“POSSO STAR FUORI DAL SENATO 18 MESI POI NEL 2015 SARO’ PRONTO A RICANDIDARMI”
IN QUEL CASO SI DIMETTEREBBE SUBITO PER FAR DECORRERE I TERMINI AL PIU’ PRESTO… SOSTEGNO AL GOVERNO FINO ALLA SCADENZA DELLA INTERDIZIONE PER POI RIPRESENTARSI COME SE NULLA FOSSE
«Forse non tutto è perduto, forse ho un’ultima chance ».
È il sogno che ha illuminato la lunga notte insonne del Cavaliere, che lo sta rianimando in queste ultime ore che precedono la sentenza più temuta.
Uno squarcio di luce nel tunnel, aperto dal pg della Cassazione Antonello Mura giusto a conclusione della sua requisitoria, e che tiene in vita la possibilità che Silvio Berlusconi sia ancora il leader candidabile quando nella primavera 2015 con una certa probabilità si potrebbe tornare al voto.
«Se l’interdizione viene ridotta a 18 mesi è fatta, la sconto prima della chiusura della legislatura e torno in Parlamento alla guida di Forza Italia» è desiderio più recondito che diventa la strategia dell’ultimora confidata ai pochi che hanno varcato Palazzo Grazioli.
Se così fosse anche i propositi dei falchi di scatenare la rappresaglia sul governo Letta finirebbero dissinescati.
Con Palazzo Chigi in grado di riprendere la navigazione tranquilla.
E’ del resto quel che si aspetta Giorgio Napolitano, che anche dalle sue vacanze in Alto Adige ha continuato a gettare acqua sul fuoco.
Non è rientrato a Roma in coincidenza con la sentenza (come si era in un primo momento ipotizzato), come a dare un segnale di tranquillità e stemperare il clima.
E ha ribadito ai suoi interlocutori la linea del Colle: «Nessuna sovrapposizione fra sentenza Berlusconi e vita del governo. Non prendo nemmeno in considerazione l’idea stessa di elezioni anticipare in presenza di un governo in carica e che ha la piena fiduciadel Parlamento».
Marina e Piersilvio Berlusconi, appreso dello slittamento a stasera (se non a domattina) della sentenza, hanno rinviato a oggi l’arrivo a Roma per trascorrere le ore cruciali della sentenza al fianco del padre.
Nel momento in cui il pg tiene la sua requisitoria, Berlusconi è in compagnia di Gianni Letta e del capogruppo al Senato Renato Schifani, solo il portavoce Paolo Bonaiuti presente per tutto il giorno.
Breve blitz di Maurizio Lupi per avere indicazioni in vista del Porta a Porta notturno.
Proprio con Letta e Schifani l’ex premier commenta la sequenza diaffondi del procuratore generale.
Nessuna sorpresa, commenteranno i presenti, il Cavaliere non si attendeva nulla di diverso, di più morbido.
Finchè non giunge quell’apertura finale a un’opportuna riduzione (1-3 anni) dell’interdizione che l’appello ha fissato in 5 anni. Ed è su quei termini quasi dimezzati chenel gabinetto ristretto di Palazzo Grazioli si delinea la nuova, possibile exit strategy dall’attuale vicolo cieco.
Ancora meglio se tutto il pacchetto “interdizione” venisse rimandato in appello per essere riesaminato.
Trascorrerebbero altri mesi preziosi.
In ogni caso, se poi l’interdizione venisse ridotta a 24, ancor meglio a 18 mesi, tutto il quadro cambierebbe.
Berlusconi si dimetterebbe immediatamente dal Senato per far subito decorrere l’interdizione scontandola ai primissimi mesi del 2015.
«Il governo Letta non si tocca, non lasciatevi andare ad alcun fallo di reazione e in queste ore pretendo il silenzio assoluto » è stato non a caso il diktat imposto ieri dal capo.
Falchi e colombe tacciono obbedienti.
Tenere in vita l’esecutivo sarebbe fondamentale per ripresentarsi al voto tra due anni come se nulla fosse.
Sta di fatto che quando in serata gli avvocati Coppi e Ghedini hanno varcato di nuovo Palazzo Grazioli, si respirava un cauto, riservatissimo ottimismo.
Anche se nella consegna del silenzio, in Transatlantico per tutto il giorno tra dirigenti e semplici peones Pdl si sono sprecate le previsioni più disparate e disperate.
Quasi tutti convinti, come il capo, che «difficilmente i giudici si lasceranno sfuggire l’occasione di far fuori il loro nemico numero uno».
E il Quirinale? Sembra che Giorgio Napolitano non veda poi tutte queste gran nuvole nere, e l’ansia che si è scatenata attorno alle sorti del governo.
Tanto per cominciare, nessun rientro anticipato a Roma in coincidenza della sentenza di oggi, il capo dello Stato continuerà tranquillamente le sue passeggiate fra i monti della Alta Val Pusteria, il ritorno nella capitale non prima di sabato prossimo e quindi alla fine delle due settimane previste di vacanze.
Nessuna emergenza: «Il governo non deve subire contraccolpi ».
Napolitano lo ha confermato al premier Letta, che in questi giorni lo ha chiamato in Alto Adige per riferirgli dei suoi incontri in Grecia e a Londra, e lo ha riconfermato agli ambasciatori di Berlusconi.
Non ci sarebbero sponde al Quirinale per le manovre dei falchi del Pdl, «nessuno pensi a elezioni anticipate».
Ma nemmeno per falchi nel Pd, «maggioranze diverse, per esempio con il movimento 5Stelle, nonne vedo» ha avvisato il Colle.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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