QUESTA VOLTA PERO’ LA TRIADE SI E’ DIVISA: HANNO DECISO CASALEGGIO E FIGLIO
BEPPE AVREBBE PREFERITO TENERE UNA LINEA PIU’ MORBIDA
Due parlamentari espulsi, altri 13 in lista d’attesa e una decisione che più Beppe Grillo è firmata dai Casaleggio, padre Gianroberto e figlio Davide.
Questa volta, come molte altre, Grillo e Casaleggio non si sono trovati per niente sulla stessa linea.
Il primo era per un approccio morbido — “denunciamo la questione dei rimborsi, ma non mettiamo ai voti subito l’espulsione” — ma da Milano il processo era già iniziato. E i due appena espulsi erano sulla black list da molti mesi. Poi alla fine, dopo intrecci telefonici, è passata la linea e anche Grillo si è adeguato.
Il Movimento 5 Stelle così ha vissuto ieri una delle sue giornate peggiori, senza che nessuno sapesse niente.
L’allarme è suonato con un post: votiamo l’allontanamento di Paola Pinna e Massimo Artini.
Il motivo ufficiale è quello di una mancata restituzione di una parte della diaria, le ragioni più accostabili alla realtà riguardano l’essere in contrapposizione col capo. Pinna da sempre, Artini sempre di più negli ultimi mesi, sulle posizioni del sindaco di Parma Federico Pizzarotti che non quelle che Milano, in parte anche Genova (o Marina di Bibbona, dipende dai giorni), seppur in maniera più defilata, dettano.
Artini era sulla lista dei cattivi da tempo. Ma quello che ha fatto saltare i gangheri è stata un’intervista di due giorni fa al fattoquotidiano.it  , dove chiedeva un invito alla riflessione.
Stesse parole usate da Pizzarotti, il vero extraparlamentare rivoltoso che punta a prendere in mano il Movimento 5 Stelle.
Così, alla fine, è iniziato il processo che ha riportato la situazione politica a quasi un anno fa: tu buono, tu cattivo, lui resta, l’altro no.
Ma l’aria, tra Senato e Camera, ieri era quella di smottamento.
Le considerazioni che fanno i parlamentari sono molte. E sanno bene che la restituzione dei soldi è un pretesto. Ma il Movimento 5 Stelle con altre espulsioni non sarà più in grado di incidere in maniera determinante come voleva sull’elezione del capo dello Stato.
E il Pd, negli ultimi tempi, almeno una delle tante anime del Pd, su questo contavano. Da ieri è tutto da rivedere e ricalcolare.
Quello che succede realmente è difficile da capire.
Casaleggio è presente, ma molto stanco, almeno a quanto dicono i parlamentari. E Beppe è diventato un oggetto misterioso. Non sempre raggiungibile al telefono, molto proiettato sulle questioni europee (sua l’idea di formare un gruppo con una serie di eurodeputati sparsi), ma assolutamente disinteressato alle questioni italiane.
Non ha fatto, per la prima volta, campagna elettorale in Emilia Romagna, laggiù dove Grillo aveva messo in piedi tutto con un vaffanculo.
Si è presentato, senza essere atteso, alla fine, ma non c’erano più telecamere, non più giornalisti. Lontani i tempi in cui parlava alle sei del pomeriggio per finire sui tg della sera.
No, non è Grillo di qualche mese fa. E nessuno sa ancora bene dove voglia arrivare. La prima preoccupazione è che si trovi una linea comune in quella che adesso, con l’ingresso del figlio di Casaleggio, è diventata una triade.
E tenerli insieme, a chilometri di distanza, spesso è un’impresa.
Emiliano Liuzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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