di artigianato, falegnameria, sartoria insieme alla popolazione locale.
E ce ne sono tanti altri.
In Italia non c’è solo Riace, il modello di integrazione calabrese di cui si è parlato molto per via dell’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il sindaco (sospeso) Mimmo Lucano
Ieri alla scuola Holden di Torino, 15 imprenditori che lavorano nel settore dell’immigrazione, di cittadinanza italiana e non italiana, sono stati presentati da Ashoka, rete di imprenditori globali sociali, nell’ambito dell’evento ‘Hello Europe: la migrazione che fa innovazione’.
“Parlare di migrazione oggi significa rimettere al centro dell’azione politica il tema del lavoro – dice Alessandro Valera, direttore di Ashoka Italia – con questo progetto Ashoka ha voluto raccontare la linfa economica e innovativa che c’è, esiste ed operosa nella popolazione migrante presente Italia. Le politiche per il lavoro, che creano inclusione sociale e impatto economico, sono il più efficace antidoto contro la paura (irrazionale) del diverso”.
A Torino c’era Modou Gueye, attore che con la sua associazione Sunugal ha rilevato Cascina Casottello a Milano, acquisita dal comune nel 2013 con lo scopo di avviare un processo di rigenerazione territoriale e architettonica. Da un anno ormai, la Cascina è diventata centro di tante attività e servizi, dagli sportelli caf, alla biblioteca e ludoteca, i laboratori dalla cucina al teatro, i corsi dallo sport alla danza alle lingue, il bar e il ristorante.
C’è anche l’esperienza di don Paolo Steffano, che con l’associazione extra parrocchiale ‘La Rotonda’ ha messo in piedi un laboratorio di sartoria prevalentemente dedicato alle donne a Baranzate, il comune dove gli stranieri sono il 70 per cento dei residenti, il più alto tasso in Italia.
Secondo un report di ‘Mega – Migrant Entrepreneurship Growth Agenda’, nel 2017 il 42 per cento delle nuove società create in Italia è stata fondata da migranti.
Il rapporto del 2018 ‘Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia’ segnala che l’Italia è l’unica nazione tra i grandi paesi europei in cui il tasso di occupazione della forza lavoro straniera (59% per i cittadini extra UE, 63% per i cittadini UE) è piuÌ€ alto di quello della forza lavoro nativa (57%).
Gli stranieri sono impegnati soprattutto nei settori dell’edilizia, della ristorazione, dell’agricoltura, del lavoro domestico, svolgono lavori generalmente più umili e peggio retribuiti degli italiani, con guadagni medi inferiori agli 800 euro al mese.
Una realtà che magari non piace a quelli dello slogan ‘prima gli italiani’, ma nell’ambito di questa realtà , fatta certamente di chiaroscuri, alcuni modelli di integrazione positiva si fanno strada, a sfidare propaganda.
(da agenzie)
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