PDL DI RABBIA: “IL PD HA TRADITO, ADESSO SPACCHIAMO TUTTOâ€
BERLUSCONI ATTENDERà€ UN PAIO DI GIORNI PER CAPIRE DOVE VA LA GIUNTA, POI HA PRONTO “L’11 SETTEMBRE” DEL GOVERNO LETTA: “IL COLLE NON CI HA GARANTITO”
I falchi del Pdl non stanno nella pelle, dalla gioia.
Eppure ieri non doveva essere il loro giorno. Le colombe sono state in volo, sembrava con profitto, per tutto il giorno: “Vedrete, la giunta prenderà tempo fino al 19 ottobre”.
Cioè, fino all’udienza della corte d’Appello di Milano per rideterminare la fatidica interdizione per la condanna Mediaset, altra notizia di ieri.
Il vento è cambiato nel tardo pomeriggio, all’imbrunire, quando dalla giunta di Palazzo Madama non è arrivato alcun segnale “morbido” dal Pd.
Trafelato e sempre al telefonino, alla Camera, il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, colomba di rango, è diventato scurissimo in volto.
Ironia della sorte, è stata un’altra colomba, Renato Schifani, capogruppo del Pdl al Senato, a dare l’ennesimo ordine di guerra, che potrebbe essere quello decisivo: “Se si vota domani (oggi per chi legge, ndr) il governo è finito”.
Schifani si pronuncia che già sono le venti passate.
Dopo due ore di inferno sul filo del telefono. Tra Arcore e Roma.
Il Cavaliere infatti continua nel suo esilio volontario a villa San Martino con la fidanzata Francesca Pascale e il loro barboncino Dudù.
Dovrebbe tornare mercoledì a Roma per l’assemblea dei gruppi parlamentari, convocata ieri. Non solo. Potrebbe intervenire in extremis a Controcorrente , alla festa del Giornale a Sanremo, oppure decidere di mandare in onda il noto videomessaggio preparato una settimana fa.
In ogni caso, l’obiettivo rimane uguale: rompere tutto.
Nelle telefonate di Berlusconi con Schifani e soprattutto Angelino Alfano, vicepremier nonchè segretario del Pdl, la rabbia è diventata letale, tremenda dopo aver preso atto del tradimento del Pd sulla strategia del rinvio.
La promessa, se non il patto, c’era. A dire proprio delle colombe: “Il Pd si era impegnato ad ascoltare con attenzione le nostre ragioni”.
Era l’accordo per atteggiamento “morbido”. Conclusione: “Adesso si fottono”.
Loro, quelli del Pd. E implicitamente il garante supervisore Giorgio Napolitano, che potrebbe rispondere a un’eventuale rottura di B. con un altro messaggio tv, a reti unificate.
Insomma, la situazione appare seria e tragica. Per quanto riguarda i tempi della crisi, il Cavaliere aspetterà il voto della giunta, tra stasera e domani mattina.
A quel punto, l’onere di ribaltare tutto, spetta a lui.
Il momento della verità , al culmine di un’estate in bilico tra ultimatum e trattative disperate. Quest’ultime hanno finito per mettere in campo, di fatto pubblicamente, persino Fedele Confalonieri, a dimostrazione del ventennale conflitto d’intessi di cui il Paese è stato ed è prigioniero.
Ad Arcore, lo sfogo di B. è stato violento: “Questo è un omicidio politico. Basta, il Pd non ha mantenuto quello che aveva promesso. È chiaro che puntano alla rottura”.
I falchi, appunto, gongolano: “È la dimostrazione che Napolitano e Pd non hanno mai garantito nulla e lo stanno portando al macello”.
O alla camera a gas, per dirla con la colomba Schifani.
Tornano, quindi, gli scenari legati al voto in ottobre, con Berlusconi che fa campagna elettorale dagli arresti domiciliari.
I figli, però, continuano a consigliargli prudenza. La loro linea è quella di evitare il crollo dell’impero aziendale, qualora con il padre carcerato in casa possa iniziare un assalto alla “roba”.
Rischio che ha tenuto banco nelle scorse ore, più del destino politico del leader del centrodestra.
Per Marina, la primogenita, la priorità è un passo indietro del papà e poi la richiesta di grazia. Ma anche sulla grazia, per “l’agibilità personale”, distinta da quella “politica”, Berlusconi non ha grandi speranze dopo il segnale di ieri: “A questo punto chi mi assicura che Napolitano dica sì?”.
Se tutte le previsioni più fosche troveranno conferma tra oggi e domani nella giunta per le elezioni del Senato, allora il governo di Enrico Letta sta preparando il suo Undici Settembre, che cade domani.
L’ammissione delle colombe sulle promesse non mantenute del Pd conferma che c’è stata e ci sarà una trattativa fino all’ultimo minuto utile.
Poi, quando B. deciderà di parlare sarà chiaro che si tratterà dell’ultimo atto della stagione delle larghe intese. Se verrà un altro governo, al posto delle urne anticipate, sarà diverso da questo. Per saperlo è questione di poco.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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