NUOVO PATTO RENZI-BERLUSCONI: SUBITO L’OK ALL’ITALICUM MA VALE DA SETTEMBRE 2016
LA PROSPETTIVA DEL VOTO ANTICIPATO SLITTA AL 2017
Un uomo con il bavero alzato esce dalla sede di Forza Italia, martedì sera, percorre 150 metri a piedi e s’infila non visto nel portone secondario di palazzo Chigi.
È Denis Verdini, la sua ultima missione in qualità di “sherpa” di Berlusconi prima di lasciare ogni incarico.
Ad attenderlo al primo piano il braccio destro del premier, Luca Lotti.
Renzi, impegnato al Quirinale per il saluto di Napolitano alle cariche dello Stato, si unirà alla coppia poco dopo. È in questa riunione, due giorni fa, che viene messo nero su bianco l’accordo finale sull’Italicum.
Quello che porterà Forza Italia a votare la legge elettorale, con buona pace di Renato Brunetta e dei fittiani, prima dell’elezione del nuovo capo dello Stato.
L’intesa c’è. Su questa Renzi ha costruito il calendario di gennaio: Italicum 2.0 e riforma costituzionale entro il 20 gennaio, poi urne aperte per il successore di Napolitano.
Senza subire ricatti.
Il nuovo capitolo del Patto del Nazareno si basa su una concessione importante del premier, che è venuto incontro alla richiesta principale di Berlusconi.
Non si tratta di contenuti, ormai quelli sono stati stabiliti, ma dei tempi di entrata in vigore della nuova normativa.
Dopo una trattativa serrata – con Renzi che non voleva andare oltre giugno 2016 e Verdini che insisteva per il 31 dicembre dello stesso anno – alla fine la stretta di mano è avvenuta sul 1 settembre 2016.
Nella nuova legge sarà scritto che l’Italicum entrerà in vigore (per la Camera) in quella data.
È questa la clausola che mette al riparo l’ex Cavaliere dal rischio urne anticipate.
Di fatto si potrà andare a votare nella primavera del 2017, non prima.
Perchè se Renzi volesse far saltare il banco, sarebbe il Consultellum – cioè il proporzionale puro – la legge che varrebbe per le due Camere.
La strada ormai sembra spianata. E addio al Mattarellum come possibile clausola di salvaguardia.
Si capisce ora che i renziani lo avevano presentato in Commissione solo come spauracchio per convincere Berlusconi a non alzare troppo il prezzo.
Anche la minoranza dem può dirsi soddisfatta dell’accordo per aver allontanato le urne di due anni. Lo ammette Maurizio Migliavacca: «Se questa è l’intesa va bene. Questo è un Senato che, unico caso al mondo, ha deciso di suicidarsi: figuriamoci se faremo ostruzionismo».
Certo, dentro Forza Italia restano sacche importanti di resistenza.
Maurizio Gasparri, in un corridoio di palazzo Madama, resta scettico: «Verdini ha fatto bene a fissare quel termine così lontano per l’entrata in vigore dell’Italicum. Il problema è che poi sarà quella la legge con cui andremo a votare. E tra due anni avremo di nuovo il problema che Salvini non vorrà fare una lista unica con noi».
Ancora più contrario Augusto Minzolini: «Dubito che Renzi sia diventato improvvisamente misericordioso. Ha capito benissimo che, prima di arrivare a eleggere il successore di Napolitano, deve allontanare dai grandi elettori la paura delle elezioni. Altrimenti il primo candidato, persino Prodi, che garantisce di non portarci a elezioni qua dentro lo votano tutti. Su 1008 votanti ottiene 1009 voti!».
Insomma, la “concessione” di Renzi a Berlusconi sarebbe in realtà una mossa obbligata per potersi dedicare, essendosi coperto le retrovie, all’altra partita importante, quella del Quirinale.
Ma il nuovo Nazareno 2.0 ormai è la realtà con cui fare i conti.
Il patto tiene e abbraccia anche Angelino Alfano, messo al corrente dal premier degli ultimi sviluppi. Tutti d’accordo? Non proprio.
Roberto Calderoli, che ha inondato l’Italicum di 16mila emendamenti, non si fida affatto. Vorrebbe che la legge parlasse esplicitamente del Consultellum come lo strumento da utilizzare in caso di scioglimento anticipato.
«Se accettano questa clausola io ritiro domani tutti gli emendamenti », promette il leghista. Boschi e Renzi tuttavia sono fermi nel non andare oltre.
Il Consultellum non sarà menzionato nell’Italicum. Nel governo sono convinti che non ce ne sia bisogno. «La sentenza della Corte costituzionale che ha “inventato” la nuova legge proporzionale è di per sè «auto-applicativa».
Non c’è bisogno di alcuna leggina per specificarla, basterebbe un decreto del ministro dell’Interno per gli adattamenti tecnici.
Ormai comunque è fatta. Domani la conferenza dei capigruppo dovrebbe stabilire, come ha chiesto Renzi, che l’Italicum approdi in aula entro il 7-8 gennaio.
Anche senza aver esaminato le tonnellate di emendamenti ostruzionistici di Calderoli. «È una forzatura», protesta il leghista. Ma da esperto di regolamenti parlamentari è costretto ad ammettere che «con la tecnica del “canguro” possono saltare migliaia di modifiche e approvarlo entro il 20 gennaio».
A quel punto Renzi avrà fatto bingo. Quanto alla minoranza dem, che con Miguel Gotor ancora chiede di aumentare la quota di deputati scelti con le preferenze, dovrà rassegnarsi ai cento capilista bloccati.
«Io sarei anche d’accordo — ha detto ieri il premier all’assemblea dei senatori dem — ma non possiamo accettare modifiche non concordate con Forza Italia».
Bei e De Marchis
(da “La Repubblica”)
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