PAGLIACCI LEGHISTI: RETROMARCIA DI BOSSI E COMPAGNI DI MERENDE SULL’ARRESTO DI PAPA
IN UN GIORNO SONO PASSATI DA “PAPA VADA IN GALERA” ALL’ASTENSIONE IN COMMISSIONE E ORA AL VOTO ALLA CAMERA PER SALVARLO… LA LEGA E’ ORMAI IN PREDA AL CAOS INTERNO CON UN REGUZZONI CHE RAPPRESENTA APPENA IL 20% DEL GRUPPO PARLAMENTARE DI CUI E’ CAPOGRUPPO
”Niente manette” prima della celebrazione del processo.
Dopo il “vada in galera” , a sorpresa, da Venezia, Umberto Bossi cambia la linea del Carroccio sulla richiesta di arresto per Alfonso Papa.
Nel giorno in cui la prima sezione disciplinare del Csm ha sospeso Papa dalle funzioni e dallo stipendio di magistrato, si apre quindi uno spiraglio per il deputato del Pdl.
Il Senatur, che dopo un faccia a faccia con Berlusconi sull’aereo per Milano aveva detto “deve andare in galera”, si è detto “convinto che le manette non vanno messe mai se prima non facciamo il processo”.
“Se Papa ha commesso dei reati — ha aggiunto — paghi, ma non va bene mettergli le manette prima, quando ancora non sappiamo se quello che ha fatto è da galera o no”.
Fare andare in galera una persona non ancora condannata, ha detto citando Craxi e gli anni di Tangentopoli, “non è servito a nessuno, tranne a far andare in politica Di Pietro”.
Un cambio di rotta quasi previsto dalle opposizioni, che già nel pomeriggio parlavano di una Lega che “abbaia ma non morde” che avrebbe finito per cedere a Berlusconi.
I sospetti inizialmente si erano addensati sulla componente ‘filogovernativa’ di Maroni, che però ha subito smentito: “Maroni — dicevano fonti a lui vicine — è convintissimo della necessità di votare sì all’arresto. Non ci può essere alcun sospetto che si voglia far prevalere un ‘interessè di casta”.
Poi invece, in tarda serata, è arrivato il cambio di rotta di Umberto Bossi.
Una ragione di più per Papa per sentirsi “sereno”, come ha ribadito anche oggi.
A questo punto, se le parole del leader del Carroccio corrisponderanno alla scelta in aula di votare no all’arresto, potrebbe non essere più certa — come sembrava — la richiesta del Pdl di voto segreto.
Prima delle parole di Bossi il voto segreto avrebbe consentito infatti di recuperare qualche voto leghista o persino nelle file dell’opposizioni, ora invece potrebbe lasciare spazio a dissensi contro Papa.
Tutto insomma sembra andare come avevano previsto sia il Pd che l’Idv, con Bossi che alla fine cede alle richieste del premier.
“La Lega fa la voce grossa ai telegiornali, ma poi, quando si deve decidere veramente, fa marcia indietro, si piega al volere di Berlusconi che ormai la comanda a bacchetta”, aveva detto in serata la capogruppo del Pd nella Giunta per le autorizzazioni alla Camera, Marilena Samperi.
Con che faccia riusciranno Bossi e Maroni a ripresentarsi alla base della Lega dopo questa ennesima farsa, lo sanno solo loro.
Un giorno forse qualcuno capirà i motivi per cui Bossi e compagni di merende “non possono permettersi” di staccare la spina con il premier.
Motivi ben chiari e presenti a chi frequenta le segrete stanze di via Bellerio.
D’altronde nella vita o si nasce uomini non ricattabili o quaquaraqua.
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